La scorsa settimana la Procura antimafia di Reggio Calabria ha condotto l’ennesima indagine contro la ‘ndrangheta. L’indagine ha messo in evidenza le pressioni esercitate dalla cosca Crea finalizzate a mantenere inalterata l’influenza sul Comune di Rizziconi (Reggio Calabria, nella Piana di Gioia Tauro) e che avranno, quale epilogo, lo scioglimento del consiglio comunale il 2 aprile 2011.
Secondo le ricostruzioni di investigatori e inquirenti la cosca poteva contare su propri uomini all’interno dell’amministrazione e degli uffici (indagati e/o arrestati nell’operazione, con i presunti vertici della cosca). Fin qui nulla di nuovo.
Ciò che cambia in questa storia è che il sindaco allora eletto, Antonio Bartuccio, giovane commercialista, anziché girarsi dall’altra parte come fanno molti altri suoi colleghi non solo in Calabria, ha affrontato la tracotanza della cosca a viso aperto, ha denunciato tutte le pressioni, tanto che le sue dichiarazioni, «caratterizzate da spontaneità, coerenza, intrinseca logicità e validamente riscontrate dagli ulteriori elementi indiziari raccolti nella fase delle indagini – scrive il Gip Adriana Trapani, che il 23 maggio ha firmato l’ordinanza – contribuiscono a mettere in luce il potere della cosca mafiosa in questione sulla gestione della res pubblica, estrinsecatosi nella pretesa di determinare le mansioni di dipendenti comunali, di influire sulle assunzioni di operai presso ditte private, di stabilire le assegnazioni degli appalti o le destinazioni d’uso di terreni confiscati».
Di alcuni aspetti di questa ordinanza tratterò oggi, domani nel mio spazio settimanale “Ora legale” in home page del portale del giornale, sotto la testata www.ilsole24ore.com e venerdì ancora su questo umile e umido blog.
Quel che voglio mettere in evidenza oggi, con un esempio che rende più di mille parole, è il fatto che le cosche continuino a considerare di proprietà (sempre e comunque) i beni che vengono loro sequestrati o confiscati.
Lo scontro fra la cosca Crea e Bartuccio, inizia addirittura quando quest’ultimo non è ancora sindaco, vale a dire ad aprile 2009, a circa un anno dall’elezione dello stesso alla carica di sindaco.
Bartuccio, nelle sue dichiarazioni, ricorda che, nella veste di commercialista, previa autorizzazione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, aveva ricevuto, da parte dell’amministratore giudiziario, l’incarico di curare, in qualità di consulente, la contabilità dei beni sequestrati alla Ediltra srl, ditta riconducibile alla proprietà di Antonio Crea detto u malandrinu (è il caso di dire un soprannome, un programma).
Il 16 luglio 2007 la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria,
nell’ambito di un procedimento penale, aveva infatti disposto il sequestro del 50% delle quote sociali intestate alla moglie di Antonio Crea, del 50% delle quote della società Ediltras srl, nonché il sequestro del 50% del patrimonio della medesima azienda.
Poco più di un anno dopo, il 17/10/2008, sul patrimonio aziendale e sulle quote sequestrate alla Ediltra srl veniva disposta la confisca, provvedimento emesso, con nr. 108108, dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione misure di prevenzione.
Bartuccio, che dall’infanzia, per motivi di vicinato, conosceva Antonio Crea (e del resto in paesi piccoli è impossibile non conoscersi l’un con l’altro e Rizziconi conta solo 7.842 abitanti), accettava l’incarico conferitogli dal Tribunale in relazione all’amministrazione del 50% delle quote della ditta di Rizziconi, specializzata in lavori generali e costruzione di edifici.
In merito al rapporto di vicinato tra Bartuccio e Crea, l’attività di riscontro effettuata dalla Polizia giudiziaria, ha dimostrato che, effettivamente, le famiglie di Antonio ‘u malandrinu e del futuro sindaco, almeno fino al censimento del 1971, erano residenti nella stessa via.
Sulla vicenda della nomina di Bartuccio a consulente dell’amministrazione giudiziaria dell’Ediltra, un concittadino e collega di Bartuccio, gli fece presente il malumore con cui ‘u malandrinu aveva appreso la notizia relativa all’accettazione dell’incarico da parte dello stesso Bartuccio. Crea avrebbe gradito essere, quantomeno, preventivamente informato. Quello che Crea avrebbe desiderato, pertanto, equivaleva ad una richiesta preventiva di permesso che il commercialista Bartuccio avrebbe dovuto inoltrargli, dal momento che ‘u malandrinu continuava a considerarsi, evidentemente, titolare ed assoluto gestore dei beni che, comunque già dal 2007, erano stati sequestrati dal Tribunale di Reggio Calabria.
Antonio Crea, dunque, risentitosi per il legittimo ed integerrimo comportamento professionale di Bartuccio (si legge nell’ordinanza), in concomitanza delle elezioni amministrative del marzo 2010, decise di non salutare più il compagno d’infanzia, fatto che, comunque, annotano sempre investigatori e inquirenti, non avrebbe influenzato il modo di agire del futuro sindaco.
IL RACCONTO IN PRESA DIRETTA
Ed eccovi, testualmente, le dichiarazioni di Antonio Bartuccio, rese alla Procura: «Nella primavera del 2009, se ben ricordo nel mese di aprile, l’amministratore giudiziario dei beni sequestrati a Crea Antonino detto ‘u malandrinu, previa autorizzazione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggo Calabria, mi aveva affidato l’incarico di curare, in qualità di consulente, la contabilità della ditta individuale Crea Antonino, soggetto del mio stesso paese che conoscevo dai tempi dell’infanzia in quanto vicino di casa. Dal mio collega…omissis…commercialista in Rizziconi, che cura la contabilità della ditta Edil Tra. riconducibile a Crea Antonio ed al coniuge, avevo saputo che il citato Crea si era lamentato, usando anche parole poco lusinghiere nei miei confronti, del fatto che io avessi accettato l’incarico consulente per l’amministratore giudiziario dei suoi beni in sequestro, senza aver informato lui preventivamente asserendo che ciò avrei dovuto fare anche per il fatto che da piccoli eravamo vicini di casa. Successivamente alla notizia che mi era stata data dal mio collega, mi accorgevo che Antonino Crea mi aveva tolto il saluto in concomitanza con lo svolgersi della campagna elettorale, ovvero nel mese di marzo 2010. Tale circostanza non mi ha procurato alcun fastidio anzi l’ho considerato un fatto positivo».
Il primo episodio riferito dal sindaco, in sé privo di rilevanza penale, è però indicativo, secondo la ricostruzione della Procura, della tracotanza del potere mafioso esercitato da Antonio Crea, il quale, noncurante del provvedimento giurisdizionale emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – sequestro e successiva confisca della Ediltra s.r.1. – pretende di esercitare signorie sulla proprietà, in totale spregio dell’autorità giudiziaria.
In quest’ottica, pertanto, concludono i magistrati sul punto, va interpretata la reazione di Antonio Crea nei confronti di Bartuccio, colpevole, ai suoi occhi, di “mancanza di rispetto“, per avere accettato l’incarico giudiziario senza chiedere il preventivo assenso.
Ora mi fermo qui. Vi rimando anche a “Ora Legale”, proprio oggi sul portale www.ilsole24ore.com, per un approfondimento sul tema “Bartuccio” e poi ancora qui domani con un’altra puntata.
r.galullo@ilsole24ore.com
1 – to be continued