Il 24 febbraio Nando Dalla Chiesa, direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli studi di Milano, è stato nuovamente audito dalla Commissione parlamentare antimafia.
In quell’occasione ha presentato il secondo rapporto trimestrale sulle aree settentrionali, redatto dal professor Dalla Chiesa insieme ai ricercatori universitari dell’Osservatorio, nell’ambito di un incarico della Commissione relativo a un’analisi sulle principali dinamiche di azione della criminalità organizzata e della loro evoluzione nel contesto sociale ed economico delle regioni del nord Italia.
La scorsa settimana su questo umile e umido blog abbiamo letto delle analisi del gruppo di ricerca di Dalla Chiesa, sui metodi e sui trucchi coni i quali le mafie (come sostiene il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri), si sono già infilate negli appalti di Expo 2015 e abbiamo letto delle denunce sulle carenze nei controlli e sulla diffidenza nei confronti degli stessi (per questo rimando al link a fondo pagina).
Oggi, sulla stessa falsariga, descriviamo quel “sistema criminale” al nord di “scarpinatiana” memoria (oltre 15 anni fa fu infatti l’attuale procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato a parlarne e scriverne diffusamente anche se non riuscì a dimostrarlo processualmente) che Dalla Chiesa e i suoi ragazzi “illuminano” con chiarezza.
«Esiste una criminalità organizzata dei colletti bianchi – dirà il professore in Commissione antimafia – che ha la sua zona grigia e conta su di essa e che fa sistema con le organizzazioni mafiose. Questa ci sembra l’acquisizione più importante delle ultime inchieste sulla Brianza, ma alcuni magistrati hanno trovato fenomeni simili anche in regioni del sud Italia».
Per rendere ancora meglio il concetto, Dalla Chiesa mette a confronto il vecchio schema di corruzione (Tangentopoli, per intenderci) e la moderna evoluzione (i sistemi criminali si evolvono, proprio come i Pokemon dei fumetti giapponesi).
Qui Tangentopoli
Nello schema “old fashioned style” della corruzione, l’imprenditore o il professionista privato paga l’esponente politico o il funzionario pubblico, cioè dà soldi contro decisioni pubbliche, soldi che possono essere riportati dall’esponente politico o dal funzionario pubblico al partito politico. Questo è lo schema di Tangentopoli, che ha delle logiche di sistema perché non è soltanto un partito che prende i soldi, ma sono più partiti che partecipano a una coalizione di governo. Tuttavia, lo schema è utilità private contro decisioni pubbliche. In questo senso, spiega Dalla Chiesa, è più difficile parlare di una criminalità organizzata dei colletti bianchi perché sono due tipi di comportamenti. C’è il corruttore e il corrotto, che sono due mondi che si parlano, ma sono abbastanza separati concettualmente.
Che cosa si sta costruendo, invece, e perché, a questo punto, dobbiamo fare attenzione a parlare di zona grigia inconsapevole che aiuta con i suoi comportamenti condiscendenti e collusivi? Leggete di seguito.
I moderni Pokemon del nord
Il nuovo schema della corruzione è tutto pubblico, a dominanza pubblica, con un baricentro pubblico. Non è l’imprenditore o il professionista privato che compra le decisioni pubbliche, ma il soggetto pubblico si inventa un’impresa privata, nella quale inserisce la moglie o il fratello, l’imprenditore o l’architetto amico e presenta una società che è formalmente privata, magari con un’origine di natura politica (nel senso che si lega a un partito politico) e che viene fatta concorrere a dei bandi pubblici.
A questo punto, non vengono dati più soldi per ottenere le decisioni pubbliche, ma altre risorse pubbliche. Colui che compra la decisione pubblica, vestendo i panni del privato, in realtà è in grado di promettere risorse pubbliche, consulenze pubbliche, posti nelle municipalizzate, promozioni negli ospedali. In sostanza, vende – perché lo può fare – delle risorse pubbliche. Vince dei bandi e degli appalti, quindi risorse pubbliche, offrendo in cambio risorse che può offrire soltanto colui che le controlla.
Da notare che questa evoluzione è esattamente quella che è stata evidenziata nell’ultima relazione presentata al Parlamento dai servizi segreti italiani (si veda
«Il meccanismo che è stato studiato nella Brianza – prosegue Dalla Chiesa – è quasi sovversivo perché vengono interessati da questo tipo di scambio una pluralità infinita di comuni che hanno anche guide politiche diverse e in cui è possibile vedere come la promessa di diventare assessore possa soddisfare colui a cui è chiesto di rilasciare un’autorizzazione pubblica oppure di prendere una decisione che benefici una falsa impresa privata».
E Dalla Chiesa prosegue così: «C’è una frase particolarmente rivelatrice nella vicenda Expo di uno dei massimi esponenti della società che, richiesto di aiutare negli appalti rappresentanti dei partiti e imprenditori privati (che non scompaiono, ma fanno parte di un sistema che li ingloba), prima resiste e poi non dice “Voglio 100.000 euro”, ma dice testualmente: “Io farò tutto quello che volete, ma voi dovete farmi fare carriera”. Ecco, a un imprenditore non si chiede di fare carriera, ma lo si chiede a chi rappresenta un sistema ed è in grado di muovere altri attori per garantire la carriera desiderata da quella persona. Questo è il nuovo livello della corruzione. È per questo che parliamo di una criminalità organizzata dei colletti bianchi. Ora, vorremmo sottoporre alla Commissione la seguente valutazione. Se questo sistema ha costruito la sua compattezza interna e non si divide più in due, nel momento in cui un pezzo di questo sistema dovesse chiedere voti a un’organizzazione mafiosa – come è accaduto – l’organizzazione mafiosa entra nel sistema e diventa parte di questa logica. In questo schema, l’organizzazione mafiosa è sussidiaria, ma se le viene richiesto di entrare entra nel sistema. Chiuderei con un rilievo. Prima di tutto, la presenza dei mafiosi veri dentro le imprese – questo è un altro luogo comune – non ci presenta dei manager; rimangono dei criminali e si vede benissimo nei comportamenti che vengono tenuti. Queste imprese falliscono quando vanno nelle loro mani. Non hanno competenze da manager; non sono quelli con le ventiquattro ore che parlano inglese e mandano i figli a Oxford e a Boston. Sono dei criminali che, in modo molto rozzo, cercano di impossessarsi dell’organizzazione e delle imprese in cui entrano utilizzando i loro metodi».
2 – to be continued (per la precedente puntata si veda http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/03/13/expo-2015-nando-dalla-chiesa-svela-con-una-ricerca-delluniversita-di-milano-metodi-e-trucchi-di-infiltrazione-della-ndrangheta/
ma si veda anche