Pur di aggiudicarsi la vigilanza nella Piana di Gioia Tauro, la cosca Crea “resuscita” una società che ha chiuso i battenti

La scorsa settimana la Procura antimafia di Reggio Calabria ha condotto l’ennesima indagine contro la ‘ndrangheta. L’indagine ha messo in evidenza le pressioni esercitate dalla cosca Crea finalizzate a mantenere inalterata l’influenza sul Comune di Rizziconi (Reggio Calabria, nella Piana di Gioia Tauro) e che avranno, quale epilogo, lo scioglimento del consiglio comunale il 2 aprile 2011.

Secondo le ricostruzioni di investigatori e inquirenti la cosca poteva contare su propri uomini all’interno dell’amministrazione e degli uffici (indagati e/o arrestati nell’operazione, con i presunti vertici della cosca). Fin qui nulla di nuovo.

Ciò che cambia in questa storia è che il sindaco allora eletto, Antonio Bartuccio, giovane commercialista, anziché girarsi dall’altra parte come fanno molti altri suoi colleghi non solo in Calabria, ha affrontato la tracotanza della cosca a viso aperto, ha denunciato tutte le pressioni, tanto che le sue dichiarazioni, «caratterizzate da spontaneità, coerenza, intrinseca logicità e validamente riscontrate dagli ulteriori elementi indiziari raccolti nella fase delle indagini – scrive il Gip Adriana Trapani, che il 23 maggio ha firmato l’ordinanza –  contribuiscono a mettere in luce il potere della cosca mafiosa in questione sulla gestione della res pubblica, estrinsecatosi nella pretesa di determinare le mansioni di dipendenti comunali, di influire sulle assunzioni di operai presso ditte private, di stabilire le assegnazioni degli appalti o le destinazioni d’uso di terreni confiscati».

Di alcuni aspetti di questa ordinanza ho trattato ieri nel mio spazio settimanale “Ora legale” in home page del portale del giornale, sotto la testata www.ilsole24ore.com e sempre ieri su questo umile e umido blog (si veda http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/06/12/sgarro-dellex-sindaco-di-rizziconi-rc-al-malandrino-e-contabile-delle-sue-proprieta-confiscate-senza-chiedergli-il-permesso).

Oggi continuo ad approfondire l’indagine, mettendo in evidenza un altro aspetto: quello relativo alla ferrea volontà, da parte della cosca, sempre secondo la ricostruzione della Procura, di strappare contratti per centinaia di migliaia di euro per ogni tipo di attività che si muovesse intorno a Rizziconi. E a qualunque costo.

Prendete, ad esempio, l’assegnazione dell’appalto del servizio di vigilanza della centrale elettrica Rizziconi Energia (del valore di 300.000 euro annui) ad una società nel “cuore” di Domenico Crea, detto “scarpa lucida“. Sarebbe stato lui a tentare (invano, perché oltretutto il precedente appalto era stato prorogato e la cosca non ne era conoscenza) di condizionare l’assegnazione del servizio.

 

CARTA CANTA VILLAN DORME

La cosa straordinaria – che dice più di tanti sofismi – è il modo in cui la combriccola cerca di aggiudicarsi l’appalto: senza, di fatto, l’esistenza di una società di vigilanza (attiva solo sulla carta) ma chissenefrega…a tutto c’è rimedio in Calabria!

Non ci credete? E allora leggete il dialogo intercettato dagli investigatori, che dimostra come lo stato, di fatto “comatoso” della società non impensieriva Domenico Crea né lo faceva desistere dall’intendimento di ottenere l’aggiudicazione del lucroso appalto, tanto da rispondere al titolare della società di non preoccuparsi, in quanto, sarebbe riuscito a trovare una soluzione al problema.

Ecco a voi:

Imprenditore: E ma io ho chiuso don Mimmo lo sapete?

Crea: Ah?

Imprenditore: Ho chiuso l’azienda.

Crea:E vabbè non so se avete chiuso o meno, mi hanno detto qualcosa, vab6 ma in qualche modo si fa dai.

Imprenditore: Eh,eh, eh, eh.

Le risultanze investigative, per la Procura, dimostrano la cointeressenza tra un esponente di assoluto rilievo della cosca Crea e un imprenditore titolare della società di vigilanza di Villa San Giovanni e la precisa volontà della cosca Crea di far aggiudicare l’appalto presso la centrale elettrica di contrada Olmolongo alla stessa società. Per giungerci non si facevano mancare nulla, compresi violenti atti intimidatori perpetrati ai danni della ditta che già curava i servizi di vigilanza presso la centrale Rizziconi Energia.

L’ analisi delle circostanze riscontrate nei due attentati posti in essere nei confronti

Dell’istituto di vigilanza della Rizziconi Energia consente inoltre, alla Procura, di effettuare le seguenti considerazioni:

1) il primo dei due eventi aveva una modesta offensività, desumibile dal fatto che erano stati esplosi contro la guardiola delle guardie giurate solo poche cartucce di fucile;

2) Il 20 novembre 2011, si legge a pagina 55 dell’ordinanza, invece, venivano esplosi 30 colpi di kalashnikov: ciò voleva dire che la ndrangheta aveva “alzato il tiro”, ritenendo, evidentemente, che il primo avvertimento non avesse avuto l’esito sperato.

L’interesse direttamente dimostrato da esponenti autorevoli della cosca, la concatenazione degli eventi e il ferreo (ed egemone) controllo militare che i Crea esercitano da decenni sul territorio di Rizziconi, si legge sempre nel provvedimento, dimostrano la riconducibilità delle due azioni di fuoco contro la Rizziconi Energia, condotte con modalità tipicamente mafiose, al gruppo criminale Crea.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – the end (per la precedente puntata si legga http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/06/12/sgarro-dellex-sindaco-di-rizziconi-rc-al-malandrino-e-contabile-delle-sue-proprieta-confiscate-senza-chiedergli-il-permesso/)

  • bartolo |

    Beh Galullo, non dovrei commentare.
    Non ci riesco.
    Suggerirei alla macchina da guerra investigativa dell’antimafia reggina, di assicurare alla giustizia gli assassini del giovane Inzitari, barbaramente assassinato da crudeli bestie all’età di 18 anni. Per quanto riguarda il reato di mancato saluto all’ex sindaco Bartuccio, non credo importi ad alcuno. Tanto meno importa quello tentato da “scarpa lucida”: pilotare un appalto inesistente.
    Si soffermino gli inquirenti, una pacata riflessione sui soprannomi di capi e gregari, dell’organizzazione criminale calabrese, e già avrebbero la strada spianata sulla sua consistenza. Il guaio è … lo stato, vuole davvero superare la mafia?
    Saluti b.i.

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