Ricevo e molto volentieri pubblico la graditissima lettera che mi giunge da Giuseppe Brugnano, segretario regionale del Coisp Calabria.
In calce c’è la mia risposta, altrettanto gradita.
Buona lettura a tutti.
Gentilissimo Dottore Roberto Galullo,
Le premetto che ho avuto difficoltà a comprendere la motivazione sull'impostazione del Suo articolo, anche perché mi è sembrata una "strumentalizzazione" di un qualcosa che poco ha a che fare con la realtà. E mi stupisce, ancor di più, in quanto arriva da Lei che, oltre ad essere una delle firme di maggior prestigio del nostro giornalismo, è sempre attento anche a quello che sono le dinamiche del panorama italiano legato al sistema sicurezza del Paese. Infatti, in riferimento al Suo articolo del 6 febbraio dal titolo “Chi sentiva la mancanza del Partito dei Poliziotti? Il Coisp Calabria pronto a scendere in campo con le divise”, e, richiamando una delle sue espressioni “Tutti costoro, se smettono di fare il proprio mestiere, anche solo momentaneamente, dovrebbero smettere per sempre senza possibilità di tornare indietro”, Le confido, in tutta onestà intellettuale, che io invece vorrei avere una possibilità per ritornare indietro, poiché, scorrendo su “Il Sole 24 Ore” le Sue parole, non posso che rimpiangere l’età dell’oro di quello che era un giornalismo che raccontava i fatti, che voleva contribuire al miglioramento della società, improntato ad una forte tensione morale e ideale, perché fatto da chi tentava di capire cosa sta realmente accadendo nel mondo, scrivendolo audacemente, e “rabbrividendo al solo pensiero di dover sottostare a regole di mercato e politica ingombranti ed imbarazzanti”. Quello del giornalista, come Lei ben sa, è un compito fondamentale per la vita della democrazia, il compito di chi deve scandagliare i mutamenti reali della società, e che si risolve in uno straordinario dovere di trasparenza e di chiarezza, che, se civilmente adempiuto, consentirebbe di spiegare la realtà senza veli, facendo così rivivere il più alto giornalismo. Vede, Egregio Galullo, ciò che oggi, purtroppo, non c’è più, è la coscienza etica del giornalismo, la cui assenza trapela innanzitutto dal linguaggio da Lei usato ("mentre mi beavo della Maggica e delle quattro pappine rifilate all’Inter") mentre discorriamo di temi fondanti della nostra società; si tratta di quella stessa coscienza etica senza la quale un giornalista non potrà mai essere incline alla ricerca la verità. Chiusa questa parentesi ahimè dovuta, anziché impelagarsi in argomentazioni sterili ed infruttuose, c’era (e c’è) un importante lavoro da fare. Aiutarci nel ricercare la vera autorità della politica, in barba ad una consuetudine anticostituzionale, che stupisce essere stata riportata proprio da Lei, secondo cui “i giornalisti devono fare i giornalisti, i magistrati devono fare i magistrati e i poliziotti devono fare i poliziotti”, e la "P"olitica, Dott. Galullo, chi la fa in Italia? Forse le ballerine? Le soubrette? I “politicanti” di mestiere? O meglio ancora gli indagati per eccellenza che hanno portato sul lastrico il nostro Paese? Se Lei avesse ragionato sulle pagine della nostra Costituzione, soffermandosi scrupolosamente sull’art. 49 che sancisce che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, sono certo che non avrebbe neanche lontanamente immaginato l’articolo che poi, invece, ha scritto e pubblicato on-line. Voglio semplicemente significare che auspico vivamente che Lei abbia formulato tali considerazioni inconsapevolmente, poiché (ribadisco “certamente non se ne rende conto…" e la Maggica in questo caso, per fortuna, non ha causato alcuna Sua arrabbiatura…) nel Suo testo ha affermato implicitamente che i giornalisti non sono cittadini, i magistrati non sono cittadini, i poliziotti non sono cittadini. Allora, inconcepibili non sono i nostri dignitosi principi , come li ha definiti Lei nel Suo articolo, ma inconcepibile è la negazione del principio costituzionale di cittadinanza. Lei stesso, attraverso le Sue valutazioni, si è autoproclamato un “non cittadino”. Pertanto, La esorto, d’ora, in poi, con tutto il rispetto e la stima che da sempre nutro nei Suoi confronti, a guardare realmente con gli occhi di un fanciullo, perché è proprio quel fanciullino che abita nel nostro essere interiore (per rievocare il celebre Giovanni Pascoli) che è in grado di conoscere in modo autentico tutto ciò che lo circonda, meglio di quanto possa fare l’uomo adulto col suo raziocinio. Contribuisca anche Lei a riaccendere la luce della questione morale nel pensiero e nell’azione, e a riscoprire l’essenza della politica, intesa come vocazione nel senso pieno della parola, alla quale possono e devono attingere i i giornalisti, i magistrati, i poliziotti… i cittadini italiani!
Catanzaro, 7 febbraio 2012
Giuseppe Brugnano – Segretario regionale del Coisp Calabria
La mia risposta
Egregio dottor Brugnano,
ero certo che non avrebbe resistito alla tentazione di rispondere. Ed era quello che volevo, che ho cercato. Che ho avuto. Facilmente.
Vede – prima di entrare nel merito del discorso, nel quale lei non entra se non per sbaglio – mi piacerebbe che lei si “interrogasse” sue due cose.
La prima è la pomposità con la quale chiede il “diritto di replica” nell’oggetto della lettera e in calce alla stessa. Credeva forse che non le venisse concesso? Questa è una piazza telematica e democratica e lei – come migliaia di lettori che ogni giorno frequentano il blog – lo sapete bene. Come scrivevo prima, la auspicavo la replica. Ma faccio di più: le pubblico la lettera con la stessa dignità con la quale ho pubblicato il mio articolo. E’ doveroso e lo faccio volentieri. Tra l’altro – per inciso – è davvero cuorioso che suoi colleghi, addirittura firmandosi con nome e qualifica Coisp da varie parti d’Italia, mi abbiano scritto privatamente ma non abbiano raccolto l’invito (o non abbiano avuto la forza) a commentare sul blog. Forse – azzardo – la regia deve essere unica ma posso ovviamente sbagliare.
La seconda è l’incapacità di cogliere il serio dal faceto e questo è triste perché lei non lo coglie proprio. Altrimenti, nelle prime righe della sua lettera, non scriverebbe che non capisce la motivazione che mi ha scritto a riflettere sulla vostra annunciata e garrula “discesa in campo”.
Il serio sono i fatti di cui ho disquisito (e sui quali lei replica, in realtà, ripetendo le cose che a tutti sono già chiare avendole per primo io riportate con ampi stralci dei vostri comunicati stampa).
Il faceto – le annuncio – è il tono con il quale – sul blog, per quanto seguitissimo e di contenuti – a volte (ripeto: a volte) mi lascio andare. Debbo insegnarle che una cosa è scrivere sul blog, altra su un articolo di giornale. Con il suo stesso incredibile parametro di riferimento, dovrei rimproverarle – ma lungi da me fa
rlo – che sul sito ufficiale del Coisp Calabria appare la macabra figura di tre poliziotti – in scala crescente – accoltellati di spalle, con tanto di sangue che cola ma belli ritti sulla schiena e con una specie di aureola verde sulla capa (dovrei dire capo ma vede, mi lascio andare e dico capa). Ohibo! Cosa c’entra quell’orrida scena con il contenuto serio, serissimo del vostro utile sito? A distrarre? A provocare? A far piangere? Non lo so. Non mi interessa: è una scelta opinabile ma che non oscura la bontà del vostro lavoro.
Lei – invece –si ferma all’apparenza (da me smaccatamente, a volte, voluta per alleggerire il tono) e non va alla sostanza. In me l’etica c’è e non si permetta – mai – di metterla in discussione perché io – di fatti e solo di fatti – discuto.
Ai fatti ci (ri)vado io.
Primo: poltica e sindacato non dovrebbero mai mischiarsi. Mai. Voi lo avete fatto firmando congiuntamente e camminando insieme. Buon cammino e buona fortuna. A me questo non piace e l’ho detto. La commistione politica/sindacato è stata tra i peggiori mali di questo Paese.
Secondo: l’articolo della Costituzione che lei riporta. Non deve insegnarmelo. Il punto è un altro: fare politica è doveroso ma – per come interpreto io il ruolo di categorie fondanti della nostra civiltà moderna tra cui le Forze dell’Ordine e le altre da me richiamate, compresa la mia – tornare indietro non si può. Non si può e non si deve per come interpreto io l’etica, la professione e la politica (lei dice di seguire quel che scrivo: come ha fatto allora a non accorgersi che questi concvetti li ripeto da anni?).
Se dovvessi buttarmi io in politica – e come me i magistrati, i carabinieri, i poliziotti – non dovrei più tornare a scrivere o ad amministrare la giustizia o a tutelare l’ordine pubblico (sempre più spesso in ufficio e non per strada ma, anche su questa provocazione, non ha risposto). Non sarei credibile. Il magistrato neppure e neppure gli uomini delle Forze dell’ordine che sono super partes per definizione e non dovrebbero avere coloriture politiche. Il punto non è “entrare” in politica: il punto è “non rientrare” in ciò che si faceva prima. Questo è il nodo della questione che lei – non posso credere cosciamente – ignora.
Poi vivadio, lei – voi – fate come volete ma la critica è legittima e dovrebbe imparare che è il sale della democrazia. Qundi le critiche lei non solo deve accettarle ma deve cercarle. Altrimenti è dittatura. Se ne faccia una ragione, soprattutto che ora molti suoi colleghi si stanno catapultando dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno nell’agone politico.
Terzo: un partito per fare cosa? Me lo dice di grazia? E – già che ci siamo – mi dice anche quali sono quei partiti con i quali state dialogando? Per fare cosa? Involontari inciuci con nane e ballerine (le ha richiamate lei, non io) che putroppo popolano tutti i partiti? O strame di inciuci? Comunque sia auguri e liste maschie.
Quarto: come scegliete i vostri “incorrotti e incorruttibili”? Come li hanno scelti e proposti gli altri partiti? O solo voi avete il "verbo" dell'incorruttibilità e onesta? O basta solo la parola “poliziotto”? O "Carabiniere" forse? Se così fosse, mi permetto sommessamente di (ri)ricordarle le indagini e i processi in corso che riguardano le divise (latu sensu e dunque poliziotti compresi). Se ne faccia una ragione: poliziotto non è una parola magica.
Termino come ho iniziato: non avverto la mancanza di un partito dei poliziotti e delle Forze dell’ordine e anzi mi fa anche un po’ paura ma continuerò ovviamente a fare il tifo per le Forze dell’Ordine indipendenti ora e sempre da qualunque commistione – anche solo temporanea – con la politica. Così come continuerò a dare notizia delle vostre denunce ogni qualvolta meriteranno. Le ricordo che fui io, a esempio, il primo a dare la vostra notizia sui poliziotti spinti a lavare le macchine di servizio; la diedi, dopo il vostro comunicato stampa, ancor prima delle agenzie di stampa e ancor prima che gli altri colleghi ne cogliessero la valenza che poi apparve, infatti, in quasi tutti i siti e i media.
Non mi chieda, però, di essere indulgente con la vostra discesa in campo in plotone schierato ma con un salvagente pronto a riporatrvi a galla se le liste non dovessero premiarvi.
Cordialmente, nella speranza di avere ancora costruttivi scambi di opinione con lei e con tanti suoi colleghi
Roberto Galullo