Ricordate, o voi appassionati di cinema, la scena in cui un giovanissimo Al Pacino, che nel film “Il Padrino” impersonava Michael Corleone, fa da guardia in ospedale, dove era ricoverato il padre don Vito?
Ma si quella scena in cui ad un certo punto dopo averlo messo al sicuro visto che stavano giungendo i sicari della cupola avversa, con la complicità della polizia, per farlo fuori, lui si piazza, con un conoscete giunto per caso a far visita al “padrino”, sotto l’ingresso fingendo di essere armato? E che, con questo stratagemma, riesce a salvare la vita al padre che poi si riprende, torna a casa e diventa più potente che pria?
Bene, se invece di averlo ambientato nella New York del ’45 l’avessero girato a Crotone, la fantasia del regista Francis Ford Coppola non avrebbe sfigurato. Anzi!
A leggere le 2.665 pagine dell’informativa della Compagnia piacentina dei Carabinieri di Fiorenzuola d’Arda (l’ha firmata il comandante, il Capitano Emanuele Leuzzi) relativa all’operazione Aemilia, che la scorsa settimana ha scoperchiato gli affari e la potenza amministrativo/politica della cosca cutrese Grande Ararcri a Piacenza, Reggio Emilia, bassa mantovana e Brescia, c’è da rabbrividire per molti motivi, a partire da quelli apparentemente più superficiali. Un’operazione di cui molto ho scritto sul Sole-24 Ore e di cui voglio approfondire aspetti anche su questo umile e umido blog.
ROMOLO VILLIRILLO
Per spiegare la scena da “Padrino I” bisogna prima che vi spieghi come investigatori e inquirenti dipingono Romolo Villirillo, anno di nascita ’78, il “Michael Corleone” del crotonese.
Per la Dda di Bologna e per i Carabinieri, è uno dei capi della ‘ndrangheta colonizzatrice nel nord Italia per conto dei cutresi, con il ruolo di promotore, dirigente e organizzatore dell’attività dell’associazione curando per un periodo anche il collegamento tra i vari territori e le varie provincie (geografiche) emiliane, ponendo in essere numerosissime attività di iniziativa dell’organizzazione emiliana, promuovendone e aumentandone l’autonomia, e procedendo al reinvestimento di denaro direttamente proveniente da “Sua onnipotenza” Nicolino Grande Aracri, al quale cui faceva pervenire direttamente o indirettamente i frutti del reinvestimento, ciò fino al momento del suo arresto nell’estate del 2011.
Ma Villirillo riprende la propria attività anche dopo la sua scarcerazione nel settembre 2012 al fine di ripianare il debito con Nicolino Grande Aracri, derivante dall’appropriazione di denaro della cosca cutrese relativo ai reinvestimenti attuati in Emilia, di cui lo stesso si era impossessato prima del suo arresto (che non costituiva elemento di interruzione della sua partecipazione all’associazione).
Villirillo garantisce, sempre secondo l’accusa, il collegamento tra i partecipanti alla presunta associazione ‘ndranghetista emiliana, mantenendo e garantendo l’autonomia d’azione della medesima associazione nella individuazione degli scopi concreti da perseguire, mantenendo i rapporti con la “casa madre di Cutro” e con Nicolino Grande Aracri, in funzione di aggiornamento sulle attività in corso e di messa a disposizione di denaro, anche della stessa cosca reinvestito in Emilia (coinvolgendo in tale attività diversi gruppi cd in particolare il gruppo gravitante a Castelvetro Piacentino e da lui direttamente coordinato.
Tutto qui (si fa per dire)? No, individua le linee di intervento del gruppo e le azioni di interesse comune, aggiorna i presunti partecipi in relazione al proprio ruolo, ai propri compiti ed alle mansioni di ciascuno coordinando l’azione e in particolare garantendo il rispetto delle gerarchie e dei rapporti interni nell’osservanza delle decisioni prese c degli ordini impartiti nonché della divisione di compiti effettuata, in particolare per quanto riguarda l’attività relativa ad appalti e al recupero crediti, risolve i conflitti insorti tra i partecipi, decide le azioni di ritorsioni nei confronti dei partecipi che contravvengono alle regole: pretendendo ed ottenendo obbedienza dagli appartenenti al sodalizio, mantiene rapporti con imprenditori avvicinatisi alla cosca, coordinando le attività compiute insieme a costoro, organizza la raccolta dei voti da destinare ai politici vicini alla cosca come per il caso delle elezioni di Salsomaggiore Terme del 2006 o coni quali veniva stretto un patto come per il caso di Parma del 2007 e in particolare commettendo i delitti contestati, con ruolo di organizzatore o comunque di riconosciuto vertice dell’azione.
Ora che ne avete letto il profilo, capirete perché l’informativa dei Carabinieri, sin dalle prime battute (pagina 13), si soffermi su Romolo Villirillo, detto Pietro o Petruzzu u’porziano. Il 18 maggio 2011 i Carabinieri danno inizio all’attività di intercettazione della sua utenza telefonica cellulare.
LETTO D’OSPEDALE
Ebbene, la vicinanza di Petruzzu u’porziano alla cosca Grande Aracri di Cutro veniva evidenziata dalla vicenda relativa al ricovero, nella prima serata del 19 maggio 2011, all’Ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, Chirurgia Generale 4° piano, del suo boss Nicolino Grande Aracri, per un attacco di appendicite acuta.
Dall’esame delle conversazioni captate dalle ore 22:08:27 del 19 maggio 2011 e alle ore 10.11.38 del 20 maggio 2011, il segnale telefonico del cellulare di RomoloVillirillo aggancia la stazione radio base di Crotone via Torino nr.14 compatibile con il nosocomio, facendo intendere che lo stesso era rimasto per tutta la notte al cospetto del capo bastone di Cutro, per garantirne la sicurezza. Già, proprio come nel film del regista italo-americano, tratto dal libro di Mario Puzo.
In particolare alle ore ore 00:44 del 20 maggio 2011, Romolo Villirillo chiama sua moglie e le comunica che il compare …omissis….(pregiudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso) era rimasto in panne con la sua autovettura a Sala Consilina (Salerno), motivo per il quale sarebbero rimasti a dormine in quella località e si sarebbero rivisti il giorno successivo.
E’ evidente – è la conclusione alla quale arriva l’informativa dei Carabinieri – che Romolo Villirillo inventa una scusa alla moglie per tenerla fuori dalle vicende delinquenziali della cosca.
Alle ore 01.31 del 20.05.2011 Romolo Villirillo invia un sms al nr. 338/xxxxx intestato e in uso a…omissis…: «Quando ti svegli vieni in hospedale al 4 piano portami lo sciampoo una asciugamano piccola per la testa una lametta bic e la squiuma da barba saluti», confermando la sua presenza in ospedale al cospetto del suo“padrino” Nicolino Grande Aracri.
“Don Vito” Aracri è salvo grazie a “Michael” Villirillo, caduto poi in disgrazia agli occhi della cosca, con l’accusa di aver lucrato sulla “cassa comune”.
r.galullo@ilsole24ore.com
1 – to be continued