Cari amici di blog, rieccomi a voi dopo un periodo di silenzio usato per raccogliere idee, documenti e svolgere qualche interessante inchiesta giornalistica.
Come quella sul contrabbando di sigarette che molti di voi (mi auguro) avranno letto questa domenica sul Sole-24 Ore (per chi l’avesse persa ecco a voi il link http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-06-21/quelle-bionde-bancomat-mafie-081324.shtml?uuid=ACEqqRE&fromSearch).
Due giorni fa su questo umile e umido blog ho dato conto delle capitali italiane del contrabbando, appuntando un’attenzione particolare su Milano. Ieri abbiamo dato conto delle sigarette illegali che vanno per la maggiora seguendo i flussi dei sequestri dell’Agenzia delle Dogane.
Oggi continuo a dare spaccati di questo inquietante scenario che è il contrabbando, dal momento che molto materiale è rimasto fuori dalla mia inchiesta.
Come ad esempio l’ignoranza degli italiani sulla filiera agricola italiana del tabacco.
British american tobacco (Bat) Italia ha commissionato all’Istituto di ricerca Swg un’indagine per capire quale sia la reale percezione che gli italiani hanno del contrabbando, in termini di natura e di dimensioni del fenomeno, ma anche del suo collegamento con la criminalità organizzata e dei danni economici correlati.
Ebbene, gli italiani non conoscono l’importanza della filiera tabacchicola nazionale (l’Italia è il primo Paese produttore di tabacco in Europa e il 14° produttore mondiale): per il 23% degli intervistati, in Italia non ci sarebbero imprese agricole che producono tabacco e per il 54% sono presenti, ma si tratta di aziende minori; solo il 23% sa che ci sono aziende importanti del settore.
C’è però unanimità nel riconoscere che il contrabbando di prodotti del tabacco danneggi l’intera filiera: non solo gli Stati, che perdono il denaro delle tasse e delle accise (secondo il 59% del campione), ma anche i tabaccai (33%), che perdono clienti e guadagni, le aziende italiane che lavorano il tabacco (25%), gli agricoltori italiani (23%) che vedono diminuire il valore del tabacco che producono e, non ultime, le multinazionali del tabacco (18%), che risultano danneggiate da una diminuzione delle proprie vendite.
Il costo in Europa
Secondo i dati dell’ultimo Rapporto annuale di Kpmg, il contrabbando in Europa costa ai contribuenti e alle comunità più di 11 miliardi all’anno di perdite di gettito fiscale e, se considerate globalmente, le migliaia di transazioni effettuate dai criminali coinvolti nel commercio illegale di tabacco costituiscono il quinto maggior fornitore di sigarette per i consumatori dell’Unione Europea.
In Italia in particolare, nel 2014, il consumo di prodotti illeciti del tabacco è cresciuto del 20% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 4,42 miliardi di sigarette, con una perdita di introiti fiscali per lo Stato pari a 770 milioni di euro. Secondo le stime di Kpmg, il commercio illecito di sigarette oggi rappresenta il 5,6% del mercato totale italiano (nel 2013, era il 4,7%) e le “illicit white” – ovvero sigarette prodotte legalmente in un Paese, ma contrabbandate in altri territori dove hanno una distribuzione legale limitata o assente – sono oltre la metà del totale delle sigarette illecite.
La visione romantica
La visione “romantica” del contrabbandiere persiste ancora, soprattutto tra chi è meno informato: se poco più della metà degli italiani (il 56%) sa infatti che un contrabbandiere è un affiliato alla mafia coinvolto in traffici internazionali, per il 17%, invece, è un piccolo criminale che opera a livello locale, per il 9% è un autotrasportatore che cerca di guadagnare qualche soldo in più, per l’8% un imprenditore che vuole solo evadere le tasse.
Del resto, in Italia (e a denunciarlo non è solo Bat) la legislazione vigente non aiuta: nonostante gli sforzi delle Forze dell’ordine per arginare il fenomeno, l’unica via d’uscita per intensificare la lotta al contrabbando sembra stare nella modifica della legge oggi in vigore. Premesso che riguardo alle sanzioni inflitte ai trasgressori gli italiani non appaiono poi così informati (solo il 38% sa che fino a 10 chilogrammi di sigarette contrabbandate si rischia solo una sanzione pecuniaria, il che evidentemente non è un deterrente sufficiente), per il 62% dei nostri connazionali, le attuali disposizioni sono inadeguate: secondo i dati Swg, 7 italiani su 10 ritengono necessaria una revisione della legge. E questa percentuale aumenta ulteriormente (più di 8 su 10) nei territori il cui il contrabbando è più diffuso.
Gli italiani, sempre secondo i dati Swg, hanno una percezione del contrabbando molto pragmatica: per 8 su 10 la definizione del fenomeno è chiara e semplice: «contrabbando è la vendita di merci senza il pagamento delle tasse nazionali ed internazionali o l’importazione/esportazione di merci senza il pagamento delle tasse doganali».. Eppure, malgrado la quasi unanimità nel riconoscere il contrabbando quale forma di attività criminale, gli italiani non lo percepiscono alla stregua di una vera “truffa” e ne giudicano la gravità di gran lunga inferiore a quella dell’evasione fiscale: in una scala da 1 a 100 – dove 1 è il valore minimo e 100 quello massimo – secondo l’opinione pubblica, mentre «evadere le tasse» ha un livello di gravità del 74%, «acquistare sigarette di contrabbando» lo ha solo del 51%.
Eppure, oltre 7 italiani su 10 sono consapevoli del fatto che oggi il contrabbando sia principalmente nelle mani di grandi organizzazioni criminali internazionali e per il 64% del campione intervistato è palese che il contrabbando sia una sorta di “bancomat della malavita”, attraverso cui finanziare attività terroristiche.
3 – to be continued (per le precedenti puntate si vedano
r.galullo@ilsole24ore.com
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