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Per i giornali non c’è pace neppure a San Marino. E quando la miccia della polemica è la mafia, c’è poco da stare allegri.
Il 1° dicembre “Carlo Filippini editore” che pubblica “L’Informazione”, uno dei tre quotidiani presenti sul Titano, ha scritto una lettera alla Commissione di vigilanza della Segreteria di Stato. Inequivocabile l’oggetto: “ Segnalazione proprietà società editoriali”.
La lettera è giunta alla vigilia della decisione con la quale la Commissione erogherà le provvidenze per l’editoria, tra le quali un contributo del 7% sul costo del prodotto ed un contributo del 30% sul costo del servizio di fornitura di notiziari.
Con queste premesse Filippini ha chiesto di valutare gli assetti societari dei soggetti richiedenti. “Tra i soci e quindi nelle proprietà di alcune società editoriali che hanno fatto istanza per ottenere il finanziamento pubblico– scrive Filippini – risulta che ci siano soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a vicende connesse ai fatti di mafia sui quali ci sono aperte importanti inchieste giudiziarie in Italia e a San Marino”.
E giù con la mannaia: “Risulta, infatti, che il 33,33% di quote della Tribuna Srl sono riconducibili all’avvocato Livio Bacciocchi, detenute dalla moglie Monica Fantini. Bacciocchi ad oggi si trova agli arresti per l’inchiesta denominata Staffa della procura di Napoli che indaga sui rapporti dello stesso notaio con esponenti di clan camorristici. Per quanto riguarda San Marino Oggi.sm, società editoriale “San Marino Oggi press srl”, risulta proprietario al 37,5% Lucio Amati, ad oggi indagato per riciclaggio e agli arresti domiciliari per l’inchiesta Decollo Money che ha investito il Credito sammarinese, banca di sua proprietà, per depositi provenienti dalla ‘ndrangheta. Direttore di detto quotidiano è peraltro Renato Cornacchia, membro del Cda del Credito Sammarinese e a sua volta indagato nell’indagine Decollo Money. Per quanto riguarda Mediasam srl che editava il quotidiano San Marino oggi.sm, che ha a sua volta fatto richiesta in sovrapposizione a “San Marino Oggi press s.r.l.” delle provvidenze per l’editoria pur essendo stata liquidata volontariamente, nella proprietà e nella direzione figurano i medesimi soggetti, Lucio Amati e Renato Cornacchia, di cui si è detto sopra.
Chiediamo inoltre di verificare se all’interno delle redazioni dei richiedenti le provvidenze per l’editoria per l’anno 2011 si ravvisino, come in passato, situazioni di lavoratori pagati in nero.
Si chiede pertanto a codesta spettabile Commissione di voler valutare dette circostanze prima di procedere all’erogazione delle provvidenze.
Si chiede inoltre, visto la presenza anche negli esercizi passati di soggetti che risultano oggi indagati per vicende di riciclaggio legate alla criminalità organizzata, di valutare se le erogazioni deliberate da codesta spettabile Commissione negli anni passati siano da ritenersi legittime”.
Immediate le risposte delle due testate chiamate in causa. Davide Graziosi, direttore della Tribuna è chiaro: “Per quest’anno non abbiamo chiesto sovvenzioni pubbliche anche perché c’era di mezzo un ispezione del Lavoro che avrebbe scoperto un lavoratore in nero che tale, per noi, non era”
Dopo queste riflessioni un annuncio a sorpresa: “. Posso dire che sono in dirittura d’arrivo per rilevare il 100% delle quote. Vorrei aggiungere che fino a ieri a San Marino certi personaggi erano i salvatori della Patria mentre oggi sono delinquenti”. Nessun imbarazzo per il fatto che la testata che dirige viene accostata indirettamente a pesanti vicende giudiziarie? “Sulla Tribuna – risponde Graziosi – c’è un accanimento perché non si è mai venduta a nessuno. Siamo stati noi i primi a scrivere dei Casalesi a San Marino un anno e mezzo fa. Abbiamo persino ricevuto un rimprovero dal ministro della Giustizia perché creavamo allarmismo. Noi abbiamo fatto cadere governi”.
Netto anche Renato Cornacchia. “Se in qualunque Paese chi è indagato – dichiara il direttore di San Marino Oggi – dovesse provocare una tale situazione, credo ci sarebbero ovunque testate che cesserebbero di avere contributi pubblici, Italia compresa”. Anche Cornacchia è sereno nello svolgimento della sua professione e di quella della sua redazione. “Nella sostanza il mio modo di lavorare non ha mai portato ad alcuna censura. Ai miei giornalisti ho sempre detto di controllare, controllare e controllare ed evitare di sbattere il mostro in prima pagina”.
Allora perché questa clamorosa iniziativa? “Semplice – risponde Cornacchia – Filippini preferisce avere un concorrente in meno”.
DECOLLO MONEY
Cornacchia, che in questi ultimi tempi per problemi di salute ha rallentato i ritmi di lavoro, ci tiene però anche ad entrare nella vicenda Decollo Money che lo vede indagato. “Per questa operazione – spiega al Sole-24 Ore – ho già risposto un paio di mesi fa al commissario della legge sammarinese, suppongo in regime di rogatoria mentre mi risulta che Amati non sia mai stato interrogato. Io, con altri membri del cda, avrei ratificato l’erogazione di finanziamenti a soggetti che non avrebbero avuto i necessari requisiti, anche morali. Faccio presente che il Credito sammarinese aveva un vicedirettore vicario, anche lui indagato, che rispondeva direttamente nei confronti della Banca centrale. Credo che si sia dimenticato di scrivere, nell’apposito spazio dei moduli bancari, la nota con le criticità che presentavano questi soggetti. A questo punto il consiglio ha esaminato e approvato la pratica ma è normale, atteso il fatto che su migliaia di clienti qualcuno può avere quel riquadro sulle criticità lasciato in bianco. Anzi è la regola visto che fino a parola contraria la maggior parte dei clienti è rispettabilissima. Per questo non è giusto sostenere che il cda non poteva non sapere”.
r.galullo@ilsole24ore.com