La prefettura della Spezia rassicura la città sulla presenza delle mafie: ci sono ma non si sa quel che fanno!

A fine gennaio 2015 la Commissione d’inchiesta bicamerale sul ciclo illecito dei rifiuti ha svolto una missione in Liguria. In questa settimana abbiamo letto dichiarazioni dei magistrati e dei prefetti sulla presenza della criminalità organizzata in Liguria, che ormai fanno parte della storia (anche giudiziaria) e nel settore delle cave e dei rifiuti (per questo rimando ai link a fondo pagina).

Oggi cominciamo a scoprire la situazione sulle eventuali mani delle mafie sul ciclo dei rifiuti alla Spezia (la prossima settimana toccherà a Genova e al suo ambito portuale).

Il 20 gennaio la Commissione ha ascoltato Mauro Lubatti, prefetto della Spezia che è stato netto: «Per quanto concerne il discorso delle infiltrazioni mafiose o camorristiche, non ho avuto un’indicazione in questo senso da parte degli operatori. È ovvio che per quanto riguarda il passaggio dal 416 al 416-bis, anche vicende recenti dimostrano che il passo è facile, perché la forza intimidatrice del vincolo associativo si può esercitare semplicemente con delle minacce a voce, senza bisogno di ricorrere a incendiare le macchine o a fare dei danni. Questo è un elemento che deve essere rilevato dalle forze dell’ordine e soprattutto acclarato dalla magistratura. Ho chiesto specificamente se c’erano questi collegamenti e mi hanno detto: ci sono delle presenze di soggetti che potrebbero essere vicini alle organizzazioni criminali quali la camorra, ma che non hanno mai avuto un anello di congiunzione. Non ci sono le manifestazioni tipiche, cioè l’intimidazione o la percezione di sistemi di voto di scambio, preceduti da corruzione o concussione, come è avvenuto, per esempio, in Piemonte. Quelle sono delle situazioni che molto di più ci fanno pensare a questo. Di questo non mi è stato riferito».

Come dire: se ne occupino la magistratura e le Forze dell’ordine (come è ovvio che sia).

Con il prefetto è stato ascoltato anche Giuseppe La Rosa, dirigente prefettizio dell’area Ordine e sicurezza. «Confermo quanto ha detto il prefetto. Noi monitoriamo attentamente la situazione per quanto riguarda le infiltrazioni della criminalità organizzata. Non è la situazione del Ponente ligure. Naturalmente ci sono delle presenze storiche in qualche modo ricollegabili o contigue alla criminalità calabrese, però non abbiamo manifestazioni dal punto di vista delle attività economiche, tant’è vero che le inchieste hanno portato all’assoluzione di questi soggetti inquisiti. Infatti, non emergono le attività con cui si manifesta l’azione di questo locale. Si parla con insistenza da tempo di un locale della ‘ndrangheta di Sarzana, ma non ci sono manifestazioni, o almeno non sono state accertate dal punto di vista investigativo, né tantomeno alcun riferimento ad attività riguardanti il settore dei rifiuti e il movimento terra. Non ci sono riferimenti a questi settori. Ci sono queste presenze, però non si ha contezza di quello che fanno».

Come dire: si sa che le mafie ci sono ma non sappiamo quello che fanno. C’è di che stare sereni. Anzi, visto che andiamo incontro alla Pasqua (a proposito: auguri a tutti voi), più che sereni…pasquali.

r. galullo@ilsole24ore.com

3 – to be continued (per le precedenti puntate si leggano

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/04/01/cave-rifiuti-e-mafie-il-capo-della-procura-di-savona-granero-denuncia-gli-ex-intoccabili-calabresi-gullace-in-testa/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/04/02/il-prefetto-di-genova-fiamma-spena-spiega-la-folle-rincorsa-dello-stato-alle-imprese-in-mano-alle-mafie/)

  • bartolo |

    Buona Pasqua Galullo.
    I reati, i reati, i reati. È necessario perseguire i reati. Non le associazione, non i napoletani, non i calabresi, non i siciliani. I reati. E quando più reati sono commessi dalle medesime persone associate tra loro, contestare il corrispondente reato di associazione per delinquere semplice o complessa che sia.
    Perché in uno stato repubblicano democratico in cui la sovranità appartiene al popolo che è anche sovrano per dettato costituzionale, uno dei tre poteri su cui basa il medesimo impianto costituzionale ha bisogno di organizzarsi in associazione?
    Quasi il 90% dei magistrati italiani aderiscono all’Associane nazionale magistrati. Organismo i cui vertici vengono eletti attraverso correnti politiche. I magistrati riconosciuti e garantiti quale potere (Ordine) dello stato, nonostante, sentono il bisogno di organizzarsi in associazione.
    La medesima cosa viene fatta dal mondo delle professioni, dalle logge massoniche, dalle ramificazioni religiose, dai club vari ecc. ecc.. Ebbene Galullo, non deve scandalizzare oltre misura se dei semplici cittadini (parte integrante del popolo sovrano) per ignoranza o bisogno, con tante associazioni, vanno a finire in quella sbagliata. Dopo tutto, un tribunale dell’estremo nord per ignoranza ha assolto buona parte dei consiglieri regionali che avevano sperperato fondi pubblici.
    Quindi a sconvolgere non è il fatto che il prefetto e il suo collaboratore sanno che c’è l’associazione mafiosa ma non riescono a vederla, piuttosto il fatto che dei cittadini della repubblica con migliaia di associazioni lecite già esistenti sentano il bisogno e la necessità di associarsi a quelle illecite. Non stiamo parlando di delinquenti, senza arte ne parte, bensì di imprenditori e professionisti vari: i medesimi esperti dei fenomeni mafiosi ci dicono che oramai le mafie si sono evolute e ogni loro affiliato ha ben due o tre lauree (io con una sola, dopo la condanna, nonostante la resistenza, attaccato alla poltrona di picciotto, sono stato espulso).
    Deve sconvolgere che nei piccoli centri calabresi di matrice mafiosa la disoccupazione giovanile sfiora il 70%. Appare evidente che oltre agli uffici del lavoro, unica “associazione” lecita cui gli viene consentito iscriversi, alcuni di loro possono associarsi alla ndrangheta. Questa piovra super illuminata divoratrice di anime bisognose, di questi “straccioni”, dopo averli spremuti come limoni, cosa ne fa? Li affida alle cure dei magistrati associati, che grazie al continuo inasprimento delle leggi invocate a gran voce dal popolo sovrano bramoso di sicurezza e varate (ultima venerdì scorso) dai politici ricettori tra una mazzetta e l’altra, li colloca in aspettativa dentro il circuito penitenziario fino ad un massimo di 26 anni.
    Evviva l’itaglia.
    Saluti e AUGURI Galullo.

  • paolo |

    grande Roberto!

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