Sabato 15 marzo a Bari chi non potrà esserci di persona dovrà esserci con il cuore. Si celebra la XIII giornata in memoria e per l’impegno delle vittime di mafia. Circa 700 – secondo un calcolo per difetto – dal 1893 a oggi. Il primo fu un nobile siciliano, titolare del banco di Sicilia che disse troppi no a chi non glielo perdonò mai. Fino a farlo assassinare con 27 pugnalate. L’ultima è la vittima che lo scorso anno perì in pieno agosto nel rogo che devastò Peschici in Puglia. Un fuoco nemico acceso da chi voleva speculare nell’area. In mezzo, appunto, circa 700 persone tra cui, è bene non dimenticarlo, molti nomi eccellenti e tanti cognomi sconosciuti. In mezzo, però, anche vittime del Centro e del Nord Italia perchè, è bene non dimenticarlo mai, le mafie stanno ormai risalendo da anni la penisola e attaccano tutto e tutti. E si attaccno, soprattutto, ai soldi che vogliono fare: a palate. Nella trasmissione "Guardie o ladri" domani alle 19.30 su Radio24, anticiperemo la giornata di sabato prossimo e ne parleremo con l’anima, Don Luigi Ciotti di Libera e con i figli di due vittime della mafia al Nord. Innanzitutto il figlio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, assassinato a Milano l’11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere Michele Sindona sulle cui (sporche) attività stava indagando. Fu la mafia a ucciderlo per mano di William J.Aricò, fatto venire apposta dagli Usa. Interverrà poi anche Giovanna Maggiani Chelli, a capo dell’associazione dei parenti delle vittime di via dei Georgofili a Firenze. Il 27 maggio 1993 in quella viuzza stretta dietro Piazzale degli Uffizi, 200 chili di tritolo fecero 5 vittime (tra cui una neonata e una banmbina di 9 anni) e 48 feriti. Ancora una volta la mano della mafia che voleva terrorizzare tutto e tutti e costringere lo Stato a cancellare il carcere duro per i criminali. Lo Stato non cedette. Dobbiamo ricordarlo, anche se non saremo fisicamente a Bari.
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