I meccanismi di riciclaggio del clan Stolder di Napoli e di soggetti di Cosa Nostra sono descritti nell’Operazione Staffa che due giorni fa ha portato all’arresto di numerose persone e che ha messo al centro, ancora una volta, San Marino come una delle “lavatrici” mondiali del denaro sporco. Per il riassunto rimando ai 2 post di ieri.
Il meccanismo del riciclaggio è semplice:
1) si aprono vari conti correnti, intestati a società e/o a persone fisiche di fiducia, e il denaro disponibile sugli stessi (oggetto di fido e/o proveniente dalla criminalità) viene passato ad altre società, attraverso continue operazioni di false fatturazioni utilizzate altresì per sconti bancari con Fincapital;
2) si consegnano a Fincapital assegni bancari, senza indicazione né del nome del beneficiario né della data di emissione, affinchè Livio Bacciocchi e Oriano Zonzini valutino come e quando cambiarli con assegni circolari o con danaro contante da reinvestire;
3) si procede a richieste di finanziamento per l’esecuzione di transazioni commerciali “fittizie” (come nel caso del complesso Montelicciano i cui immobili sono utilizzati più volte per vendite simulate a soggetti compiacenti).
In realtà, il gruppo realizza una duplice finalità: da un canto fa circolare danaro senza che si possa verificarne la provenienza e dall’altro lo moltiplica usufruendo di tale disponibilità per acquisire fidi presso vari istituti di credito con i quali dare vita ad altre operazioni del medesimo tipo, mediante società con movimentazioni irreali destinate alla bancarotta (come testualmente riferisce Francesco Vallefuoco alla compagna Lucia Esposito precisando che è importante che non risulti la fraudolenza della bancarotta).
Livio Bacciocchi è pienamente coinvolto come rivelano le numerose telefonate che tra ottobre e dicembre 2008 si intrecciano tra Roberto Zavoli, Francesco Vallefuoco e Livio Bacciocchi.
A esempio si segnala la telefonata del 9 ottobre 2008 quando esplicitamente Zavoli riferisce a Vallefuoco di essere andato da Livio Bacciocchi e di aver portato tutto a Fincapital, per cui gli cambieranno i soldi l’indomani.. Talvolta però nascono intoppi, come nel caso (è il 10 ottobre 2008) in cui Bacciocchi riferisce a Zavoli che la banca ha verificato che il soggetto intestatario del conto sul quale versare gli assegni risulta averlo aperto da tre giorni, per cui vuole controllare i nominativi.
BACCIOCCHI VUOLE SCAPPARE
Sempre le telefonate intercettate in questo periodo rivelano che il meccanismo si è in qualche modo inceppato perché il desiderio di operare sempre con maggiori somme, anche con la copertura delle organizzazioni camorristiche alle spalle, fa giungere il gruppo ad un punto di rottura, attirando su di sè i sospetti degli istituti di credito.
Di ciò si rende ben conto Bacciocchi che ha da salvaguardare il suo buon nome di avvocato a San Marino, e pertanto si lamenta sia con Zavoli che con Vallefuoco, decidendo in qualche modo di prendere le distanze.
In questo contesto, le conversazioni nel corso delle quali Bacciocchi discute con Zavoli o con Vallefuoco, che ad una prima distratta lettura sembrerebbero dimostrare la sua estraneità, costituiscono una forte conferma della sua partecipazione al programma delittuoso.
Inizialmente Bacciocchi si prodiga in suggerimenti (con Roberto Zavoli il 28 ottobre 2008 afferma che bisogna compiere piccole operazioni con persone vicine), pur sottolineando l’indisponibilità ad anticipare le somme di danaro per coprire assegni oggetto di controllo.
Vallefuoco, che non è stupido, comprende subito che Bacciocchi sta per abbandonare lui e Zavoli per salvare se stesso, e da qui l’accesa discussione intercettata il 30 ottobre 2008 sull’utenza telefonica in uso a Vallefuoco nel corso della quale quest’ultimo tiene a precisare che Bacciocchi ha sempre saputo come “stavano le cose” e non può tirarsi indietro. Bacciocchi, che nella parte iniziale della telefonata aveva decisamente preso le distanze, non ribatte alle parole di Vallefuoco cambiando piuttosto registro, in quanto si limita a dire che aveva chiesto solo degli assegni ulteriori a copertura.
La telefonata è importante perché, ben consapevoli entrambi di parlare di attività illecite quando si incontrano, Bacciocchi rassicura Vallefuoco di aver fatto bonificare l’ufficio ed aggiunge che in quel momento sta parlando chiuso in uno stanzino. Entrambi evidentemente si sentono più tranquilli sulle utenze cellulari che ritengono essere riservate (Vallefuoco cambia la sua periodicamente e Bacciocchi non rivela a nessuno la sua utenza personale, utilizzando peraltro anche utenze intestate allo studio legale).
SPARANO IN TESTA
Vallefuoco non è comunque soddisfatto della condotta di Bacciocchi del quale comincia a sospettare, tanto da dirgli che entro dicembre chiuderà i loro rapporti.
Ciò naturalmente non avviene tanto che il 31 gennaio 2009 viene intercettata una telefonata fatta dal telefono in viva voce installato nell’Audi A/6 sottoposta a intercettazione ambientale.
La telefonata rivela che Bacciocchi è ancora in contatto con Vallefuoco che gli propone ulteriori irregolari operazioni di sconto.
Permane tuttavia la sfiducia tanto che Vallefuoco si lamenta con Zavoli del fatto che Bacciocchi lo contatti sulla sua utenza cellulare aggiungendo che se lo danneggerà in qualche modo “se lo tirerà nella merda con lui”.
Vallefuoco sa che può farlo perché Bacciocchi è ben consapevole che agli affari sono interessati i gruppi camorristici che investono nelle iniziative imprenditoriali il danaro in contanti del quale, proprio attraverso la intermediazione della finanziaria, si occulta la provenienza, moltiplicandone peraltro l’ammontare attraverso le operazioni di assegni portati allo sconto e di fidi aperti su vari istituti di credito.
Significativa della consapevolezza della disponibilità del gruppo nei confronti della criminalità organizzata è la telefonata del 7 ottobre 2008 intercettata sull’utenza di Zavoli il quale riferisce a Vallefuoco di aver ripetuto più volte a Livio Bacciocchi, presso il cui st
udio si è recato, che “quelli di giù” sono interessati a Riccione e bisogna assolutamente portare a termine.
Ancora più esplicita è la conversazione del 25 febbraio 2009 quando in viva voce a bordo dell’Audi A6 Vallefuoco riferisce a Monica Fantini, moglie di Bacciocchi, che ritiene di avere il telefono sotto controllo per cui non può parlare direttamente con il marito al quale chiede di fare un ultimo sforzo perché poi “gli toglierà tutti i casertani ed i napoletani dai coglioni...”. Alla donna Vallefuoco precisa di non essere interessato al benessere di Zavoli e di Lara, quanto al proprio essendo costoro solo prestanome.
Bacciocchi ha stretto un legame che non può essere spezzato solo perché ci si vuole mettere in salvo e, seguendo i metodi delle persone con le quali di solito collabora, Vallefuoco ipotizza di dare una lezione al compagno che ha pensato di lasciarli in difficoltà. Invero, appena qualche mese prima, Vallefuoco aveva sottolineato la importanza che Bacciocchi, definito suo “collaboratore”, aveva per il meccanismo con il quale operavano, come chiaramente si desume dalla intercettazione ambientale del 23 ottobre 2008 quando parlando (nell’Audi A6) con tale Gigino rivela di aver detto ad un soggetto che sta creando problemi a Bacciocchi a San Marino che le persone che sono accanto a lui (napoletani e casertani) sono dispiaciute per questi problemi perché non deve incepparsi il meccanismo e se dovessero sorgere problemi queste persone “sparano in testa” a chi risulta responsabile.
“Non vi sono però elementi per ritenere Bacciocchi – scrivono i pm napoletani – promotore insieme con Vallefuoco rispetto al quale mantiene una posizione subordinata, mettendo a disposizione la sua finanziaria e le sue personali conoscenze ma sempre nell’ambito delle iniziative decise da Vallefuoco. Non risulta peraltro alcun indizio che colleghi personalmente Bacciocchi allo Stolder tanto da poterlo considerare concorrente esterno nel clan Stolder”.
A breve con una nuova entusiasmante avventura sammarinese-camorristica.
3 – to be continued (le precedenti 2 puntate sono state pubblicate ieri, 22 settembre)
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