Cari lettori, da alcuni giorni scrivo dell’operazione New Bridge, con la quale la Procura della Repubblica di Reggio Calabria (le firme sono del capo Federico Cafiero De Raho, dell’aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto Paolo Sirleo) con l’Fbi e la Procura distrettuale di New York hanno smantellato un’organizzazione internazionale (l’ennesima) dedita al narcotraffico e le cui basi erano Reggio Calabria e New York. L’operazione, denominata New Bridge ha rivelato l’esistenza di un vero e proprio patto tra Cosa nostra americana (in particolare la famiglia Gambino) e la ‘ndrangheta di Gioiosa Jonica (in particolare la famiglia Ursino). Sono 17 le persone in Italia e 7 quelle negli Usa arrestate o fermate.
Ci sono, dopo quelli già affrontati per i quali rimando ai post linkati in fondo a questo articolo, altri due profili che vorrei affrontare con voi.
Il primo è quello che ruota intorno ad una serie di interessanti colloqui svoltisi tra il 31 gennaio e il 5 febbraio 2013 a New York tra Francesco Ursino, della famiglia Ursino, Franco Lupoi, l’italoamericano con forno a Brooklyn, Raffaele Valente (tutti fermati nel corso dell’operazione) e Jimmy, l’infiltrato dell’Fbi che ha avuto un ruolo enorme in questa vicenda che si è conclusa proprio nel momento in cui Cosa nostra di Broccolino, le cosche calabresi e i narcos messicani avevano mangiato la foglia e con la scusa di un nuovo appuntamento a Reggio Calabria avevano deciso di farlo fuori.
Ursino, che si voleva trasferire in Canada per dare vita ad una nuova cellula criminale, in una di queste allegre chiacchierate, almeno così ricostruisce la Procura di Reggio Calabria a pagina 57 e seguenti, propone di effettuare una grossa operazione di riciclaggio di denaro stimato in circa 11 milioni provenienti dal traffico di stupefacenti, il che dimostra la notevole disponibilità finanziaria, magari in contanti (per non lasciare traccia) e magari tenuta chissà dove (in un frigorifero piuttosto che in una cassapanca interrata).
Il 5 febbraio Ursino chiede a Jimmy (ripetiamo, l’agente Fbi sotto copertura sgamato nelle ultime settimane) di poter acquistare 500/1000 armi semiautomatiche, frutto di un’asserita dismissione effettuata dalle autorità americane «in particolare da parte dell’esercito americano di stanza nella base di Vicenza». E già che c’era gli ricordava la sua disponibilità a riciclare 11 milioni in attività negli Stati Uniti. Cosa che farà nuovamente il 12 febbraio.
Ora, passi pure per i milioni a volontà da poter riciclare negli Usa, le domande vere sono: ma come fa un Ursino a sapere che la base Nato di Vicenza vuole dismettere 1.000 armi semiautomatiche? E come fa a comprarle? Ricorrendo a chi? E per farne cosa poi? Venderle? A Chi? E per quali scopi? Immagino non di pattugliamento delle strade newyorchesi.
La speranza è che gli sviluppi di questa indagine (anche sul fronte americano) possano presto dare risposte.
3- the end
(Si leggano le altre due puntate http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/02/new-bridge1-lfbi-di-new-york-colpita-dal-funzionario-corrotto-nel-porto-di-gioia-tauro-a-botte-di-200mila-euro.html e