Adorati amici di blog passato un buon ferragosto? Io l’ho trascorso a lavorare leggendo ciò che il pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo scrive a partire da pagina 806 delle sue richieste di applicazioni di misure cautelari nel’ambito di quella che è l’inchiesta Meta che ha fotografato la mappa del crimine a Reggio Calabria.
Se avrete la bontà di leggervi i 4 precedenti post in archivio (9, 10, 11 e 13 agosto) vedrete che ho cominciato un viaggio di rigoroso approfondimento sull’assenza delle chiavi “politiche” reggine nell’inchiesta “Il Crimine”, scivolata a metà luglio tra Milano e Reggio Calabria. Un’inchiesta che ha miracolosamente fatto salvo il livello della stanza dei bottoni che pire, nelle precedenti inchieste “Bellu lavuru” e “Meta” era stato tracciato.
Un personaggio chiave nella tessitura dei rapporti con la politica – a partire da Reggio Calabria, dopo aver praticamente conquistato la politica dei comuni dell’hinterland – è senza dubbio Cosimo Alvaro, miracolosamente sfuggito alla cattura nell’inchiesta Meta, appartenente all’omonima cosca che da Sinopoli è andata alla conquista del capoluogo grazie anche alla pax raggiunta negli anni con l’onnipotente famiglia De Stefano e, via via, con le famiglie Condello, Imerti, Irta e compagnia criminale.
I RAPPORTI TRA ALVARO COSIMO ED ESPONENTI POLITICI
DI REGGIO CALABRIA.
Esattamente come riporto nel titolo del paragrafo si intitola un capitolo steso dal pm Lombardo nella sua richiesta di applicazione delle misure cautelari che ha poi trovato quasi interamente (ripeto: quasi e non debbo aggiungere altro) nell’ordinanza di custodia cautelare sottoposta poi al Gip. Il testo (dico per l’ennesima volta affidato alle parti, avvocati compresi e bellamente ignorato dai giornalisti, eccezion fatta per il Fatto Quotidiano del 24 giugno, solitamente avidi tranne che nel cercare notizie) contiene un’analisi impietosa che riporto.
La premessa è che Cosimo Alvaro ha rappresentato per alcuni politici locali un punto di riferimento, per l’acquisizione di voti e, comunque, per accreditarsi, all’interno della coalizione politica di appartenenza, con un numero notevole di tesserati, in cambio di prestazioni professionali erogate dal Comune.
Le cose incredibili sono due: la prima è che la Procura (in un caso almeno) parla di rapporti mai interrotti (quindi, se l’italiano non è un opinione neppure alla data del luglio 2010) e la seconda è che il disgustoso valzer di assegnazioni di prestazioni professionali in cambio di voti sembrerebbe coinvolgere pressoché tutti i consiglieri a Reggio Calabria, di qualunque colore politico, a testimonianza del fatto che in Calabria le ideologie sono un optional. Il condizionale è d’obbligo alla luce del fatto che questo filone d’indagine sarà approfondito (sempre che chi può non lo impedisca) nei prossimi mesi dalla magistratura e potrebbe rivelare non poche sorprese e alla luce del fatto che nessuno dei consiglieri e delle persone che citerò d’ora in avanti risulta indagato nell’inchiesta Meta.
IL FILO DIRETTO CON IL CONSIGLIERE MICHELE MARCIANO’
Il 10 novembre 2006 in casa di Cosimo Alvaro c’è anche il consigliere comunale di Reggio Calabria, Michele Marcianò, nato a Reggio Calabria il 28 novembre 1972 e lì residente, che il 30 marzo 1998, nell’ambito dell’operazione denominata “Prima”, fu raggiunto da informazione di garanzia (senza alcun successivo seguito giudiziario e processuale) in relazione al delitto di associazione di tipo mafioso, per avere ottenuto sostegno durante le elezioni amministrative del ‘97, da parte dell’organizzazione mafiosa facente capo alla famiglia Alvaro di Sinopoli. “Un rapporto – scrive Lombardo – alla luce della presente attività investigativa, mai interrotto”. Da specificare che Marcianò non è un esponente qualunque del Pdl in Calabria: è attualmente il vicecapogruppo in consiglio comunale di Reggio e politico in grande ascesa.
Le Forze dell’ordine con un’intercettazione ambientale registrano tutto.
Alle 18.15, alla presenza di un altro uomo che non viene identificato, Marcianò spiegava agli interlocutori, tra cui Cosimo Alvaro, di volere realizzare alcuni progetti, per la formazione di nuovi gruppi politici nei quali inserire giovani universitari. Questi ultimi avrebbero goduto dell’appoggio politico del Marcianò, il quale avrebbe garantito, attraverso le sue amicizie politiche a livello nazionale, anche nomine dirigenziali all’interno degli stessi partiti politici.
Un’ora dopo intervenivano nella discussione anche altri soggetti presenti all’interno della casa di Cosimo Alvaro, nella quale la presenza di Marcianò, si legge nella richiesta di Lombardo “era finalizzata a convincere alcuni giovani a tesserarsi con il partito di Forza Italia, pertanto il politico forniva una serie di spiegazioni alle persone presenti, circa il proprio ruolo all’interno di tale coalizione, in particolare nell’ambito del Comune di Reggio Calabria, non omettendo di evidenziare la sua stretta amicizia con Alvaro Cosimo, che avrebbe potuto garantire, in ordine alla affidabilità delle affermazioni fatte fino a quel momento”.
Il rapporto che lega i due è tale che Marcianò afferma testualmente: “…prima viene il rispetto e poi viene la politica con me… ..perchè qua… se io gli devo dare una legnata a Cosimo per la politica!!… io, me la do io la legnata!!...”
CIRCOLI DELLA LIBERTA? CI PENSA IL COMUNE!
Nel dialogo si tratta poi l’aspetto logistico della sede di un “Circolo della libertà” e Marciano afferma che avrebbero potuto usufruire dei servizi del Comune. Ignaro di essere ascoltato Marcianò dirà infatti: “..io ora ti faccio l'esempio: al comune, eh… quando venite al comune, quando volete venire al comune salite sopra a Palazzo San Giorgio… avete un computer, avete due segretarie, avete, li mandate dove volete, fate quello che… io dove… autorizzo io per quanto riguarda voi si devono mettersi a disposizione ah!!… e incominciamo il lavoro… ragazzi dobbiamo iniziare il lavoro, io più di quello che vi posso dire… allora che dobbiamo fare?…”
E con tranquillità Marcianò lascerà ad alcuni interlocutori alcune tessere per l’iscrizione ed aggiungerà di darle anche ad altri ragazzi. E se non avessero avuto i soldi per pagarle? No problem: avrebbe provveduto lui direttamente.
IL LAVORO? NON C’è PROBLEMA…BASTA TESSERARSI!
Marcianò aggiungerà che avrebbe pensato anche all’occupazione di eventuali ragazzi tesserati. I microfoni direzionali registrano le sue parole: “…se poi dobbiamo sistemare un ragazzo…per un anno due anni lo sistemiamo, non c'è…” E rivolgendosi ad Alvaro: “…ti voglio dire… poi gli spazi sono un pensiero mio, non è che…senti una cosa, vi posso dire una cosa… è pensiero mio questo…poi io parlo con lui e gli dico: c'è quello che determinate cose……omissis…”.
“Un’affermazione molto compromettente: posti di lavoro in cambio del tesseramento”, riporta verosimilmente basito Lombardo a pagina 808, anche perché quello che accade dopo è fantastico!
Uno degli interlocutori, che chiamerò Luigi Bianchi ma di cui c’è tanto di nome e cognome nel documento, nato a Palmi, residente a Sinopoli e domiciliato a Reggio Calabria, iscritto alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, chiede a Marcianò se fosse stato possibile far ottenere un incarico, presso il comune di Reggio Calabria, al cugino architetto, il cui nome di fantasia fisserò in Paolo Rossi.
“Il politico, immediatamente, si rendeva disponibile”, e qui si intuisce che c’è un maresciallo o un appuntato che scrive con un linguaggio burocratico da consegnare poi al Pm Lombardo, “tant’è che fissava un appuntamento con lo stesso, per il lunedì successivo, presso la sede del Cedir, ove è ubicato l’ufficio tecnico del comune, al fine di poter verificare la possibi
lità di fare ottenere una nomina al cugino del proprio interlocutore, aggiungendo che, in relazione a tale nomina, erano i consiglieri comunali che sistemavano i tecnici”. Ad un certo punto Marciano dice infatti, “…vuol dire che ha risposto questo qua, perchè sono tutti i consiglieri comunali che se li sistemano…”
Insomma: così fan tutti. Trovare un’occupazione ai tesserati, ai questuanti, ai clientes, è problema dei consiglieri! Fantastico. Semplicemente fantastico! Altro che merito e studio!
A QUANDO LA COMMISSIONE DI ACCESSO AGLI ATTI
NEL COMUNE DI REGGIO CALABRIA
Ora la mia domanda al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che tra una suonata e l’altra di sax mena vanto per i successi contro le mafie è: non sarebbe il caso di prefigurare una commissione di accesso agli atti del Comune di Reggio Calabria? Credo, infatti, che ne scoprirebbero delle belle i commissari. Ma so già che non avverrà mai, basta ricordarsi di quel che successe nel Comune di Fondi. A meno che…a meno che l’accesso non rientri in una chiara strategia di guerra tra berluscones e finiani, visto che l’ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe “Balù” Scopelliti, attualmente Governatore della Regione Calabria, è un finiano osservante e praticante.
La magistratura accerta infatti che il 5 dicembre 2006, il Dipartimento di programmazione e progettazione dei lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria, con il decreto dirigenziale 4408, affidava all’architetto Paolo Rossi (ripeto: nome di fantasia), unitamente all’architetto Giuseppe Verdi (altro nome di fantasia) il conferimento d’incarico relativo alla progettazione, preliminare, definitiva, esecutiva e di coordinamento della sicurezza dell’opera riguardante la “Riqualificazione viaria in pietrame in Cataforio” per un importo complessivo di 200mila euro, inserita al nr. 06A291 del Programma triennale delle opere pubbliche per il triennio 2006/2008, approvato con delibera del consiglio comunale di Reggio Calabria al nr. 73 del 21 dicembre 2005.
La promessa di Marcianò era stata mantenuta: l’architetto aveva ottenuto l’incarico da parte del Comune di Reggio Calabria.
Tra poche ore un nuovo post da non perdere.
5 – TO BE CONTINUED
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