‘Ndrangheta di San Luca sempre più forte a Duisburg ma la società tedesca dorme: l’associazione “Mafia? Nien danke!” ha 55 iscritti

Ricordate la strage tedesca di Duisburg del 15 agosto 2007 – passata agli annali della storia contemporanea come strage di ferragosto –in cui morirono 6 persone davanti al ristorante italiano “Da Bruno”. Una strage che sarebbe stata compiuta dagli affiliati alle cosche Nirta e Strangio contro le cosche Pelle e Vottari come ultimo atto della faida che imperversa(va) da anni?

Ora che vi ho rinfrescato la memoria, posso dirvi che Duisburg, per la ‘ndrangheta dell’Aspromonte è sempre viva e lotta insieme a loro.

Ne volete una riprova?

Bene. Niente di più semplice e lo farò attraverso la lettura di alcune pagine dell’ordinanza Revolution con la quale il procuratore aggiunto della Procura di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, con i pm Federico Perrone Capano e Francesco Tedesco, oltre a portare alla luce tutta la passione delle mafie per i “trasporti pericolosi” e per i falsi bond Usa (si veda in archivio l’articolo del 23 ottobre), ha sgominato un’associazione calabro-pugliese dedita al narcotraffico, con una enorme capacità di contrattare direttamente con i narcos sudamericani per l’acquisto di ingenti partite di cocaina da far transitare per i porti europei.

Le indagini hanno consentito di identificare il comune denominatore al gruppo criminale calabresi e al gruppo criminale pugliese: la partita di cocaina da cedere ai pugliesi doveva essere fornita dal narcotrafficante Bruno Pizzata. La cessione di cocaina non è andata a buon fine a causa dell’errato “taglio” della stessa che, di fatto, ha reso inutilizzabile la sostanza stupefacente. La mancata cessione del 2010 è il momento investigativo che permette di individuare il vertice della piramide criminale, rappresentata da Francesco Strangio e Bruno Pizzata ((personaggi di spicco della cosca di ‘ndrangheta di San Luca Nirta-Strangio), per gli inquirenti e gli investigatori brokers della cocaina con capacità di trattare direttamente con i narcos sudamericani.

La Germania è risultata essere la base logistica per l’organizzazione e la gestione del traffico internazionale di sostanze stupefacenti da parte di Bruno Pizzata e del suo gruppo criminale, luogo in cui ha trascorso la sua latitanza sino alla sua cattura. Bruno Pizzata, nato a Melito Porto Salvo ma domiciliato a San Luca, si sottrasse al fermo di indiziato di delitto del 2 dicembre 2010 emesso dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione di Polizia denominata Overloading. Fu arrestato nella città tedesca di Oberhausen il 4 febbraio 2011 dal Gico/Goa della Guardia di finanza, dal Ros dei Carabinieri con l’ausilio delle forze speciali tedesche del Polizeiprasidium 21 di Duisburg. Fecero irruzione in una pizzeria (altro elemento ricorrente di aggregazione tra malavitosi, in quanto è più facile mischiarsi tra gli avventori e passare inosservati) gestita da calabresi (“La Cucina”) situata nella cittadina di Oberhausen, scovando li il latitante Pizzata.

La perquisizione effettuata presso l’abitazione di Pizzata ad Oberhausen in via Feldmann 38, ha permesso di riscontrare gli elementi investigativi sino ad allora acquisiti, consentendo il rinvenimento, tra l’altro, di copia di documentazione relativa ai container su cui era stato occultato lo stupefacente.

La facilità di operare un traffico di sostanze stupefacenti in contesti internazionali ha evidenziato l’estrema pericolosità dell’organizzazione, cosa che ha avuto notevoli riflessi nelle attività investigative caratterizzate da inusuale complessità e dalla cooperazione, tramite rogatoria internazionale, della Polizei Des Landes – Nordrhein-Westfalen Polizeiprasidium di Duisburg (Germania), della Polizia olandese, con gli uomini della Unit Randstad Noord – Dienst Nationale Recherche – Korps Landelijke Politiediensten di Amsterdam ed, infine, della Polizia belga.

Tra le carte si può leggere che i membri della presunta associazione ‘ndranghetista mandata gambe all’aria dalla Dda di Reggio, fanno affidamento su basi logistiche ed appoggi in tutta Italia, in particolar modo a Milano e nei paesi dell’hinterland milanese, e nei principali Paesi europei: Germania (Duisburg, Oberhausen e Dusseldorf), Olanda (Amsterdam) e Belgio (Anversa).

Protagonisti dell’asse Duisburg-San Luca sono sempre le cosche della cittadina aspromontana che attraverso la città tedesca fanno scorrere i propri traffici. L’“anello superiore” della catena dell’organizzazione, affermano i pm, era infatti rappresentato proprio da Bruno Pizzata e Francesco Strangio, personaggi di spicco della cosca di ‘ndrangheta di San Luca Nirta-Strangio.

Anche questa volta la Polizia tedesca – che sta cominciando a capire la forza devastante della ‘ndrangheta anche nel loro Paese e dunque la necessità di rafforzare l’intesa – ha collaborato. Ad esempio il 20 maggio 2010, quando il Commissariato di Duisburg ha registrato la cessione tra due calabresi di 5 kg di cocaina presso un McDonald’s.

L’AUDIZIONE DI CAPONCELLO

Ma Duisburg è soltanto la trasposizione e l'internazionalizzazione di una faida locale? A questa risposta, il 31 luglio 2012, ha risposto Carlo Caponcello, sostituto procuratore nazionale antimafia, nel corso della sua audizione alla Commissione parlamentare antimafia. «Se diamo questo tipo di interpretazione a quella faida, a quella strage di sei persone, diamo una lettura riduttiva – ha affermato – perchè in realtà, Duisburg costituisce il momento in cui la 'ndrangheta, anche in quel territorio, deve stabilire i confini territoriali e i rapporti che devono governare la 'ndrangheta in Germania».

In Germania sono presenti tutte le famiglie più importanti della Calabria: Romeo-Pelle, Vottari, Strangio, Nirta, ma ci sono anche i Grande Aracri, le famiglie di Crotone e quelle di Catanzaro. La 'ndrangheta crotonese e catanzarese non è assolutamente da sottovalutare rispetto a quella proveniente da Reggio Calabria. Sono presenti Farao, Carelli, Gallace, Imerti-Condello, Maiolo, Sena-Pino. Le famiglie, cioè, sono presenti, sotto l'aspetto della loro nomenclatura anagrafica, in tutto il territorio, dal nord al sud. Ma non solo. Vi sono presenze a Stoccarda e a Mannheim, soggetti vicini alle 'ndrine di Africo, Bova Marina e Marina di Gioiosa Ionica. Viene rilevata e segnalata la presenza di collegamenti tra la regione dell'Assia e importanti sodalizi catanzaresi. «Non dobbiamo dimenticare – ha affermato Caponcelloche Duisburg, non al pari, ma tanto quanto Francoforte, costituisce una piazza d'affari importantissima e fondamentale. Le indagini che l'autorità giudiziaria tedesca ha condotto su rogatoria dell'autorità giudiziaria italiana hanno consentito di svelare il ruolo giocato da Franzé Brunello come capo della locale di Francoforte».

LA SOCIETA’ CIVILE TEDESCA

Terreno sociologicam
ente minato quello affrontato da Caponcello nel corso dell’audizione. Rispondendo alle domande dei commissari parlamentari ha affermato che «i tedeschi hanno una cultura giuridica diversa dalla nostra e non ha come principale momento, come punto nodale, la criminalità organizzata. In altri Paesi europei le organizzazioni mafiose si comportano bene e in quei Paesi non si avverte un senso di forte disagio, si ha una diversa percezione. Gli studi fatti da una giovane studentessa che ha avuto rapporti con l’associazione “Mafia? Nein Danke!”, elaborando dei dati ottenuti intervistando soggetti di diversa provenienza, dimostrano come la percezione del fenomeno mafioso e della sua invasività in Germania sia limitata. Le organizzazioni mafiose in Germania non hanno lo stesso tipo di forza che hanno da noi. Per quanto riguarda i circoli culturali, io sono stato tre o quattro volte in Germania per motivi operativi; siamo stati giorni interi a prendere in mano delle indagini svolte da varie procure. Sono stato anche invitato da "Mafia? Nein Danke". Certo, i numeri sono quelli che sono, hanno 50 o 55 iscritti; però lì ho constatato che c'era gente consapevole, dei tedeschi consapevoli che avevano preso coscienza della cosa. Certo, non ha la stessa diffusione che si ha dalle nostre parti, per i motivi che vi ho detto poc'anzi. Non voglio parlare di un risveglio, perché il risveglio presuppone ontologicamente che ci si sia addormentati e io credo che i tedeschi non si siano mai addormentati. Credo che forse abbiano guardato le cose con un pragmatismo eccessivo. Sì, con queste organizzazioni si convive. Questa è una mia impressione di tipo sociologico, che lascia il tempo che trova. Io però ho avuto l'impressione che un po' si conviva con questa realtà».

Se anche in Germania stanno imparando a convivere con la mafia stiamo freschi!

r.galullo@ilsole24ore.com