Prima di far spegnere il registratore al fido maresciallo, il Pm della Procura di Paola, Francesco Greco, il 19 maggio 2008 ha fatto in tempo ad ascoltare le ultime perle (per ora) della saggezza di Antonio Saladino, veterinario, ex presidente della Compagnia delle Opere calabrese, imprenditore “dalla buona condizione di vita sociale, individuale e familiare” (lo dichiara lui ai magistrati, mica io).
Dopo due ore, sul finire dell’interrogatorio, intorno alle 14.30 (a questo proposito ci sarebbe da chiedere ai Pm di Paola perché altri indagati sono stati ascoltati fino a tarda notte da altre Procure, sempre sulle vicende legate a Why Not) Saladino sente di doversi togliere un peso sullo stomaco e vomitare tutto il suo amore per i giornalisti.
Riporto testualmente. Saladino “La volevo solo ringraziare di una cosa. Ci avete evitato quegli sciacalli di sotto. Vi ringrazio per la professionalità che avete”. Greco: “Nella prossima…”. Saladino: “Ve lo volevo dire perché…”. Greco: “Nella prossima circostanza se vedo movimento vuol dire che mi sposto io, il problema è che le carte sono qua…”. Saladino: "Va bene" Greco: "Posso venire pure io a Lamezia". Saladino: "Oggi è andata benissimo. Quindi vi volevo ringraziare perchè di danni ne hanno fatti già abbastanza". Greco: "Il problema è che…". Saladino:"“Senza averci capito niente…”
Ora, ricapitolando. I giornalisti sono degli sciacalli e non capiscono niente, il Pm è disposto ad andare in trasferta pur di non perdere una stilla delle perle di saggezza e Saladino gode come un liceale al suo primo bacio, perché “è andata benissimo”. Garrulo e con il fido e intelligente avvocato Francesco Gambardella che mi sembra di vederlo mentre cerca di tenerlo a freno (il "feroce" Saladino, riprendendo scherzosamente il film musicale del 1937 di Mario Bonnard che tra gli attori annoverava anche Alberto Sordi. Precisazione dovuta perchè sia mai che la battuta venga presa sul serio).
Quasi inutile sottolineare che il prode Saladino nel passato ha fatto ampiamente ricorso ai media, non trovando mai ostacoli alle sue esternazioni. Io stesso l’ho intervistato con un registratore acceso, facendo uscire la sua intervista sul Sole e mandando in onda ben due puntate della mia trasmisssione su Radio 24 “Guardie o ladri” con le sue ampie dichiarazioni in cui continuava a sostenere quello che ha sempre sostenuto: nessun illecito, nessun comitato di affari, vittima di una macchinazione, ho dato lavoro, sono stato un pioniere della legge Biagi e per questo pago.
E allora di che stiamo parlando se lui parla e dà la sua versione dei fatti quando vuole (da ultimo si veda una sua intervista a microfono aperto con il “Riformista”)? Io stesso gli ho chiesto altre interviste, puntualmente rifiutate (forse perché non mi considera un amico affidabile, ma io non sono amico di nessuno, neppure dei miei figli. E quando scrivo, l’affidabilità la garantisco solo ai miei lettori e al mio direttore). Bah…
Tutto questo accadeva il 19 maggio, poco prima che, alle ore 14.36, il Pm decidesse di spegnere il registratore.
Meno garrulo e meno felice – probabilmente – il dolce Saladino lo sarà stato il 13 e il 14 gennaio 2009 quando chi scrive (ammetto di essere uno sciacallo come non se ne vedevano da anni, ma che dico, da secoli e ammetto anche di essere più ignorante di una gallina padovana ignorante) ha svelato i contenuti dell’interrogatorio sul Sole-24 Ore prima e sul sito Internet del mio giornale poi, pubblicando financo integralmente l’interrogatorio (dal quale ho dato consegna di omettere e sbianchettare scrupolosamente i nomi di persone incidentalmente nominate e che nulla hanno a che vedere con l’inchiesta; se qualche nome è scappato prego di segnalarlo).
Premesso che non ho nessuna intenzione di difendere la mia categoria – all’interno della quale non mancano moltissimi incapaci, cialtroni, corrotti e venduti – faccio umilmente notare che questa concezione della stampa come nemica quando racconta e come amica quando fa da cassa da risonanza di una parte, raggiunge il suo punto più alto in Calabria.
Sono solo 25 anni che faccio il giornalista e – devo confessarvi – di tentativi di corrompermi, plagiarmi, blandirmi, rabbonirmi, ne ho subiti a iosa. Le minacce, poi, non le conto.
Dico questo perché mai come in Calabria il connubio tra stampa e potere (politico, economico, giudiziario, finanziario ed ecclesiastico) raggiunge il suo punto più alto. Lo dico senza mezze misure: la stampa calabrese è una stampa che non punge, non morde, non tartassa gli zibidei al potere, non scava, non fa il cane da guardia, Ora me li sento già i soloni della stampa (locale e nazionale). Ma come ti permetti! Esercitiamo degnamente il diritto di cronaca! Qui ci sono fior di professionisti, menti eccelse, giornalisti che rischiano la vita! E lo dite a me?
Non nego che ci siano fior di professionisti – io stesso ne conosco, eccome – ma io parlo di un sistema complessivo che permette a Saladino e persone come lui (a partire dai politici locali, se si possono chiamare tali) di definire sciacallo chi fa semplicemente il suo dovere. Informare. Punto.
Ora – perché non rimanga in voi traccia alcuna di una pur vaga idea di reticenza o connivenza in ciò che dico e scrivo – vi prego di porre attenzione all’ordinanza della Procura di Salerno che tutti voi potete leggere per farvi un’idea (è facilmente reperibil
e su Internet, a esempio sul sito www.carlovulpio.it)
In quel testo chilometrico ci sono evidenze – per carità, controvertibili e opinabili – sul rapporto perverso tra magistrati, imprenditori e giornalisti.
Ci sono accuse ben precise, a esempio quelle di Luigi De Magistris nell’escussione resa ai colleghi di Salerno il 9 ottobre 2008, per la precisione a pagina 424. Riferendo di un giornalista, direttore discusso di un quotidiano di una proprietà discussa, nel passato e nel presente, riferisce che con la sua penna ha avuto il ruolo di “procedere, tra l’altro, alla mia sistematica integrazione umana e professionale”. Quel giornalista – di cui non faccio il nome perché non avendo trovata traccia di una sua interrogazione e, dunque difesa, sarei facilmente accusato di essere parziale, e non lo sono – ricorre in decine di dichiarazioni anche di altri protagonisti che, di lui, ricordano anche incidenti, diciamo spiacevoli e risolti, con la giustizia.
Di un’altra giornalista di un altro quotidiano locale, l’ordinanza di Salerno, invece, ricorda la sua intimità (e la malizia non è la mia, ma traspare nella lettura del testo) con un magistrato in particolare. Il risultato era che alcune notizie venivano, come dire, pilotate in un verso o nell’altro. Questo, sia ben chiaro, secondo le testimonianze rese dalle persone ascoltate dai pm di Salerno.
In quel testo, in realtà, ce n’è per tutti: grandi giornali, agenzie di stampa, tv e altri mezzi di informazione. Mi spiace per Saladino e per quelli che la pensano come lui: Il Sole-24 Ore ed io non ci siamo. Anzi. Ma andiamo oltre.
Sta di fatto che in Calabria non c’è l’abitudine del potere a essere messo in discussione. Quando lo si fa è lesa maestà e da questo punto di vista vi invito a leggere anche le dichiarazioni più volte rese (con mia grande sorpresa, visto che provengono da un pubblicista) dal Governatore della Calabria Loiero Agazio, il presidente che vive nello spazio (politico), che condivide con gli intimi, a partire dal plurindagato assessore all’Agricoltura Mario Pirillo.
Ma torniamo – proprio per regalarvi, adorati amici di blog altre notizie dopo quelle già scritte sul quotidiano e sul Sole online – ad altre affermazioni rese dal dolce Saladino alla Procura di Paola in quel maggio dello scorso anno.
Per capire come andassero le cose tra la regione Calabria e le società (secondo le Procure di Paola e Catanzaro) riconducibili a Saladino, basta fare un salto alla domanda in cui il Pm Greco chiede a Saladino di un progetto legato all’Agricoltura che avrebbe dovuto essere pensato da Need e attuato da Why Not.
Greco domanda di un’intercettazione telefonica (la numero 222 del 21 febbraio 2006) tra lo stesso Saladino e Pirillo (ma guarda te che coincidenza!) in cui si parla di quel progetto. Riporto testualmente in modo che sia chiaro (per me lo è), le domande del Pm e le risposte di Pirillo, insegnante in pensione di educazione tecnica ad Amantea, insignito nientepopodimenoche della “laurea Honoris Causa in Giurisprudenza (Università Internazionale di Studi Superiori "Pro Deo" di New York)”. Le parentesi messe all’Università che ha rilasciato cotanto attestato non sono le mie, ma le sue, così come potrete vedere anche voi nello spazio dedicato ufficialmente dalla Regione Calabria al suo assessorato.
Che Pirillo si vergogni di dire che la laurea l’ha presa alla Pro Deo di New York perché insignì il 20 luglio 1994 di una laurea ad honorem in sociologia anche Mino Reitano per “l’attività artistica e l’impegno sociale”?* Un’Università che appena prima aveva insignito anche Licio Gelli con una laurea in Scienze finanziarie? E per giunta vergognarsi di una laurea non faticosamente sudata spezzandosi la schiena sui libri ma honoris causa? Ma via, volete scherzare? Chi di voi, chi di noi (io sono solo laureato alla Sapienza di Roma in Giurisprudenza), si vergognerebbe di queste cose?
Lode, invece, e lo dico con convinzione!, all’impegno e al prestigio sì elevato, da sentirne le odi riecheggiare anche Oltreoceano. E presto potremmo sentirle riecheggiare anche a Bruxelles perché, come ci informa la “Gazzzetta del Sud” del 28 dicembre 2008 a pagina 41, mister 12mila preferenze “è in pista per spiccare il volo verso il parlamento europeo” in quota Pd. Strano, pur essendo un articolo, il sito di Pirillo (vi invito a visitarlo perché è fantastico) lo ha catalogato sotto la voce “comunicati stampa” (a proposito di commistione tra i ruoli in cui in Calabria è impossibile distinguere i confini di ciò che altrove è chiaro). Ma è sicuramente un errore. Non posso infatti credere che il pubblicista Pirillo (anche lui, come Loiero Agazio ci tiene a dire che è pubblicista) non sappia la differenza tra un articolo e un comunicato stampa. Quando le due cose si fondono, è una “velina”!
In questo fantastico articolo (o comunicato stampa? Boh!) si legge – non ridete perché sto riportando le testuali parole – “che è una sfida difficile ma il bulldozer ha già cominciato a macinare chilometri e strette di mani per tentare il volo a Bruxelles”.
E così – cari umili lettori del mio umile blog – mentre immaginate Pirillo il “bulldozer” (come viene affettuosamente chiamato, ci spiega la “Gazzetta”, perché noi non lo avremmo capito), che esile e leggiadro come un colibrì vola verso Bruxelles, beccatevi questo splendido sipari
etto.
Saladino. “Sí, si era questo qui…si qui dovevamo fare un progetto
all'agricoltura questo qui si era messo di traverso peró poi non abbiamo...”. Greco: “Che significa di traverso? Saladino: Perché voleva sistemata 1a figlia. Visto che era dentro la…” Greco: “E che tipo…cioé firmo non firmo …che cosa?” Saladino: “Bloccava tutta l'iniziativa. Come fanno i consiglieri regionali quando non vogliono fare una cosa.”.
Greco:” E perché non gli ha assunto la figlia e si chiudeva il discorso”.
Saladino: “Ma mica io potevo assumere la gente…cioé no, io avevo un problema di funzionalitá, cioé io assumevo uno se mi serviva, dottore, se no diventavo acerrimo Don Giulio qua, cioé io prendevo uno, questa qua era una ragazza che ha dei problemi poveretta e non potevo, non avevo dove inserirla. Io nella mia vicenda ho preso pure degli handicappati, della gente con problemi psichici, peró avevo il progetto dove potevo inserirli, non avendo dove inserirla non è che potevo prendere la figlia perché lui...”
Allora è tutto chiaro? L’assessore-bulldozer-colibrì si mette di traverso al progetto che non si fa perché non si assume la figlia disabile di un dirigente abile (anzi abilissimo).
Parola dell’”indifeso” Saladino, sia ben chiaro. L’”indifeso” Saladino alle prese con sciacalli e bulldozer. Saladino che ci chiama sciacalli ignoranti. Sono fiero di essere uno sciacallo ignorante. Ma con la schiena dritta. E il sacro rispetto dei lettori.
roberto.galullo@ilsole24ore.com
* Alla famiglia di Mino Reitano – oggi, 28 gennaio, giorno in cui ho aggiornato il post alla notizia della sua morte – le condoglianze mie e di tutti gli italiani che ne hanno saputo cogliere gli aspetti di professionista valido e calabrese amante della sua terra.