La Fondazione Caponnetto alla fine della scorsa settimana ha presentato un report sullo stato dell’arte “mafioso” a San Marino, che però non va e non può essere letto separatamente da quanto accade nella vicina Emilia-Romagna.
Secondo il rapporto a Rimini, in particolare, sono attivi i Vrenna-Bonaventura, una cosca ‘ndranghetista che opera anche attraverso gli alleati Masellis-Lentini, nel controllo del gioco d’azzardo, usura, estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti. Presenti anche i Pompeo di Capo Rizzuto (Crotone), gli Ursino di Gioiosa Jonica (Rc) e i Muto (Cosenza). E’ molto forte e radicata – continua sempre i rapporto – la presenza camorristica o criminale con le famiglie D’Alessandro, Di Martino-Afeltra, Vallefuoco, Mariniello e i casalesi. Sono inoltre presenti soggetti della Sacra corona unita e del clan mafioso catanese dei Laudani. Badate ora a questo numero: nelle provincie di Forli-Cesena, Ravenna e Rimini sono stati tracciati dalle operazioni di polizia 48 clan criminali. «San Marino si trova quindi circondato da una situazione non facile – si legge nello snellissimo e asciutto rapporto – e i clan che operano su tali territori sono tra l’altro attratti anche dal Titano che a differenza del passato in cui le presenze mafiose erano concentrate prevalentemente sull’aspetto finanziario e bancario del riciclaggio oggi si sono concentrate sulle attività criminali più tradizionali. Si assiste ad una italianizzazione del fenomeno dal punto di vista della invasività criminale con una diversificazione degli investimenti. In parole povere i mafiosi negli anni hanno seguito i loro soldi e con la crisi hanno deciso di investirli». Per non farsi mancare nulla – storicamente – va segnalata la presenza della criminalità organizzata e/o mafiosa proveniente, in primis quella russa e dalla Cina.
Bisogna quindi prestare la massima attenzione – ribadisce la Fondazione Caponnetto – alle seguenti fenomenologie per monitorare eventuali infiltrazioni: • acquisizione di ristoranti; • acquisizione di alberghi; • acquisizione di negozi; • appalti pubblici; • appalti privati; • acquisizione di immobili; • gestione centri scommesse, slot, compro oro, tabacchi. E passiamo a San Marino, dove la Fondazione ha tracciato la seguente mappa dei gruppi criminali: Vallefuoco, Mariniello, Stolder, Sacco-Bocchetti-Cesarano, Schiavone, Di Lauro, Mazzarella, Zaza, Gallo-Cavalieri (Campania); Mancuso, Arena, Giovinazzo, Pensabene, Grande Aracri (Calabria); Fidanzati, stiddari; gruppi palermitani, gruppi trapanesi (Sicilia); Mafia Capitale, Sacra Corona Unita, Società foggiana, ex Banda della Magliana; mafia cinese; gruppi russi, dell’est e dei Balcani.
Totale, fanno (almeno) 24 gruppi criminali asserragliati sul Titano (da decenni, ma intanto la classe dirigente sammarinese era intenta e in parte lo è ancora a negare la parola mafia).
Ricapitoliamo: (almeno) 48 famiglie o clan fuori dai confini e (almeno) 24 sul Titano. Anche ammesso (e non concesso) che le due tipologie presentino numerose duplicazioni (famiglie, gruppi, cosche o clan presenti dentro e fuori) sarebbero comunque numeri spropositati che farebbero salire la febbre a qualunque governante.
San Marino conta infatti a fine febbraio 2013 (ultima rilevazione pubblicata sul portale ufficiale della Repubblica) 33.562 abitanti. I nuclei familiari sono 13.880, la media dei componenti è pari a 2,33. La tipologia più diffusa è quella con un solo componente (4.446 casi), segue quella a due componenti 3.905, a tre 2.757, a quattro 2.195, mentre sono solo 567 i nuclei con cinque o più componenti.
Sapete cosa vuol dire questo? Che c’è una famiglia malavitosa, criminale o mafiosa (ecchissenefrega se è di origine campana, calabrese, siciliana, foggiana o russa) ogni 699 abitanti. Un numero pazzesco che tale resta anche se volessimo considerare i soli 24 nomi censiti a San Marino: una ogni 1.328 abitanti, inclusi poppanti e moribondi.
E se prendessimo i soli nuclei familiari? Una famiglia criminale ogni 289 nuclei o, nella seconda opzione, una ogni 578.
Numeri record. Che dite: c’è da preoccuparsi? Non tanto. Giusto un po.
r.galullo@ilsole24ore.com