Cari amici di questo umile e umido blog da settimane ho cominciato ad analizzare l’audizione del sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo il 13 settembre davanti alla Commissione bicamerale presieduta da Rosy Bindi (rimando ai link a piè di pagina per le precedenti puntate).
Oggi mi concentro su un punto: il dialogo a distanza di Di Matteo con la sua collega Ilda Biccassini. Come vedrete è un dialogo a distanza delicatissimo che, come del resto tutta l’audizione di Di Matteo, è stato sottovalutato dal mondo dell’informazione (eterodiretto da poche fonti).
Tutto parte dalla lettera con la quale Boccassini, nell’ottobre 1994, esprimeva al procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra le proprie perplessità sull’attendibilità delle prime dichiarazioni di Vincenzo Scarantino.
E a ricostruire con dovizia di particolari le perplessità che avevano convinto, documenti alla mano, Boccassini (applicata a Caltanissetta sulla strage di Capaci) e altri magistrati dell’inattendibilità di Scarantino, è propria la presidente Bindi, rifacendosi alla deposizione di Sergio Lari, ex capo della procura di Caltanissetta. «Non posso pensare che persone che stimiamo, come lei e il procuratore Boccassini – dirà Bindi per evitare potenziali tensioni – siano su questo punto l’una contro l’altra (…) Sostanzialmente, la sua lettera (di Boccassini, ndr), il suo documento viene ignorato dal procuratore Tinebra, che noi non possiamo sentire».
LA DEPOSIZIONE DI LARI
Nella deposizione che fa il procuratore Lari, alla domanda «Le viene esibita una nota del 12 ottobre 1994 che lei trasmise con nota del 19 ottobre 1994 al procuratore di Palermo. Si tratta di nota non sottoscritta. Ebbe a depositarla alla procura di Caltanissetta?» lui risponde: «Si tratta di appunti di lavoro, come risulta chiaramente, di cui riconosco la paternità, anche se nella copia esibitami, trasmessa a codesta procura dalla procura di Palermo, mancano le firme di sottoscrizione mia e della collega Saieva. Tale nota fu fatta per iscritto in previsione di una riunione della Dda, in modo che i colleghi di Caltanissetta Tinebra, Di Matteo, Anna Palma e tutti gli altri che si occupavano delle stragi avessero la possibilità di conoscere le nostre perplessità. Tali perplessità erano scaturite dalla lettura dei verbali di Scarantino. Preciso che avevamo consegnato la nota in originale al procuratore Tinebra e ai colleghi sopra menzionati. Ignoro se il dottor Tinebra abbia disposto la conservazione della nota agli atti del protocollo riservato all’ufficio. Prendo atto, a tal proposito, che la Signoria Vostra mi comunica che di tale nota non si è trovata sinora alcuna traccia presso gli archivi della procura di Caltanissetta e non so, a tal proposito, fornire alcuna spiegazione».
Bisogna, però, continuare a raccontare quanto ha detto Di Matteo, perché apre fronti delicatissimi.
In ben due occasioni, infatti, il pm della Dna, dirà che dell’esistenza della lettera ha appreso tra i quattro e i sei anni fa – nel momento in cui, svolgendo delle indagini a Palermo sulla cosiddetta «trattativa Stato- mafia», aveva avviato un collegamento investigativo con Caltanissetta. Di Matteo aveva avuto dunque modo di saperlo dai colleghi e di leggere poi il contenuto di quella lettera, tra il 2011 e il 2012. Nel momento in cui è stata redatta la lettera – ottobre del 1994 – Di Matteo non era ancora entrato a far parte del pool per le stragi. «Sotto giuramento, da testimone, ho detto prima di oggi le cose che ho detto oggi – scandirà Di Matteo che in audizione sedeva alla destra di Rosy Bindi – cioè che quella lettera l’ho conosciuta soltanto negli ultimi anni, ora, a Palermo, dallo scambio di notizie, di informazioni e di atti con i colleghi. Mi dispiace. Forse non c’è nemmeno contraddizione, a meno che la dottoressa Boccassini non dica di averne parlato con me. Con me non ha mai parlato. Io quella lettera, che ora apprendo non essere nemmeno firmata, non l’avevo mai vista. Nessuno me ne ha parlato e questa è la realtà dei fatti». E quando, giustamente, Bindi sottolineerà che qualcuno quella lettera l’avrà pur ricevuta, Di Matteo risponde: «Penso proprio di sì, ma evidentemente…».
Mi sono scervellato sul significato che è possibile o verosimile attribuire a quell’avverbio «evidentemente…» con tanto di puntini di sospensione che non sono una mia licenza ma sono stati trascritti nel verbale dell’audizione e francamente non riseco a trovare altra spiegazione che questa: è ovvio che quella lettera è stata inviata ma io, Di Matteo, non l’ho mai vista e ne ho avuto piena coscienza e conoscenza al massimo sei anni fa. Resta però da sottolineare che Lari ha deposto che la nota in originale, nella quale erano state evidenziate le perplessità dell’ufficio su Scarantino, erano state consegnate anche a Di Matteo e Palma. Un bel rebus, non c’è che dire anche perché entrambi hanno deposto sotto giuramento.
Non solo. Di Matteo ha affermato in Commissione antimafia di non aver mai parlato di indagini sulle stragi o di altro tipo con Boccassini. «Lei era forse, da un certo punto di vista, il più autorevole esponente del pool per le stragi – continuerà a dire Di Matteo –. Non ho mai parlato di indagini con la Boccassini né la Boccassini ha mai parlato di Scarantino con me o avrebbe avuto modo e, soprattutto, il dovere di farlo. Io non ho mai partecipato a nessuna riunione della direzione distrettuale antimafia cui partecipasse la dottoressa Boccassini. All’epoca ero un giovane magistrato che, con un certo – penso sia comprensibile – timore reverenziale, salutava i colleghi più anziani. La Boccassini era molto gentile e mi salutava. Li vedevo in compagnia degli ufficiali di polizia giudiziaria più importanti e più autorevoli di allora. Mi capitava spesso di trattenermi fino a tarda sera in ufficio, soprattutto quando ero di turno sugli affari ordinari, e vedevo spessissimo la dottoressa Boccassini con il dottor La Barbera. Posso dirvi che, mentre la dottoressa Boccassini rispondeva al mio saluto, il dottor La Barbera neanche mi salutava, per cui non ho mai parlato con il dottor La Barbera di vicende relative a indagini».
Ora mi fermo. Alla prossima settimana.
r.galullo@ilsole24ore.com
6 – to be continued (per le precedenti puntate si leggano
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/10/12/strage-via-damelio4-confidenze-di-giuseppe-graviano-alla-dama-di-compagnia-in-carcere-in-un-senso-o-nellaltro-messaggio-cifrato/)