In Calabria le rotative si rompono e la notizia non esce (ma deflagra)

Non conosco Luciano Regolo, direttore dell’Ora della Calabria.

Non conosco neppure il suo predecessore, Piero Sansonetti.

Non conosco personalmente (sentito al telefono due-volte-due) neppure il precedente, Paolo Pollichieni.

Non conosco neppure gli editori e la famiglia Citrigno che, ancora pochi giorni fa, ha avuto altri guai con la Giustizia per vicende non legate all’attività editoriale e sulle quali ultime dovrà fare il proprio corso la Giustizia stessa.

Questo per dire una sola cosa: quel che scrivo non è indotto da conoscenze personali (del resto non ci sarebbe nulla di male) e neppure dalla difesa della categoria (neanche in questo caso ci sarebbe nulla di male ma le operazioni di lobby non rientrano tra le mie passioni).

Regolo, poche ore fa, ha pubblicato sul portale dell’Ora della Calabria un articolo che potrete leggere nella sua forma originale (http://portale.loradellacalabria.it/dettaglioarticolo.asp?id=14216) nel caso in cui non vi fidaste della riproduzione originale che ne faccio sotto.

Le cose che Regolo denuncia e le accuse che lancia per chi (come chi vi scrive) vive il giornalismo come una prima e non una seconda pelle, rappresenterebbero (se provate persino davanti ad un pm e ad un eventuale giudice come lo stesso Regolo auspica) la pietra tombale per quel che residua della libertà di stampa in Calabria (ma, ahimè, su per li rami nell’intera Italia). Attendiamo le repliche* alla sua denuncia e alle sue accuse per darne doverosamente conto all’interno di questo stesso pezzo, nelle prossime ore. Come deve fare ogni cronista.

Per il momento conosco solo quella dello stampatore, Umberto De Rose: «Se Luciano Regolo ipotizza che ho volontariamente dichiarato un guasto alla rotativa per impedire la stampa del giornale, allora devo replicare su tre aspetti fondamentali. Il primo aspetto è che non avrei avuto nessuna eventuale necessità di fare pressioni preventive, atteso che il guasto lo avrei potuto simulare a qualsiasi ora. Il secondo aspetto è che garantisco la libertà di stampa di questo giornale, considerato che da circa dieci mesi non vengono adempiuti gli obblighi contrattuali di controparte. Ed infine il terzo aspetto è che se già il suo editore gli stava facendo pressioni per quella vicenda, che interesse avevo io a perorare cause di terzi? Voglio ribadire che l'editore è l'unico ad avere un potere sulla direzione e non certo lo stampatore. A dimostrazione di ciò voglio solo affermare che non conosco personalmente Luciano Regolo nonostante lui diriga questo giornale da qualche mese».

Cognita causa – come direbbero i dotti, vale a dire sulla mia pellaccia, come dico io – da lunghi anni so cosa vuol dire sostenere il peso di una libertà di stampa piena e assoluta (ergo non piegata ad alcuni interesse se non quello del lettore) in terra calabrese. La morte fisica è l’ultimo dei problemi: basta il venticello subdolo della delegittimazione, che viaggia sulle solite correnti di potere e che, per i Giornalisti, equivale alla morte eterna.

Volete che riassuma? Ebbene, essere liberi e indipendenti in Calabria è un peso non più sostenibile per il singolo Giornalista, per il semplice motivo che manca una opinione pubblica in grado di condividerlo. Avere la schiena dritta e dare notizie si può: a patto di sapere che, prima o poi, sarà spezzata.

Ciò che negli ultimi anni, negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, perfino nelle ultime ore, sta accadendo in Calabria alla libertà di informazione e alla libertà di stampa è senza precedenti.

Mi distrugge un solo pensiero: che qualunque denuncia (anche questa, se provata) finirà come le altre. A pagare il prezzo più elevato sarà proprio Regolo e, a cascata, la sua redazione.

Così van le cose in Calabria, dove i diritti diventano piaceri e favori e le ragioni si tramutano in torti.

Un abbraccio

r.galullo@ilsole24ore.com

L'ARTICOLO DEL DIRETTORE DELL'ORA DELLA CALABRIA

Il direttore Regolo: «Violate le regole della democrazia e del vivere civile»

La denuncia dell'Ora della Calabria dopo il blocco della stampa

«De Rose soltanto alle due di notte ha fatto sapere che il giornale non poteva andare in stampa per un guasto alle rotative»

Ieri notte si è consumato un fatto gravissimo per la libertà di stampa, la violazione delle più elementari regole della democrazia e del vivere civile. Ultimata la lavorazione del giornale, a tarda ora, l'Editore mi ha chiesto se non fosse possibile ritirare dalla pubblicazione l'articolo relativo all'indagine in corso sul figlio del senatore Tonino Gentile*, Andrea, al quale sono contestati i reati di abuso d'ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere nell'ambito del caso Asp. Di fronte alla mia insistenza, nella difesa del diritto di cronaca, ho minacciato all'Editore stesso le mie dimissioni qualora fossi stato costretto a modificare il giornale, vanificando il mio lavoro e quello dei miei colleghi. Mentre discutevamo di questo, in mia presenza e in viva voce, l'editore ha ricevuto la telefonata del nostro stampatore Umberto De Rose, il quale, ponendosi come "mediatore" della famiglia Gentile, faceva ulteriori pressioni per convincerlo a non pubblicare la notizia, ricordandogli che «il cinghiale, quando viene ferito, ammazza tutti». Avendo io ribadito all'Editore che non intendevo in alcun modo censurare ciò che era stato scritto, ci siamo salutati. Così De Rose, dopo avere chiamato insistentemente la redazione, soltanto alle due di notte ha fatto sapere che il giornale non poteva andare in stampa per un guasto alle rotative. E' evidente che si è trattata di un'azione intollerabile e ingiusta, e aspetto serenamente che la Procura di Cosenza mi convochi per produrre la documentazione in mio possesso riguardo alle pressioni che Gentile, per interposta persona, ha effettuato per evitare che fosse divulgata l'indagine sul conto di suo figlio.

 Luciano Regolo

* ALTRE REPLICHE E INTERVENTI

«Ho chiesto la verifica al direttore della veridicità e della fondatezza della notizia riguardante l'indagine a carico del figlio del senatore Gentile». Lo afferma, in una dichiarazione, l'editore del quotidiano L'Ora della Calabria, Alfredo Citrigno, in merito alla nota diramata dal direttore del quotidiano, Luciano Regolo.
«La mia domanda – aggiunge – traeva origine del fatto che nè i siti degli altri quotidiani calabresi, n

  • bluemac |

    Resto fermamente convinto che chi vive di illegalità, collusioni, corruzione, prepotenza, lo faccia nella stragrande maggioranza dei casi (con poche ed ancor più ignobili eccezioni) perché non sa fare diversamente. In altri termini, nutro una presunzione di imbecillità per le persone disoneste. Questa storia ne sarebbe ulteriore prova, se fosse vero che chi voleva occultare una notizia sgradita di carattere locale è riuscito a farla assurgere a livello nazionale con possibili (ed a mio avviso auspicabili) ripercussioni fino al vertice del governo.
    Per il resto: nell’augurarmi che un giorno questo disgraziato Paese possa avere una stampa veramente libera, devo anche augurarmi che nel frattempo i nostri “giornalisti” imparino almeno ad usare la punteggiatura.

  • Davide Santi |

    Una roba veramente incredibile….
    Tra l’altro, così facendo, hanno dato alla notizia una rilevanza nazionale invece di oscurarla come avrebbero voluto.
    Complimenti agli autori del “pressing”.

  • gianfranco Bonofiglio |

    Ho letto con interesse il bel pezzo sulla libertà distampa in Calabria e sono rimasto favorevolmente impressionato dalla giusta osservazione per la quale si afferma che l’opinione pubblica non esiste. Ed è esattamente così. Una terra dall’illegalità diffusa, dalla corruzione dilagante, sorretta da un sistema che attanaglia qualsiasi anelito di libertà in una realtà governata dalla collusione fra politica e criminalità. Ho scritto vai libri sul rapporto politica – ‘ndrangheta e l’ultimo libro “La città Oscura” dedicato a Cosenza, mia città natale, ben descrive un sistema che domina de decenni. Sono stato licenziato da tutti i giornali locali e per continuare la mia passione giornalistica ho fondato un quotidiano on – line “La Voce Cosentina.it”, con immense difficoltà. Questa è la terra di Calabria, una terra dove è difficile essere un uomo libero…

  • Salvatore |

    Tra l’altro, nelle intenzioni di chi voleva “ammorbidire” il tiro della notizia, non è stato considerato l’effetto del web: paradossalmente per loro, si è finito per parlare molto di più del fatto che si voleva occultare, anche su testate che normalmente non si sarebbero occupate della cosa.

  • Michele |

    Spettabile dott. Galullo, ho trovato il suo articolo calzante e interessate. Letto tutto di un fiato come si fa quando l’argomento è delicatissimo, questo certamente lo è. Da marzo dello scorso anno, in occasione del suicidio di un validissimo giornalista non leggo più l’Ora della Calabria, Sansonetti direttore che al suo esordio ha mediato un dibattito con il Governatore Scopelliti non mi è mai entrato in simpatia, la sua paternale, ultimo articolo, prima di lasciare L’Ora della Calabria l’ho trovata estremamente incoerente con il suo operato. Il vero nocciolo a questo punto sia tutto l’editore, pluri-indagato. Trovo frustrante depositare nelle mani di questi soggetti il mio diritto di essere informato, i suoi legami e le accuse che direttamente lo riguardano sottolineano come fare informazione in Calabria sia una cosa veramente difficile. Nel mio piccolo da studente di giurisprudenza in procinto di laurea e praticante giornalista stringo le spalle, con rassegnazione. Questo sistema prima o poi verrà sgomintato, ne sono certo.
    Al direttore Dott.Luciano Regolo, tutta la mia stima e solidarietà. Per la prima volta nella sua storia L’Ora della Calabria fu Calabria Ora, dice no ai capricci di un editore nelle vesti di despota.

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