Anche oggi mi occupo della relazione “sui profili del riciclaggio connessi al gioco lecito e illecito” resa nota alcuni giorni fa dalla Commissione parlamentare antimafia (si veda in archivio il post del 24 novembre al quale ovviamente rimando).
Nella sintetica ed esaustiva ricostruzione, che porterà ad una serie di proposte normative e ad amare conclusioni (che leggerete, se avrete la bontà di seguirmi, nei prossimi giorni), la Commissione parlamentare antimafia riporta quanto la Procura nazionale antimafia scrive nell’analisi del dicembre 2009.
Si tratta di un affresco che lascia senza fiato e che testimonia come, ancora una volta, lo Stato con una mano ammali e con l’altra cerchi di curare.
LE SALE BINGO
La Direzione nazionale antimafia, alle pagine 317, 318 e 319 scrive testualmente che «la criminalità non si è lasciata sfuggire l’occasione di insinuarsi anche in attività relativamente recenti, come la gestione delle sale Bingo. Le scommesse clandestine e le sale Bingo continuano a rappresentare settori di interesse per la criminalità organizzata, sia per quanto riguarda le infiltrazioni nelle società di gestione delle sale Bingo, che si prestano costituzionalmente ad essere un facile veicolo di infiltrazioni malavitose e di riciclaggio, sia per quanto riguarda le società concessionarie della gestione della rete telematica, dove si e` assistito ad un duplice fenomeno: da unlato l’aggiudicazione a prezzi non economici di talune concessioni e, dall’altro, al proliferare dei punti di scommessa, i cosiddetti "corner", alcuni dei quali chiaramente inseriti in una rete territoriale dominata dalla presenza di un circuito criminale (…)».
Queste (nuove) modalità di inserimento della criminalità organizzata nel gioco, si coniugano con le tradizionali forme di intervento, attraverso l’imposizione del noleggio di apparecchi di videogiochi, la gestione di bische clandestine e la pretesa di esigere le relative quote di utili, la presenza di un’organizzazione per scommesse illegali nei cosiddetti toto e lotto nero e clandestino. Tutto questo fa del gioco un settore molto appetibile per le organizzazioni criminali e, perciò, tanto la magistratura antimafia quanto le forze di polizia centrali e interprovinciali e gli organi specializzati di polizia giudiziaria, non possono sottovalutare tali fenomeni che si prestano tra l’altro a mimetizzarsi facilmente.
Basti pensare che nei primi tre mesi del 2009, parlando solo dei giochi legali, il superenalotto ha fatto girare 628 milioni, le slot machines 6 miliardi e le Sale Bingo 389 milioni (…).
I METODI MAFIOSI
In molti casi peraltro i gestori dei locali dove sono installati gli apparecchi in questione sono le vittime di attività estorsive esercitate da organizzazioni criminali inserite a pieno titolo in associazioni di stampo mafioso o contigue ad esse. I metodi usati sono infatti tipici delle attività mafiose e si consumano in due diversi modi, soprattutto nel Sud ma anche in altre zone d’Italia:
a) imposizione ai gestori di locali pubblici o privati di installare nei propri spazi apparecchi elettronici di intrattenimenti – i videogiochi, non necessariamente alterati nel loro funzionamento – pretendendo poi di introitare tutti i relativi ricavi o imponendo la consegna di una larga percentuale;
b) imposizione ai gestori e noleggiatori che già hanno ottenuto la licenza per l’installazione degli apparecchi elettronici nei loro locali di una tangente sui guadagni.
Per il momento ci fermiamo qui ma a breve ci sarà una nuova puntata sul rischio-giochi.
2 – to be continued (si veda il post del 24 novembre)