Azzardopoli/2 Roma mejo de Las Vegas: ci sono più sale giochi al Prenestino che preti in Vaticano

Due anni fa fu chiaro che nulla sarebbe stato più come prima quando in un quartiere popoloso di Roma- certo non scevro da problemi sociali- come il Prenestino, con il beneplacito del Municipio circoscrizionale, aprirono ben 36 sale slot e punti di gioco, contando sul benefit di una semplice autocertificazione. “Truppe da sbarco di pronto intervento per la rovina potenziale di migliaia di persone – si legge nel dossier Azzardopoli presentato ieri da Libera e curato da Daniele Poto – che avrebbero dovuto essere nutrite con ben altre risposte primarie rispetto ai propri bisogni, stimolando, con la deviazione sul gioco, una domanda indotta con un’offerta sovrabbondante” (si vedano in archivio i post di ieri).

La Capitale sembra in preda ad un vero e proprio effetto Las Vegas con la maxi-diffusione di sale lussuose di ultima generazione, super equipaggiate e dotate di comfort e degli ultimi ritrovati tecnologici in materia di gioco.

In un’inchiesta di settembre 2011 del mensile Paese Sera, vennero rivelati numeri  da primato nazionale: 294 sale e più di 50mila slot machine distribuite tra Roma e provincia. Nella Capitale e nei comuni dell’area metropolitana, infatti, si concentra oltre il 12% del totale di “macchinette” distribuite nel nostro Paese. Con il primato di detenere il più grande locale dì Europa: quello di piazza Re di Roma, nel quartiere Appio, con 900 postazioni di gioco. Due piani a disposizione del Bingo e in più tre sale per slot machine e vlt (altre slot ma con promessa di premi iperbolici). “Particolarmente attivo il marchio Intralot – rileva il dossier di Libera – che recentemente ha trasferito la propria sede sulla Tiburtina, nella quale ospita circa 150 dipendenti. E da qui si espande fino alle Porte di Roma, nella zona nord della città, forte di una consistenza economica dovuta alla costola principale, la multinazionale Intralot group, quotata alla Borsa di Atene, lasciapassare per una cospicua diffusione nei mercati dell’Est Europa”. Tra via Appia e via Tuscolana si concentra il maggior numero di sale giochi della Capitale ma la proliferazione riguarda tutti i quartieri vicini al centro storico, dove non è consentito aprire questo tipo di attività: Gianicolense, viale Marconi, Ostiense e Pigneto.

C’è persino chi ha inventato vere e proprie strutture formato famiglia: sale giochi per bambini e prima infanzia, videogame per gli adolescenti, roulette e new slot per i genitori. E c’è chi vorrebbe trasformare un ex cinema-teatro, il Palazzo di piazza dei Sanniti a San Lorenzo, in un «negozio di gioco legale», come lo ha definito la Camene, la società che ha stipulato un contratto di locazione per l’uso commerciale dell’immobile. “A  tutela della storica sala – ricorda il dossier – sono scesi in campo attivisti, artisti di chiara fama e semplici cittadini, ai quali l’idea del casinò sotto casa non è per niente piaciuta”.

I CONTROLLI

Il questore di Roma, Francesco Tagliente, tra maggio ed ottobre 2011 ha disposto ispezioni amministrative in 71 sale da gioco sulle 200 ospitate in provincia. Il 74% delle sale controllate non era in regola con la legge. Le vincite corrispondevano spesso a una precisa discrezionalità del gestore che, allargando o stringendo la forbice, poteva, all’insaputa degli scommettitori, incentivare i vincitori o spingerli magari tra le braccia degli usurai. “Naturalmente una vincita immediata – specifica il dossier di Libera – predispone il giocatore alla fidelizzazione con la sala, salvo poi incassare perdite ben più significative”. L’esito del blitz fu congruo: 14 denunce tra cui 7 per truffa aggravata. Tra le agenzie di raccolta scommesse ulteriori 30 denunce di cui 18 per non aver ottemperato a precedenti ordini di chiusura.

Sotto la lente dell’ordine pubblico anche le sale bingo. Sulle 11 esaminate furono riscontrati nove profili di lavoro nero con il supplemento di 4 denunce per irregolarità varie. Le multe irrorate furono di 217mila euro. Ha commentato il vice-questore della città: “Il gioco clandestino porta con sé un preoccupante indotto criminale. Il giocatore in difficoltà inizialmente comincia a rubacchiare o a chiedere soldi a parenti o amici e poi si rivolge, quasi inevitabilmente, agli strozzini”.

Da notare che Roma è nettamente anche la capitale anche nel Bingo. Nel 2010 un romano ha giocato quasi il doppio della media nazionale (61 euro contro 33) per un una spesa complessiva di 228 euro. Ma per esborso pro capite l’exploit appartiene a Verbania con 161 euro di. E’ interessante notare come il sistema recuperi proprio tutto e così tra gli skill games, cosiddetti giochi di abilità, sono stati inseriti in cartellone anche scopa e burraco che appartengono al repertorio tradizionale, diremmo cartaceo, del giocatore italiano.

3 – to be continued (le prime due puntate sono state pubblicata ieri, si veda in archivio)

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  • Arcano |

    Caro Galullo, mi scusi il fuori tema, ma, a margine delle vicende giudiziarie (per altro ‘annunciate’ da sempre, come tutte le tragedie italiane) che hanno coinvolto recentemente l’ex acciaieria Stefana, ubicata nella zona industriale di Termoli, e la famiglia Perna (ex Pop 84 e Ittierre), cui di recente era stata affidata la gestione dello zuccherificio posto sempre nella zona industriale di Termoli, vorrei consigliarle di tornare sulle vicende molisane, sui rapporti politica-burocrazia-economia, che ne condizionano la legalità e la crescita e sulle probabili infiltrazioni malavitose, che sembra di scorgere dietro il crescente svilupparsi di attività controllate da gruppi provenienti dalle regioni limitrofe.
    P.S.: grazie, comunque, per il prezioso lavoro giornalistico che svolge al servizio della legalità.

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