Da alcuni giorni sto analizzando l’operazione Maglio* condotta il 15 giugno dalla Procura di Torino contro la ‘ndrangheta del basso Piemonte.
Da ieri, in particolare, sto scrivendo della presunta (tutto infatti dovrà essere dimostrato) affiliazione dei politici piemontesi, di origini calabresi.
Un’affiliazione che non fila liscia come testimonia un’intercettazione del 18 marzo 2010 all’interno del presunto boss di ‘ndrangheta genovese Domenico Gangemi. Registrazione effettuata nel suo negozio di ortofrutta. Gangemi parla con un uomo dell’affiliazione di Giuseppe Caridi, nato a Taurianova (Reggio Calabria) il 28 gennaio 1957 e residente ad Alessandria, dove oltre ad avere un calzaturificio, è consigliere comunale. E’ stato arrestato nell’operazione Maglio, si proclama del tutto estraneo a ogni vicenda criminale ma intanto è stato sospeso dal consiglio comunale.
Da questa intercettazione – che riporto fedelmente – si capisce quanto, in generale, la vecchia guardia della ‘ndrangheta consideri la politica e i politici come un male necessario.
GANGEMI ma poi anche se fosse così… ma voi sentite qua .. non potete fare , diciamo così, paragonare l'eccezione, anche se fosse così, con la normalità.
UOMO: non vi dico l'eccezione con la normalità, io vi sto dicendo che noi parlavamo di berretti e divise e non divise in genere …
GANGEMI: guardate allora non potreste fare nessuno (inc.) che il cameriere che serve in un ristorante è un uniforme ..il ferroviere, .. l'autista dell'Amt è un uniforme … quelli che sono nelle officine delle ferrovie hanno una tuta e non li possiamo fare ….chiunque portasse un uniforme .. e che dobbiamo fare …uno che lavora in una ditta ha un giubbotto …
UOMO: ma allora o la legge la fanno uguale per tutti .
GANGEMI: il politico non è …..
UOMO: il politico che può fare .. il politico cosa può fare ..non ho capito ,, il politico che può fare?
GANGEMI: il politico se ce da fare una legge antimafia la fa pure lui .. …l'autista dell'autobus guida l'autobus e basta… il ferroviere (inc.) ..
UOMO: potrà darsi che sia così ma allora avete sbagliato… ma allora, allora, allora avete sbagliato anche voi che avete accettato … sotterraneamente pure (inc.) pure voi
avete sbagliato che avete accettato Caridi … così .. perché lui doveva fare così … disturbo un momento così e così.. basta … (inc.) tanti anni di anzianità ..
GANGEMI: sì ma quello si è voluto chiudere un occhio …aspettate … lì .. Caridi è un bravo amico, si è voluto chiudere un occhio .. sappiamo che è un cristiano che si comporta buono, se posso aiutare un amico, si è fatta un'eccezione e si è chiuso un occhio ..però non è che siamo …per dire .. per dire il sindaco di Siderno ..il sindaco di Siderno lo sapete che è capo locale a Siderno, è un povero cristiano …
UOMO: come sono tante stupidate, cazzate, .. ci sono cose più grosse che si devono vedere e non le vogliamo vedere. .. ma non le vogliamo vedere, qua si parla per passare il tempo
GANGEMI: come si parla per passare il tempo .. allora vi dico se … (inc.) sia cristiani qua della Liguria sia della Calabria…però se si vuole fare la normalità ….
UOMO: l'avete voluto fare per una cosa personale e che merita: regaliamo sto fiore per dire… ma come regolamento no .
GANGEMI: come regolamento no ….
VAI CON UNA NUOVA INTERCETTAZIONE
C’è poi un’altra intercettazione nella quale si capisce che, per una causa maggiore, alla fine l’affiliazione di un politico viene, obtorto collo, accettata. Fa comodo!
GANGEMI: perché a Siderno non … (inc.) un cristiano che capisce …è figlio di un buono cristiano … (inc.) lo conosci come un buonissimo cristiano .. dico per dire ..un
domani se interessa ..(inc.) pero se può essere al nostro servizio…chiudiamo un occhio , però voglio dire io se si andrebbe alla lettera …
UOMO: non si può…
GANGEMI: oggi la cosa è evoluta e a me mi sta bene se noi abbiamo un cristiano onesto, anche se fa il politico, mi sta bene anche a me…..
UOMO: poi ci inguaia tutti …nel bene e nel male
GANGEMI: no …no …non m'avete capito..un buono cristiano di questo compare, …pure che sta con noi a me mi sta bene … basta che si comporta bene …però voglio dire, però voglio dire .. voglio dire però compare Pino, diciamo così, a me mi sta bene …perché io di Giuseppe Caridi mi fido come mi fido compare solo di voi perché … è un cristiano come noi … pure il sindaco di Siderno è un cristiano come noi … però voglio dire io .. ci siamo .. di quella che dovrebbe essere la cosa .. (inc.) se è un buono cristiano in un locale … un politico .. ci fa comodo …
UOMO: allora dobbiamo fare le nuove riforme… è cambiata l'Italia…è cambiato il mondo …dobbiamo cambiare anche noi tante cosettine …tutto è cambiato il mondo .. dobbiamo fare le riforme noi…
GANGEMI: è cambiato il mondo .. da diverse parti hanno il sindaco … in tanti locali … a me mi sta bene pure..
UOMO: compare Mimmo sapete perché io vi ho risposto così… perché ai tempi miei quando io ero al paese c'era, non so se voi l'avete conosciuto, buonanima di Pasquale Napoli dopo tanto tempo… che lui si portò nell'assessorato comunale …
GANGEMI: … ehh va be … …era un buono cristiano ..
UOMO: non di adesso … io vi parlo di 40 anni fa .. 45 anni fa..
GANGEMI: …Pasquale Napoli…
UOMO: eppure esso si portò l'assessore. … (inc.)
GANGEMI: sentite qua compare Pino, vi posso dire una cosa.. … se uno non è politico e si comporta male, si comporta male; se non è politico e si comporta buono, si comporta buono; se è politico e pure se è politico si comporta buono è sempre un buono cristiano perché si comporta buono… e quindi si può restare (inc.)
UOMO: si fa tutto per convenienza personale .. che dobbiamo fare
GANGEMI: che volete…? un po’ di arance??
UOMO: .. niente ….. Giuseppina …
GANGEMI: vabbuono.. allora vediamo adesso qua, questo ragazzo
UOMO: … ora
GANGEMI: allora io di quello che ho assoluta certezza … il ragazzo qua è …. di quello pure agli amici nostri …
NON CAPISCO MA MI ADEGUO
Il senso delle conversazioni riportate, secondo i pm appare chiaro, essendo, nella prima, immediatamente percepibile la perplessità espressa da Gangemi e Garcea circa la consonanza alle regole della ‘ndrangheta di affiliare all’associazione un soggetto, chiamato in due occasioni con il cognome Caridi, impegnato nella vita politico-amministrativa del Comune.
Meritano particolare attenzione i rilievi critici sulla “divisa” indossata da Caridi, all’apprezzamento delle qualità di Caridi, nonché l’obiettiva convenienza da parte dell’organizzazione criminale ad annoverare nei suoi ranghi un soggetto appartenente allo Stato. Perplessità comunque superata, in quanto gli indagati finiscono per acconsentire all’affiliazione (Garcea: “…ci dissero adeguiamo, ci adeguiamo…”), anche se l’ingresso di Caridi nella compagine violi le ortodosse e tradizionali regole del sodalizio (Gangemi: “no io compare all’uomo nella politica non lo vedi, stando a regola …in regola pratica …in pratica, in teoria non andrebbe bene…”) e, nella seconda, evidente il riferimento all’affiliazione di Caridi come evento ormai trascorso (“…l'avete voluto fare per una cosa personale e che merita: regaliamo sto
fiore per dire … ma come regolamento no …”), per poi subito aggiungere che sarebbe comunque opportuno modificare le regole sociali sull’argomento (“….dobbiamo fare le nuove riforme… è cambiata l'Italia…è cambiato il mondo …tutto è cambiato il mondo .. dobbiamo fare le riforme noi..”).
In conclusione, per i magistrati di Torino, appare certo lo svolgimento il 28 febbraio 2010 di un rito in cui sono state consegnate alcune doti di ‘ndrangheta.
L’individuazione delle persone che hanno preso parte alla “cerimonia”, per avere partecipato ad una riunione di vitale importanza per la vita del sodalizio, è stata resa possibile dalla precedente individuazione del luogo del suo svolgimento, indicato con elevato grado di probabilità in Alessandria, presso una cascina di proprietà e nella disponibilità di Giuseppe Caridi.
Dai tabulati telefonici acquisiti è infatti emerso che Caridi, al quale sono state conferite con certezza le doti di ‘ndrangheta, è restato nei pressi della propria abitazione alessandrina.
IL RUOLO DEL POLITICO
Tale affiliazione costituisce la prova certa, che quindi va ben oltre la gravità indiziaria, scrivono i magistrati piemontesi, dell’inserimento, formale e sostanziale, di Caridi nel sodalizio criminale, rendendolo non solo contiguo ai suoi interessi ma “costruttore della sua esistenza”.
Si tratta, come gli stessi ‘ndranghetisti riconoscono, di un’affiliazione non del tutto conforme alle regole del sodalizio ma, proprio per questo, particolarmente significativa della volontà dell’associazione non solo di estendere il proprio controllo alla politica ma anche di inserirvisi in prima persona, segno inequivocabile non solo della sua forza ma anche e soprattutto della debolezza delle istituzioni.
La posizione di Caridi, quindi, si legge ancora nell’ordinanza, va ben al di là del suo ruolo di “picciotto”, rappresentando la presenza della ‘ndrangheta nel consiglio comunale di Alessandria.
Sebbene quindi Caridi, più per il suo ruolo, che lo pone nei gradini più bassi della gerarchia ‘ndranghetista, che per un’effettiva volontà di mantenere un profilo più distaccato, non abbia partecipato in prima persona alle riunioni (ad eccezione di quella del 30 maggio 2010 ove la sua assenza era determinata da ragioni contingenti) ed alla vita fattiva dell’organizzazione, “tuttavia, per il ruolo ricoperto nella società civile, costui, asservendo il mandato conferitogli alla volontà criminale della ‘ndrangheta, rappresenta più di altri un concreto pericolo per la libertà e la democrazia”.
Queste le amare conclusioni dei magistrati e per il bene di quella democrazia invocata spesso nelle pagine dell’ordinanza c’è da augurarsi che Caridi – che come abbiamo già ampiamente detto in questi giorni si proclama del tutto innocente – possa dimostrare la sua estraneità ai fatti.
Ora mi fermo. Domani leggerete delle cose molto interessanti sul ruolo dei professionisti
4 – to be continued (le precedenti puntate sono state pubblicate l’11, il 12 e il 13 luglio)
* ANSA 9 NOVEMBRE 2012 Sono stati assolti i dieci calabresi imputati nel processo con rito abbreviato scaturito dall'inchiesta dei carabinieri del Ros sulle infiltrazioni delle 'ndrine calabresi in Liguria denominata Maglio 3. La sentenza e' stata pronunciata dal gup Silvia Carpanini. Appresa la notizia, i parenti degli imputati, che attendevano fuori dall'aula hanno applaudito a lungo.
Nella requisitoria di metà ottobre, i pubblici ministeri Vincenzo Scolastico e Alberto Lari avevano chiesto 12 anni di carcere per Onofrio Garcea, 10 anni e 8 mesi per Benito Pepé, 9 anni per Rocco Bruzzaniti, 8 anni per Fortunato e Francesco Barilaro, Michele Ciricosta e Antonio Romeo e 6 anni per Antonino Multari, Raffaele Battista e Lorenzo Nucera: secondo i magistrati, Bruzzaniti, Battista, Multari e Lorenzo Nucera avrebbero avuto il ruolo di “partecipi” dell’associazione, mentre gli altri sarebbero stati “promotori”.
Secolo XIX Genova 10 novembre – «Le sentenze non si commentano, se non si è d’accordo si appellano, personalmente ho vissuto un’esperienza simile nel 1996 quando in primo grado sono stati assolti tutti i clan siciliani dal 416 bis poi il tutto è stato capovolto dalla Corte d’appello, e confermato in Cassazione». Così ha detto la vice presidente dell’An
m Anna Canepa la sentenza del gup di Genova
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