Chiesa anti-‘ndrangheta/4 La scomunica del vescovo di Locri-Gerace contro i “profanatori”

Amati lettori di questo umile e umido blog da tre giorni, con voi, leggo e analizzo la splendida omelia che Monsignor Francesco Oliva, Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, ha celebrato il 2 settembre al Santuario aspromontano della Madonna della montagna. In altre parole nella famosa Polsi, dove sacro e profano si sono a lungo lasciati immortalare in abbracci mortali per la collettività non solo calabrese.

Rimando ai link a fondo pagina per i precedenti servizi e oggi ci concentriamo ancora sul modo in cui la Chiesa ha trattato il grande talento del Santuario di Polsi e come se ne è avvalsa.

Il Santuario di Polsi è un bene spirituale, che in un’area isolata è richiamo di fede, speranza e perdono. Senza questo baluardo, si è chiesto nel corso dell’omelia Monsignor Oliva, cosa sarebbe stato di quel territorio?

Di più: il vescovo di Locri-Gerace si è chiesto che fine avessero fatto i doni spirituali dispensati dalla Madonna della Montagna.

Da antologia la risposta, in grado di colpire nel segno. Sicuramente hanno avuto esito diverso, ha affermato: «Alcuni sono stati sotterrati, ma altri hanno prodotto ove cinque per uno, ove il doppio. Non dimentichiamo che se il Signore ci consegna dei beni e ci ha affidato questo Santuario è per custodirli e farli fruttificare. Egli ci chiederà conto della loro amministrazione. Ai fedeli che dal loro pellegrinaggio a Polsi non hanno inteso trarre giovamento per la loro vita personale e per la crescita umana e spirituale della comunità, o a chi avrà profanato la simbologia religiosa di questo, il padrone al suo ritorno alla fine dei tempi pronuncerà severe parole di condanna: “sia gettato fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” ».

In altre parole, una scomunica vera e propria nei confronti dei profanatori o, comunque, un messaggio di condanna.

E non può che essere così, visti i precedenti, più o meno recenti.

Nella Valle dei Templi Giovanni Paolo II aveva chiesto la conversione dei mafiosi. «Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che é vita, via, verità e vita, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!. Dio ha detto una volta: non uccidere!. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione? mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civilta contraria, civiltà della morte!», erano state le parole di Carol Wojtyla il 9 maggio 1993 ad Agrigento.

E poi il 21 giugno 2014 allorquando Papa Francesco disse, parlando della ‘ndrangheta nell’omelia della messa celebrata per 250 mila persone nella piana di Sibari, durante la sua visita pastorale in Calabria: «Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati».

Papa Francesco chiese ai mafiosi di convertirsi – senza però parlare esplicitamente di scomunica – anche il 21 marzo 2014, in occasione dell’ incontro con le vittime alla chiesa romana di San Gregorio VII. «Convertitevi c’è tempo per non finire nell’inferno, che è quello che vi aspetta se non cambiate strada», le dure parole rivolte al termine della veglia di preghiera «ai grandi assenti, ma protagonisti: uomini e donne di mafia. Per favore cambiate vita! Convertitevi, fermate di fare il male! Noi preghiamo per voi: convertitevi ve lo chiedo in ginocchio è per il vostro bene. Questa vita che vivete non vi darà felicità, gioia. Potere e denaro che avete adesso da tanti affari sporchi, dai crimini mafiosi sono denaro insanguinato, potere insanguinato non potrai portarlo all’altra vita. Avete avuto un papà e una mamma pensate a loro e convertitevi».

Il Vangelo, ha detto Monsignor Oliva, fa pensare che il Santuario di Polsi è un talento inestimabile affidato alla Chiesa e a tutti i devoti della Madonna. «Ci è stato consegnato non per lasciarlo morire o diventare “il santuario della ‘ndrangheta”, per usare un’espressione usata ed abusata dalla stampa – ha affermato a conclusione dell’omelia il vescovo di Locri-Gerace –. Questo Santuario ci è dato come un luogo dove accogliere i talenti del Signore per farli fruttificare».

r.galullo@ilsole24ore.com

4 – the end

(per le precedenti puntate si leggano

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/09/04/chiesa-anti-ndrangheta1-a-polsi-la-diocesi-di-locri-gerace-schierata-con-lo-stato-contro-le-interferenze-esterne/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/09/05/chiesa-anti-ndrangheta2-lisolamento-di-polsi-parabola-dellisolamento-della-calabria-e-del-sud/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/09/06/chiesa-anti-ndrangheta3-monsignor-oliva-stiamo-cercando-di-fare-del-meglio-allontanare-la-ndrangheta/)