Febbre da gioco/3 Alla faccia della trasparenza: la cifra ufficiale delle slot machines non la conosce nessuno

Per il terzo giorno mi occupo in profondità della relazione “sui profili del riciclaggio connessi al gioco lecito e illecito” resa nota alcuni giorni fa dalla Commissione parlamentare antimafia (si veda in archivio il post del 24 novembre al quale ovviamente rimando).

Tra i compiti che il VI Comitato della Commissione parlamentare si è dato per studiare il fenomeno, un posto di rilievo occupano gli atti della Commissione di indagine per la verifica della regolarità e della trasparenza delle procedure di rilascio delle autorizzazioni relative ad apparecchiature e congegni da divertimento ed intrattenimento, e per l’analisi del funzionamento dei meccanismi, anche tecnologici, volti a garantire la regolarità dei giochi.

Vedrete che, a fronte di un nome sì lungo e pomposo,  le conclusioni sono molto più sintetiche e spartane: «Il gettito fiscale proveniente dagli apparecchi, progressivamente collegati in rete a partire dalla fine del 2004, mostra un andamento crescente. Per il 2006, secondo l’Amministrazione autonoma monopoli di Stato (Aams), a fronte di un volume d’affari, ovvero la "raccolta del gioco", pari a circa 15.400.000.000 euro (di cui la quasi totalità derivante da apparecchi con vincite in denaro), vi e` stato un gettito fiscale pari a 2.072.331.107 euro, con circa 200.000 apparecchi risultanti attivati». (E ora vi do un dato aggiornato: la raccolta giochi per l’anno 2009 e` stata di 53.773 milioni di euro, fonte: Aams).

LE CIFRE VERE NON LE CONOSCE NESSUNO

Ma l’effettiva raccolta di gioco sarebbe di molto superiore alla cifra citata. Secondo stime della Guardia di Finanza, in sostanziale accordo con testimonianze di vari operatori del settore (produttori, concessionari e gestori), la raccolta da gioco ammonterebbe a 43,5 miliardi.

Tale stima deve essere inoltre correlata al fatto, anch’esso testimoniato da più  parti, che, a fronte di circa 200mila apparecchi risultanti ufficialmente attivati, vi sarebbero almeno altrettanti apparecchi illegali».

Significativo appare il seguente dato (pag. 34 del Doc. 192.1 XV Legislatura.): «Con riferimento a questo problema, si fa presente che, con nota n. 2005/4713 del 25.10.05, indirizzata ad uno dei concessionari, "Atlantis World Group of Companies", Aams comunicava che: "a far data dal 1.11.05, ogni apparecchio dotato di nulla osta per la messa in esercizio e non ancora collegato alla rete telematica dovrà essere obbligatoriamente collocato in magazzino"; "il cambio di ubicazione di cui trattasi, da effettuarsi secondo le vigenti procedure amministrative, costituirà condizione essenziale per il mantenimento del summenzionato nulla osta, relativamente a ciascun apparecchio non ancora collegato".

Con questa nota, di fatto, sembrerebbero "regolarizzate" le collocazioni in "magazzino" di apparecchi comma 6 del citato concessionario.

Risulta al sistema centrale di Sogei che il suddetto concessionario avrebbe "collocato" in un esercizio pubblico in Sicilia circa 27.000 apparecchi (tutti insieme, alla stessa data), creando, di fatto, un vero e proprio magazzino "virtuale"».

ATLANTIS WORLD GROUP OF COMPANIES (ORA BETPLUS)

Solo per restare in argomento e per completezza di informazione, ricordo che su Internet, sui giornali e soprattutto attraverso una recentissima interrogazione parlamentare presentata il 29 settembre 2010 al ministero dell’Economia e delle Finanze dall’onorevole dell’Idv Francesco Barbato a seguito di una lunga inchiesta pubblicata il 23 settembre dal Fatto Quotidiano, sarà facile trovare notizie sulla società Atlantis.

Barbato, in buona sostanza (ma rimando per non tediarvi al profilo di Barbato presso www.camera.it)  chiedeva “di verificare se la società Atlantis disponga dei titoli previsti dalla normativa antimafia per poter essere titolare di una concessione relativa alla gestione dei giochi da intrattenimento, essendo riconducibile a soggetti per i quali sussiste il sospetto di legami con la criminalità organizzata”.
Il giorno dopo, il  sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti ha risposto che “le informazioni richieste non hanno mai dato riscontri negativi circa i requisiti dei soggetti interessati, nè è mai stata comunicata ad Aams alcuna circostanza che integrasse le fattispecie che determinano la perdita di tali requisiti”.
Anche in questo caso vi rimando al profilo del parlamentare per trovare la risposta completa.
Il 6 ottobre il Fatto Quotidiano, continuando nelle sue inchieste su questa società, affermerà che a “10 miliardi…ammonta la ricchezza in cerca di autore raccolta ogni anno dalle slot machines del concessionario Betplus. L’intero settore – se continua il trend attuale: un introito superiore ai 15 miliardi nel primo semestre – nel 2010 incasserà più di trenta miliardi di euro, un fatturato superiore a quello della Fiat Auto. Il leader indiscusso di questo mercato immenso è la Betplus, già nota con il nome di Atlantis World, che vale da sola il 30 per cento del mercato. La concessione per il controllo di questa massa impressionante di denaro è stato affidato nel 2004 dallo Stato italiano a un raggruppamento di imprese capeggiato proprio da Atlantis World Nv, una società con base alle Antille olandesi che è controllata attraverso una lunga catena di off-shore e trust e che sarebbe riferibile (se ci si fida delle sue vaghe dichiarazioni) a Francesco Corallo”.
Anche per oggi può bastare. A breve la quarta puntata.

3 – to be continued (si vedano i post del 24 e 25 novembre)

r.galullo@ilsole24ore.com

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  • Davide |

    Mi vengono in mente molte domande alle quali nessuno ,temo,sà ben rispondere…perchè AAMS che è totalmente responsabile delle cosidette “new slot” con dei fantastici nulla osta per macchina (numero di serie dell’apparecchio) ,con Sogei,con delle normative ristrette e ben precise sui protocolli di comunicazione terminale-AAMS ,con prelievi Preu ben precisi (teoria) per macchina/apparecchio…ha perso il controllo? o non lo ha mai avuto? Temo che qui la colpa sia solo di AAMS incapace di gestire in toto questo business

  • Livia Leardini |

    Tutto il mondo è paese….
    affermazione generalista per affermare una non verità!
    Anche a San Marino abbiamo i difensori del gioco come panacea di tutti i mali della nostra economia (alcuni proclami in tal senso sono freschi di giornata….).
    Così falso quanto è vero che il nostro Paese ha necessità di adottare tutte le più moderne regole internazionali e, sopratutto, di vederle veramente applicate grazie ai controlli stringenti che conseguono un’auspicata entrata nella Ue.
    Il nostro Stato, al pari dell’Italia, non ha assolutamente bisogno dello sviluppo di un canale che troppo facilmente si presta ad operazioni illecite.
    Avremmo bisogno dell’esatto contrario.Come stiamo dicendo, mi riferisco alle dichiarazioni ufficiali del Governo di San Marino, con parole, e solo a parole,
    da tempo.
    Inoltre una microeconomia ha un rischio in più, che l’Italia non ha, e cioè che i giochi possano diventare l’operatore economico d’eccellenza, una sorta di FIAT degli anni ottanta in Italia.
    Non finisco mai di stupirmi quando i corsi e i ricorsi della storia non riescono a produrre alcun insegnamento ad una certa categoria di esseri umani……
    E l’Italia ed il suo continuo “evolversi”, in negativo, dei criteri fissati per legge per dire ciò che è gioco d’azzardo e ciò che non lo è nei nuovi apparecchi governati da un software, senza alcun parametro oggettivo che faccia riferimento al danno sociale del gioco ed alla non imprenditorialità dello stesso, moltiplicando il richio di forte connessione con illegalità, non ci aiuta di certo.
    Ognuno di noi paga i limiti del proprio Stato, ma a tutti noi spetta il compito di modificare le bruttezze che i suddetti limiti producono.
    Senza demordere, mai.
    Buon lavoro,
    Livia

  • Giovanna |

    E pensare che a Tropea, bellissima terrazza sul mare in Provincia di Vibo Valentia (provincia che vanta il primo posto nella classifica dei reati di estorsione ed usura secondo i dati della DIA) qualcuno pensa seriamente di aprire un casinò.
    Certo l’idea è tesa a incentivare il turismo nella zona(!!) poichè in questi ultimi anni ha subito una flessione non indifferente: almeno questo è quello che vogliono far credere al resto dell’ignara popolazione.

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