In pieno agosto i soli giornali locali calabresi con alcuni servizi all’acqua di rosa che nulla hanno approfondito se non la cronaca spicciola, hanno dato conto dell’arresto per concorso esterno per associazione mafiosa di Giovanni Zumbo, attualmente detenuto (teoricamente in isolamento così come richiesto dalla Dda di Reggio Calabria) nel carcere milanese di Opera.
Sul suo arresto in fretta e furia la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria (beninteso: mi riferisco ad alcuni magistrati e non a tutta la Procura) ha sparato fulmini e saette.
Avrebbero infatti voluto continuare a intercettare le sue attività e i suoi colloqui soprattutto con la famiglia di ‘ndrangheta Pelle di San Luca. Se le microspie e gli apparati radio-televisivi avessero continuato a intercettare e riprendere ancora per un po’ di tempo, altre preziosissime informazioni sarebbero affluite alla Dda ma lo stesso Zumbo aveva capito che aveva ormai le ore contate e dunque per evitare il pericolo di fuga lo hanno preso.
IL PERCHE’ DI UN ARRESTO
Quel che hanno raccontato i giornali locali calabresi (nel silenzio di tutti i media nazionali) è che Giovanni Zumbo è indagato perché avrebbe fornito sistematicamente a famiglie di ‘ndrangheta (Ficara e Pelle) notizie su delicatissime indagini della Dda di Reggio Calabria e di quella di Milano in corso nei loro confronti o nei confronti di persone a loro vicine.
Non solo. Zumbo avrebbe dato conto per filo e per segno di iniziative di intercettazioni, riprese, sorveglianze a loro carico. In questo modo, scrivono i magistrati nel decreto di fermo, ha rafforzato il ruolo delle cosche.
COME FACEVA A SAPERE?
Il punto – ci sarete arrivati immediatamente cari lettori – è: come può un semplice e ignoto commercialista di Reggio Calabria, peraltro ex amministratore giudiziario di beni sequestrati alle cosche dal ’92 al 2007, co-proprietario con la famiglia di alcune attività commerciali, a essere così ben informato?
Le spiegazioni si trovano nello stesso decreto quando lui stesso, intercettato, fa capire di far parte dei servizi segreti. Nei confronti di quel mondo si esprime con soavi parole: “…ho fatto parte di… e faccio parte tutt'ora di un sistema che è molto, molto più… vasto di quello che… ma vi dico una cosa e ve la dico in tutta onestà! "Sunnu i peggiu porcarusi du mundu!" (ndrsono i peggiori porci del mondo). Di se stesso dice:…” ed io che mi sento una persona onesta e sono onesto e so di essere onesto… molte volte mi trovo a sentire… a dovere fare… non a fare, perché non lo possono evitare, ma a sentire determinate porcherie che a me mi viene il freddo!”.
“Io ho l’onestà da fare paura” recita in un’altra intercettazione. Beata innocenza.
E i suoi interlocutori – la famiglia Pelle innanzitutto ma anche Ficara – si riferiscono a lui come uomo dei servizi segreti. I magistrati testualmente scrivono che per loro “l’amico era un appartenente all’Aeronautica militare, ma in servizio presso i servizi segreti, il quale poteva vantare delle conoscenze anche tra soggetti facenti parte dei servizi segreti precedentemente in servizio al Ros dei Carabinieri”.
Insomma Zumbo, secondo i magistrati, riesce a sapere quel che sa e a trasmetterlo alle cosche perché fa parte dei servizi segreti o comunque di un mondo gelatinoso e melmoso che a Reggio Calabria e in tutta la Calabria è norma. Non ci credete? Andate a rileggere ciò che ho scritto sul Sole-24 Ore e su questo blog a seguito della bomba scoppiata sotto casa del procuratore generale Salvatore Di Landro.
Le notizie riservatissime Zumbo riesce a darle pressoché in tempo reale anche se a volte spocchiosamente se la prende comoda: “…pure che sapete che l’operazione scatta all’una…a me basta che lo diciate un’ora prima pure!”, gli dice ad un certo punto un tipino fino come Giuseppe Pelle figlio del boss Antonio, detto Gambazza, deceduto il 4 novembre 2009, ma Zumbo sicuro afferma: “un’ora vi basta? Cinque?… facciamo cinque per sicurezza, non si sa mai!”.
E ancora a proposito di alcune informazioni, Giovanni Ficara così si esprime con quell’anima santa di Giuseppe Pelle: “lo…sbirro… che ci aiuta a noi”. Allo “sbirro” Ficara aveva chiesto informazioni in merito alla data o al periodo di installazione di una microspia (“l’abbiamo tolta e gliel’abbiamo portata a questo amico nostro, qua…senti una cosa:quand’è che ci hanno messo questa microspia?”) e questi aveva risposto “ritornate stasera”. La sera Zumbo av
eva riferito puntualmente che l’installazione era avvenuta nel maggio del 2008, prima dell’omicidio di Nunzio Novella assassinato a San Vittore Olona (Milano) all’interno del bar “Reduci e combattenti” il 14 luglio 2008.
Minchia Signor Tenente! Tutto sapeva chistu!
IL BUIO OLTRE LE ARIDE CRONACHE
Le cronache dei giornali si fermano più o meno qui. Eppure…
Eppure ci sarebbe tanto da dire e io ho deciso da oggi e per alcune puntate di questo blog di approfondire con voi la figura di questo sconosciuto Zumbo. E’ molto più importante di quanto crediate.
Oltre che informare vorrei infatti proseguire quella catena logica che ho cominciato questa estate parlando della ‘ndrangheta invisibile contrapposta a quella visibile (si vedano post in archivio del 9, 10 e 12 agosto). Per intenderci: da una parte la lurida brodaglia servizi segreti deviati, massoneria deviata, politica ad alto livello e cosche che si riuniscono per fare gli affari che contano. Dall’altra quella fatta di "nonnetti" che giocano con i santini al Santuario di Polsi (per carità: giocano in modo criminale e benvenga ogni operazione che serva a combattere e mi auguro annientare l'ala militare delle cosche, la 'ndrangheta che io soprannomino "agenzia di servizio"). Dimenticavo: agli ingredienti aggiungerei il silenzio della Chiesa.
Intanto contestualizziamo un aspetto familiare. Zumbo è sposato con Maria Francesca Toscano, avvocato civilista di Reggio Calabria.
I PEZZI GROSSI A ROMA
La domanda che bisogna porsi è semplice, banale (e geniale) come un passaggio in campo del dio pagano Francesco Totti (lunga vita all’unico signore del pallone): come può un semplice commercialista reggino fare, disfare, conoscere, sapere, comunicare, allertare, senza una gigantesca rete di protezione?
La risposta è ovvia: da solo non può. E infatti in un’intercettazione Giovanni Ficara ingenuamente dice al figlio di “Gambazza” che lui stesso aveva assistito ad un incontro tra Zumbo e dei “pezzi grossi da Roma” “in giacca e cravatta” i quali, aveva poi scoperto, essere “dei capi”. Detto ciò, Ficara affermava “…Ah, questi servizi, queste cose! Io fino ad un anno fa, ero ignorante su queste cose! Non avevo, non li conoscevo… Non sapevo neanche che esistessero! Poi tramite uno… Uno scemunitu” cosi! ha detto no…abbiamo scoperto tutte quelle miscrospie”.
I due nobiluomini sanno che la cosa è strana perché queste persone non erano organiche alla ‘ndrangheta e, in teoria, “sono dalla parte…contraria a noi”.
Badate bene: in teoria sono della parte contraria. In teoria, cioè, da una parte c’è lo Stato e dall’altra l’antistato. In Calabria e in moltissime parti del Sud non è così. Tutto si fonde a vantaggio dell’instabilità che genera affari sporchi.
GLI STESSI PENSIERI DELLA ‘NDRANGHETA
La lettura del decreto di fermo contiene continuamente riferimenti a notizie date in tempo pressoché reale sull’iter delle indagini, sugli avvisi di garanzia in arrivo, sulle informative, sui magistrati titolari dell’inchiesta e via di questo passo.
Un passaggio, però, mi ha particolarmente colpito perché rende perfettamente l’idea di come il matrimonio tra servizi deviati, pezzi di Stato deviati e cosche sia in grado di scardinare i principi della democrazia e della legalità.
A proposito dei Servizi di informazione per la sicurezza, Giovanni Ficara parlando con Pelle ribadisce spesso un concetto (“compare, credetemi, io non sapevo di certi pianeti, neanche i cani Signore, a uno gli prende la paura!”) e, in merito alle metodologie utilizzate dai servizi segreti, rincara la dose e aggiunge “Pare che hanno i nostri pensieri!.. Gli dicono dacci… ti do questo… e… Cosa vogliono sapere…inc…”.
I servizi segreti (aggiungo io, quelli deviati) hanno gli stessi pensieri della ‘ndrangheta. Scusate signori governanti e fantomatica opposizione: va tutto bene? Nulla da dire? L’illuminato Copasir (il fantomatico Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) guidato da Massimo D’Alema eletto unanimemente alla carica il 26 gennaio 2010, non ha nulla da dire? E noi giornalisti non abbiamo nulla da scavare oltre alla notiz
iucola di cronaca? Uno schifo. Mi vergogno di appartenere non all’Italia ma a questa disgustosa Repubblica italiana.
LE IMMAGINI CANCELLABILI DAI ROS
L’onnipotente Zumbo secondo i magistrati fa quel che vuole.
Ficara durante un colloquio con il solito Pelle invita Zumbo a fare visita allo stesso figlio di gambazza. Zumbo sa che ci sono telecamere dappertutto ma “…ciò non avrebbe rappresentato una difficoltà in quanto egli stesso avrebbe provveduto a far cancellare le immagini registrate, possibilità che gli veniva data dagli ex appartenenti al Ros che lavoravano presso i servizi di sicurezza”.
Pelle, apprendendo di questa possibilità dell’informatore, chiedeva se si potessero far cancellare altri fotogrammi, ricevendo però come risposta “all’interno non ti posso aiutare”..”. All’interno della casa, intendeva dire.
Ci rendiamo conto della gravità della cosa? Pezzi dello Stato, ai più alti livelli, che sarebbero in grado di manipolare con l’aiuto di faccendieri e trafficanti di vario genere anche la realtà così come ci appare ma non è. Quella realtà (tele)visiva che spesso fa capolino nei gaudenti filmati di cattura di boss. Disgustoso, desolante, antidemocratico.
La domanda è: di chi fidarsi in Calabria? Al Sud e forse nell’Italia intera?
E l’attendibilità di Zumbo, così come viene delineata dal decreto di fermo, è totale. Costui era anche in grado di sapere che tentativi di piazzare microspie in un immobile di Gambazza a San Luca erano andati a farsi benedire perché in quella casa c’era una vecchietta che rendeva impossibile il blitz.
Era anche in grado di vedere le immagini registrate e ridere di alcune presenze. Insomma una talpa (quasi) onnipotente.
SPIO QUANDO VOGLIO. NON LO SA NEPPURE DIO
Zumbo non fa una piega quando gli vengono chieste altre informazioni. Ad un certo punto all’ennesima richiesta di Ficara risponde: “…è una fesseria, perché lo posso vedere quando voglio”. Atti investigativi secretati, password segrete, stanze blindate, magistrati sotto scorta, giornalisti tenuti alla larga: minchiate! “Questo che vi sto dicendo – dice in un altro passaggio Zumbo a Pelle – non lo sa neppure Dio”. Da brivido ma ovviamente quel che vi sto raccontando non passa per giornali e telegiornali. Tutto va bene Madama la Marchesa! Evviva le chiappe di Melita Toniolo, le tette di Belen o gli occhi cerulei di Gabriel Garko! Queste sì che son notizie!
Zumbo, scrivono i magistrati, è talmente inserito nei segreti (di Pulcinella) che al solito Pelle, che gli chiedeva conto dell’imminenza o meno di un’operazione della magistratura antimafia, risponde: “…questo ve lo dico con certezza, di più. Perché noi lo sappiamo”.
UNA SETTA CHE FA SCUOLA ALLA ‘NDRANGHETA
“Noi” sarebbero i servizi segreti che Zumbo conosce perfettamente. E sapete come si esprimono, nella loro rozza ingenuità, il solito Pelle e Costantino Carmelo Billari in un’intercettazione ? “Compare – dice il figlio di gambazza all’altro – sono tipo una setta…E’ una setta quella”. E Ficara, ridendo aggiunge: “A questa, la ‘ndrangheta….noi siamo i discepoli, insomma…”.
Una setta che richiama anche all’ultimo degli sprovveduti le sette massoniche coperte, che dominano la Calabria e, dico io, l’Italia in ogni ordine e grado che conti. Una setta di insospettabili in cui c’è tanto posto. “Mio cugino Massimo è venuto ai servizi, che ora è ai servizi….”. Bene. Pure il cugino di Zumbo, rivela Pelle
a Billari. Nessun altro? Che so, uno zio emigrato in America o il vicino di casa barista?
Ci credo che gli ‘ndranghetisti definiscono Zumbo “una potenza”.
Per il momento mi fermo qui ma non perdetevi (a ore) la prossima puntata in cui seguirete (se Dio vorrà) la parte più inquietante di questa vicenda. Non avete ancora letto nulla…
4 – TO BE CONTINUED (si vedano i precedenti post in archivio del 9, 10 e 12 agosto, ma anche quelli del 13, 17, 18, 20, 24, 27 agosto e 2 settembre)
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia nuova trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 21.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
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