Sette Forze dell’ordine: il Sap si chiede perché e lancia la petizione per unificarle. Gli altri sindacati che ne pensano? – Il “caso” Aldrovandi

Si conclude oggi a Rimini l’ottavo congresso nazionale del Sap, il Sindacato autonomo di Polizia, che per tre giorni ha fatto risuonare uno slogan: “L’unificazione è una necessità – C’è più sicurezza insieme”.

La proposta del sindacato è presto detta: riformare il comparto sicurezza (che costa 20 miliardi all’anno) non attraverso tagli al personale, alle stazioni e alle caserme ma attraverso la razionalizzazione delle sette forze dell’ordine a carattere nazionale. Come? Portandole a due, massimo tre (Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza), rendendo le altre corpi specializzati, sul modello della Polfer o della Polstrada. In questo modo di risparmierebbero tra il miliardo e i quattro miliardi annui (dipende dalle scelte di razionalizzazione), sempre più di quanto ipotizzato dal Governo con il Commissario straordinario per la spending review (600 milioni provenienti soprattutto dal blocco delle assunzioni e dal taglio ai presidi sul territorio).

Piacerà questa proposta? Sicuramente no. Ne sento parlare da quando ero bambino e tutti, a parole, sono d’accordo. Quando si tratta di passare ai fatti, scompaiono tutti. A partire dalla politica e dalle stesse gerarchie delle forze dell’ordine.

Gianni Tonelli, neo segretario generale e già pesidente del Sap ne è consapevole, tant è che afferma: «I poteri forti e le classi dirigenti, pur di non mettere a rischio le proprie prebende, cercano di opporsi in materia fortissima a questa unificazione. Siamo l’unico esempio al mondo di come si possono sprecare ingenti risorse economiche per mantenere un apparato di sicurezza ridondante, elefantiaco e poco efficiente sul piano economico e nel contempo proporre di ridurre la sicurezza dei cittadini chiudendo importanti presidi della Polizia di Stato su tutto il territorio nazionale. Ogni corpo di polizia assorbe circa il 60% delle risorse per il mantenimento dell’apparato, uffici, logistica, mense, caserme, servizi di vigilanza, scuole, materiale, automezzi e amministrazione chiunque è in grado di capire che è qui che bisogna intervenire. Forse unificare le Forze di Polizia costa troppo in termini di posti dirigenziali, prefettizi o da generali che unificando si sarebbe costretti a ridurre?».

Il Sap almeno ci prova a rompere il muro di un’anomalia tutta italiana e per questo ha anche deciso di lanciare una campagna di informazione e sensibilizzazione per riformare la sicurezza in Italia, con l’obiettivo di ridurre i Corpi dello Stato e di unificarli.

Per questo online ha lanciato una petizione (http://www.petizioni24.com/unifichiamo_le_forze_di_polizia_in_italia) che, nel momento in cui scrivo, ha raccolto 8.686 firme .

A leggere i commenti sembra che i firmatari siano entusiasti dell’idea di accorpare e anche al netto del fatto che si tratterà di persone vicine al sindacato o iscritti, è un segnale da non sottovalutare perché fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile anche solo proporre a parole, a chi indossa con legittima fierezza una divisa, di ragionare sulla necessità di accorpare e ridurre.

La sorpresa, semmai, è che questa necessità sia sentita da un solo sindacato e della sola Polizia di Stato ma anche qui la critica di Tonelli si fa sentire: : « Gli altri sindacati non si esprimono perché cosi compiacciono proprio i poteri forti».

Sarà vero o sono solo schermaglie sindacali?

Un modo per scoprirlo, in realtà ci sarebbe: unirsi alla petizione oppure spiegare – dati e ragioni alla mano – per quali motivi bisogna mantenere in Italia sette forze dell’Ordine (cinque nazionali più due locali, senza contare Guardia Costiera e Vigili del Fuoco) mentre nel resto nel mondo ce ne sono due, massimo tre.

IL CASO ALDROVRANDI

Peccato che ieri, a oscurare questa petizione, sia intervenuto un fatto che reputo, personalmente, spiacevole. Anzi: disdicevole. Le cronache e le immagini, infatti, danno conto di delegati in piedi e 5 minuti di applausi rivolti a tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del diciottenne Federico Aldrovandi, il 25 settembre 2005, durante un controllo a Ferrara.

Ho trovato personalmente irrispettoso tutto ciò. Non perché io possa esprimere un giudizio sui fatti che allora portarono a quella tragica morte (ci ha pensato la Giustizia) ma perché la memoria di quel giovane, i suoi familiari e i suoi affetti non meritavano di essere esposti ad una passerella di quel genere, ampiamente evitabile e dagli effetti (facilmente calcolabili) dirompenti.

Tonelli, a mio parere, e con lui il portavoce del sindacato, Massimo Montebove, travolti dall’evento, nelle dichiarazioni rese all’Ansa e a Radio Capital hanno messo una toppa forse peggiore del buco, parlando della necessità di esprimere solidarietà a quei ragazzi condannati e a tutti coloro che indossano una divisa.

Sicuramente la solidarietà poteva essere manifestata in maniere meno plateali di quella andata in onda ieri, frutto della pancia piuttosto che della testa, che, sempre a mio avviso, testimonia però un drammatico e sempre più profondo senso di distacco avvertito dalle Forze dell’Ordine (chiamate spesso a operare in condizioni disumane) nei confronti di quella gente, di quel popolo, che fino a pochi decenni fa era sentito come un corpo unico e che ora viene invece vissuto come “altro da se”. Quell’identificazione tra la divisa e la persona che ne è priva, quell’idem sentire tra poliziotti (o carabinieri) e popolo, è un ricordo sbiadito e sulle ragioni ci sarebbe da scrivere un trattato. Certo è che lo Stato ha fatto di tutto per rendere complessa la vita delle Forze dell’ordine.

Nel tentativo, che non ho approvato, di difesa di quanto accaduto ieri a Rimini, la sola cosa che merita di essere segnalata nelle parole di Tonelli è il richiamo alla volontà di giungere alla revisione del processo nei confronti dei colleghi, a giudizio del Sap, ingiustamente condannati. Ecco, la via maestra per far valere le ragioni, è un’aula di giustizia. Con una sentenza, anche passata in giudicato, si può sempre e essere o non essere d’accordo. La verità giudiziaria non è l’unica verità, ho ricordato più volte anche su questo blog. Se il sindacato Sap lo avesse spiegato nel corso dei lavori senza permettere la sceneggiata di ieri, mi credano i vertici del Sap e con loro quelli degli altri sindacati delle forze di polizia che negli scorsi anni hanno inscenato situazioni ancor più deplorevoli, ci avrebbe guadagnato in credibilità, senza rischiare di rendere ancora più profonda quella crepa tra chi indossa una divisa e chi non la indossa.

r.galullo@ilsole24ore.com

  • franco |

    Autogol del sap ci ha messo la polizia ancora di più sotto i riflettori, e sinceramente non c’è ne proprio bisogno. Alfano fino all’altro ieri pranzava con chi negava il 25 aprile, e poi si indigna per gli appalausi del sap.
    A mio parere l’indignazione è fatta solo per fermare il processo ormai irreversibile di unificazione delle forze di polizia e il sap ha offerto una buona scusa per far attaccare la polizia e fermare quel processo, non solo è da tempo che una parte della politica vede di malocchio i sindacati dei poloziotti e le giuste rivendicazioni, siamo stati attaccati più volte da più direzioni il punto e che in polizia le cose si sanno e si discutono metre in altri luoghi le cose nemmeno si sanno figuriamici se si discutono, di fatti è di queste ore, la raccolta dei commenti delle varie anime della polizia e il fatto che si discute deve aiutare a far capire alla gente che ongni poliziotto ha un cervello pensa e può o meno applaudire, quindi niente paura, abbiate più paura di chi non fa conoscere i propri errori e non li offre in discussione, con un occupazione silenziosa del territorio e una raccolta informazioni silenziosa, cosa sulla qule non si puo essere assolutamente d’accordo. E’ da tempo ormai che si cerca di approntare un discorso di trasparenza ma c’è sempre qualcuno che si oppone.

  • Luigi Scaglioni |

    Non ci sono commenti perchè ora la polizia fa paura, ha il potere di uccidere con la pretesa di immunità. L’applauso è stato un atto eversivo poichè i tre poteri dello stato devono assolutamente essere indipendenti. Troppe volte le forze dell’ordine hanno preteso e ottenuto salvacondotti dalla magistratura.

  • Aldo Stinga |

    Tonelli, se onesto e competente, dovrebbe proporre non l’unificazione ma la RIDUZIONE dei corpi dell’ordine sulla base di una pragmatica valutazione di chi, in questi anni ha saputo meglio tutelare la pubblica sicurezza: ricordando gli eventi della Diaz di Genova non mi sembra che la Polizia sia quella più idonea a svolgere questo delicato compito (principalmente per i funzionari che si sono avvicendati). Molto meglio ha operato l’Arma dei Carabinieri.

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