Botte da orbi in Calabria tra Cgil e Cisl nel nome dell’antimafia dura e pura. Complimenti vivissimi!

Chi, la scorsa settimana, ha letto il Sole-24 Ore (su carta e online) sa che mi sono occupato della ricerca presentata il 18 aprile a Bologna nel corso del processo Aemilia da Alessandro Santoro, professore associato di Scienza delle finanze dell’Università Milano Bicocca, per conto della Cgil Emilia-Romagna.

Secondo lo studio la ‘ndrangheta ha impoverito la cassa della Cgil: in 10 anni, nelle province di Reggio Emilia e Modena la penetrazione mafiosa nelle imprese edili ha ridotto sensibilmente la capacità di rappresentanza del sindacato nel settore, con un danno stimabile in 10.511 minori tesseramenti, in particolare della Fillea-Cgil, che si traducono in 1.042.742 euro di perdita (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-04-25/in-emilia-ndrangheta-impoverisce-casse-cgil–170533.shtml?uuid=AENs35AB&fromSearch).

Mai mi sarei aspettato che – pochi giorni dopo – la stessa Cgil e la Cisl, questa volta direttamente in Calabria, si randellassero come fabbri proprio su questioni legate alla costituzione di parte civile nei processi per mafia.

Ma andiamo con ordine.

Il 20 aprile la Cgil nazionale, la Cgil Calabria, la Cgil Reggio-Locri assistiti dai propri legali, hanno dichiarato di voler presentare istanza di costituzione parte civile nel processo Gotha che si svolge presso il Tribunale di Reggio Calabria e che mette sotto accusa la presunta cupola mafiosa e massonico deviata che governa Reggio Calabria (e non solo).

«L’azione della magistratura calabrese contro la ‘ndrangheta – si legge nel comunicato stampa – va sostenuta con azioni concrete all’esterno e all’interno dei processi e la Cgil come sempre, sarà presente tra le parti civili». La dichiarazione di costituzione parte civile al processo Gotha è stata presentata nella udienza preliminare e ha visto tra i presenti in aula il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato, la segretaria generale di Reggio-Locri Mimma Pacifici e il responsabile legalità della Cgil Calabria Gigi Veraldi.

Punto e a capo.

Il 2 maggio la segreteria calabrese, nell’ambito di un comunicato stampa in cui battibecca con la Cisl regionale sulla presenza alla manifestazione del giorno prima a Portella della Ginestra (Palermo), sulle manifestazioni dei lavoratori in Calabria e sul futuro di Gioia Tauro, mischiando tutti gli ingredienti in uno zibaldone indigesto, ad un certo punto afferma: «Piuttosto spieghi il segretario della Cisl calabrese ai lavoratori perché la Cisl Calabria si è chiamata fuori dalle parti civili dal processo Gotha che si svolge presso il Tribunale di Reggio, non avendolo visto alla prima udienza presso l’aula bunker dove la Cgil in tutte le sue articolazioni era presente».

Il 2 maggio stesso, Paolo Tramonti, segretario generale della Cisl Calabria, nel commentare le dichiarazioni rilasciate dalla Cgil regionale si lancia in uno zibaldone uguale e contrario che, come l’altro, fa venire il voltastomaco. «Non possiamo accettare lezioni di legalità o morale da parte di nessuno – spiega Tramontitanto meno dalla Cgil. La Cisl, che ha sempre posto il tema della legalità al centro dei propri programmi e delle proprie strategie, ha in più occasioni formalizzato richieste di costituzione di parte civile, documentabili, come nelle circostanze dei processi Porto di Gioia Tauro e di quello relativo all’omicidio di Francesco Fortugno che, va ricordato, prima ancora che politico e rappresentante delle Istituzioni ha ricoperto il ruolo di segretario regionale Cisl medici. Fatti che pongono la Cisl in un ruolo antimafia non di facciata o di concetto bensì di soggetto attivo, al di fuori di ogni intento retorico».

Nella caciara, immancabile buttarla in politica. «Quanto alle presunte vicinanze della Cisl alla politica è fin troppo chiaro e riconosciuto che a noi sta a cuore solo la tutela e la rappresentanza dei lavoratori come dimostrano le tante iniziative e mobilitazioni svolte sempre sul terreno del sociale e mai per sostenere candidati o partiti in occasione di elezioni e primarie come invece spesso accade per qualche altra organizzazione sindacale. È augurabile – conclude Tramontiche non si presentino altre occasioni che diano origine a spaccature e polemiche, soprattutto quando queste sono portate avanti con insinuazioni e attacchi gratuiti e pretestuosi».

Ora, detto che un osservatore esterno (quale sono) nota che, oltre alle botte da orbi, da ambo i lati ci sono zero sostanza e zero risposte – perché la Cisl Calabria non ha fatto richiesta di costituzione di parte civile ne processo Gotha e perché, verrebbe da chiedersi, non lo ha fato anche la Uil? Tramonti non ha risposto ma ha richiamato il passato –  va detto che lo stesso osservatore esterno (sempre me medesimo) nota con altrettanto malcelato fastidio che la querelle scoppia a poche settimane dal 25esimo anniversario della strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti di scorta.

Non c’è che dire: complimenti vivissimi a tutti! Si resta in vivida attesa di inutili comunicati stampa di contrito dolore il 23 maggio anche dalle segreterie regionali calabresi di Cgil e Cisl.

r.galullo@ilsole24ore.com

  • Roberto Galullo |

    Sposato me lo dica lei. Io non sono un dipendente di Unindustria Calabria o Reggio Calabria. Vedo che si lamenta quando viene colto nel vivo ma non mi ha scritto quando lodavo, pochissimi giorni or sono, la vostra lungimiranza nel costituirvi parte civile nel processo Gotha. Come mai? Forse perchè considera la libertà di stampa a corrente alternata? Quanto all’effetto – visto che non ha argomenti da spendere – legga quanto scriverò domani. Poi vedremo se avrà l’umiltà di riscrivere. Un’ultima cosa: non mi ricordi che sono del Sole 24 ore. Detto da lei mi suona come un’offesa e io invece ne sono fiero. Fierissimo. Non ho padroni – sfido chiunque a provare il contrario – se non il lettore e la mia coscienza. Buone filippiche sindacali.

  • Bartolo |

    Caro Galullo,
    Queste due massime e autorevoli sigle sindacali presenti all’interno della mia azienda (una coop sociale di tipo A insistente tra la locride di Fortugno e la famigerata procura antimafia di rc) in rappresentanza dei dipendenti soci e quindi pure datori di lavoro -ricoprono la doppia veste- hanno acconsentito al che si applicasse a tutti i dipendenti non soci della medesima coop un contratto di solidarietà discriminatorio, ossia: i soci, indistintamente dal proprio reddito familiare, si sono ridotti l’orario settimanale di sole sei ore, mentre ai non soci (che gli viene impedito, in barba alla norma sulle coop sociali, di divenire soci) gli è stata imposta la riduzione del 50%, cioè 19 ore settimanali in meno. Altro che organizzazioni che lottano le mafie (a parole?!) : Si vergognassero, piuttosto, unitamente al DTL di Reggio Calabria a Legacoopcalabria e a tutti gli altri organismi di controllo. Per la cronaca: i padroni di questa coop si stanno permettendo perfino il lusso, allo stato odierno, di proporre per il licenziamento coloro (io tra questi) che rifiutano di sottoscrivere un contratto part-rime di 19 ore settimanali permanenti… giustificandosi, i padroni della ferreria, che ciò è giusto è legale in quanto in precedenza detta disparità è stata avallata dagli organismi di controllo e dai sindacati.
    Perdoni l’intrusione, anche se, stavolta, mi pare pertinente, almeno quale tentativo di invito alla riflessione sulla vera lotta alle mafie.
    Saluti

  • Angelo Sposato |

    Articolo ad affetto di Roberto Gaullo del sole24ore. Ora però ci dica se Unindustria Calabria e di Reggio Calabria il 18 maggio sarà con noi trale parti civili al processo Gotha.

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