Disagio giovanile? No grazie. Paradossale ma vero: il commissariato di Prè (siamo a Genova) respinge l’idea che le baby gang straniere siano figlie del disagio. Genova è stata la prima città italiana a portare in un aula di Tribunale e far condannare gli esponenti di alcune baby gang di ecuadoriani di seconda generazione, italiani a tutti gli effetti e comunque italianizzati. Per noia o per emulazione (le baby gang sudamericane nascono in America circa 50 anni fa) avevano importato nella città ligure comportamenti e schemi applicati oltreoceano. Emulavano i boss americani creando al loro interno gang contrapposte, rituali e riti di iniziazione, modelli di vita e di morte e ciascuna aveva (e ha) un proprio capo. Scontri furiosi, feriti e morti al proprio interno per il controllo e il dominio del territorio. Una violenza fine a se stessa che però, con il tempo, si è tradotta in piccole rapine, borseggi e comunque aumentando il senso dell’insicurezza nei confronti dei cittadini. Pochi gli italiani ammessi a farne parte. Per far fare la pace ai due gruppi più violenti sono persino arrivati i capi dalla Spagna, dallo stesso Ecuador e c’è voluta anche l’intermediazione di diplomatici e amministratori locali. Ora il fenomeno – sempre sotto osservazione del commissariato di Prè ormai altamente specializzato – si sta ridimensionando (anche se rimane) ma diventa sempre più forte altrove in Italia, dove alla baby gang straniere si aggiungono anche quelle italiane. La provincia di Milano, oltre un anno fa, ha stipulato un protocollo per l’integrazione dei giovani sudamericani che decidono di lasciare la violenza e abbracciare la legalità. Di questo sentiremo parlare a Radio 24 domani nel programma delle 19.30 "Guardie o ladri", ma di questo sentiremo purtroppo parlare anche nei prossimi anni nelle strade delle nostre città
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