Alta Tensione 2/ Il pm Stefano Musolino prova a dimostrare che (una certa) politica reggina è sottoposta ad assoggettamento e omertà

Chiedo scusa a voi lettori e al pm Stefano Musolino della Dda di Reggio Calabria per il ritardo con il quale scrivo dei controesami ai quali ha sottoposto una serie di testi a discarico del politico Pino Plutino (quasi tutti, a loro volta, politici o che politica svolgono o hanno svolto, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, nonostante questa distinzione a Reggio sia solo utopistica) nell’udienza del 5 febbraio nel corso del cosiddetto processo “Alta Tensione 2” che il 21 dicembre 2011 portò, tra le altre cose, in manette appunto Pino Plutino, consigliere comunale Pdl (sospeso), ex assessore all’Ambiente.

Il ritardo è dovuto al folle concatenarsi di eventi criminali da analizzare, che ormai si susseguono senza soluzione di continuità. In Calabria e fuori.

La mia è un excusatio non petita (una scusa non richiesta) e dunque un’accusatio manifesta, vale a dire un’accusa evidente e palese. Nei miei stessi confronti, perché quell’udienza non me la sarei voluta perdere ma purtroppo l’ho persa.

Rimedio e la racconto da oggi, per diverse puntate. Lo merita.

Quell’udienza l’ho potuta indirettamente rivivere leggendo le 388 pagine del verbale.

Ovviamente la stampa calabrese (salvo rarissime eccezioni) si è ben guardata dallo scandagliare, analizzare e rivoltare come un calzino questa udienza la cui sintesi, per molti dei politici ascoltati da Musolino, è la seguente: “La ‘ndrangheta a Reggio io non l’ho mai vista. Se c’è, forse non me ne sono accorto. Ma se non me ne sono accorto ne ho letto solo sui giornali”.

Musolino, con dei controesami puntuali, sta cercando di dare fiato a un filone vitale di cui, ovviamente, in pochi si sono accorti. Sta cioè cercando di dimostrare (rectius: di confermare), a fini probatori e non di sociologia da quattro soldi, che anche la politica calabrese (ovviamente un certo tipo di politica calabrese e reggina) è sottoposta alla condizione di assoggettamento e di omertà attraverso la quale la ‘ndrangheta gestisce e pilota la vita socio-economica della comunità.

Musolino, nel recente passato, incalzò alcuni imprenditori nel processo Reggio Sud, gran parte dei quali negarono ogni tipo di pressione delle cosche, non rendendosi conto che così ostentavano (volenti o nolenti) un’omertà che derivava proprio dall’assoggettamento.

Riuscirà Musolino nel suo scopo? Ovviamente questo blog non prende mai parte a contese e riproduce qui una parte di quel verbale la cui lettura permetterà a ciascuno di voi (in attesa della requisitoria, delle difese e delle sentenze fino all’ultimo grado di giudizio) di formarsi una propria opinione.

Il primo controesame degno di interesse per questo blog, il pm Musolino lo espleta nei confronti di Sebastiano Romeo, segretario provinciale del Pd (pagine 191 e seguenti).

Eccolo a voi.

 

IL CONTROESAME

Musolino – Per quella che è la sua percezione nel quartiere di San Giorgio c’era la ‘ndrangheta, c’erano personaggi legati alla ‘ndrangheta che operavano sul quartiere? C’era qualcuno che si muoveva nel corso della campagna elettorale, o San Giorgio è un quartiere vergine da un punto di vista criminale?

RomeoNo, San Giorgio, come tutti i quartieri di Reggio, è un quartiere per la maggior parte abitato da persone serene e poi anche con delle presenze di tipo criminale, ma durante la campagna elettorale, che io non svolgevo… le ripeto, per scelta ho fatto la segreteria in via Possidonea, non ho avuto occasione, però, di

essere notiziato di questi… assolutamente.

Musolino – Sì, ma dico, vivendo da cittadino del quartiere di San Giorgio, oltre che da candidato politico, eccetera, eccetera, ha mai percepito la presenza della ‘ndrangheta, per Lei la ‘ndrangheta è una cosa che può dire di avere visto, incontrato, sa che esiste, oppure è una cosa che ogni tanto leggete sui giornali?

RomeoNo, che c’è una pressione anche nel quartiere sì, però che io abbia avuto particolari riscontri, o occasioni, a San Giorgio no, sinceramente.

Musolino – E allora perché dice che c’è una pressione?

RomeoPerché dico?

Musolino – Ha detto prima: “Che c’è una pressione nel quartiere sì, però io non so”.

RomeoA me non è mai…

Musolino – Allora dico, come fa a dire che c’è una pressione?

RomeoMah, lo riscontri dalle cronache, insomma, essendo uno che fa politica, diciamo, cioè…

Musolino – Ecco, quindi, Lei sa della ‘ndrangheta dai giornali, sostanzialmente?

RomeoDirettamente non ho mai avuto riscontro in San Giorgio Extra, assolutamente.

Musolino – Né come cittadino né come dirigente politico?

RomeoIn San Giorgio Extra mai.

Musolino – Mai, invece in altri contesti sì?

RomeoMah, in altri contesti succede che ti invitano, che so, ad una manifestazione di solidarietà dopo un attentato, dopo un agguato, e quindi tu hai un riscontro, diciamo, però bisogna vedere che cosa intendiamo per riscontro, Dottore, cioè, ecco.

Musolino – Non lo so, per esempio, c’è stato un attentato dinamitardo, Lei lo sa, una bottiglia incendiaria piazzata su un’autovettura nella disponibilità dell’Onorevole Nucera.

RomeoSì, sì.

Musolino – Eh no, Lei era… Lei stava facendo proprio questo esempio, siccome ha detto prima: “In occasione di”…

RomeoSì, ma io parlavo…

Musolino – Io le ho fatto un esempio classico che si è verificato in quel quartiere, che cosa…?

RomeoEd è un atto sicuramente criminale di intimidazione, però io non
ho riscontro diretto, diciamo. L’ho appreso, io ho anche telefonato all’Onorevole Nucera per manifestargli, solidarietà due o tre giorni dopo, ero fuori il giorno stesso, comunque gli telefonai, indubbiamente.

 

T’HO SCRITTO “’NDRANGHETA” SULLA SABBIA

 

Musolino – Sa se alcuni dei componenti della famiglia Condemi, Condemi Domenico in particolare, avesse altre parentele con soggetti legati alla criminalità organizzata?

RomeoNo, non l’ho… l’ho poi appreso dalle cronache, diciamo, ma se Lei intende durante la campagna elettorale no.

Musolino – Cioè, non è che camminavano con la maglietta con la scritta ‘ndrangheta.

RomeoIo non lo sapevo, diciamo.

Musolino – E’ un dato che le era sconosciuto.

RomeoMa io il signor Condemi Domenico non lo conosco, non le so nemmeno…

Musolino – No, no, io le ho parlato per questo, in generale, di qualche componente della famiglia Condemi.

RomeoNo.

 

QUESTO LO DICE LEI…

Musolino – Quindi, concludendo, Lei che è dirigente del principale partito di opposizione, in relazione al suo quartiere, dove c’è la sua base elettorale, sa che c’è la ‘ndrangheta ma non sa né per chi vota né come si manifesta, sa che c’è una sistema clientelare ma non sa chi lo manovra e come si manifesta, possiamo concludere così?

RomeoMa guardi, Dottore, questa è una conclusione che fa Lei, diciamo, io (inc. voci sovrapposte)…

Musolino – No, io cerco… Se Lei mi dice: “No Dottore, mi sono sbagliato, mi sono ricordato un fatto”, allora mi indica un fatto.

RomeoAppunto…

Musolino – Se non me lo indica non è che ma la invento io la conclusione, questo è il dato, diciamo.

Presidente (Teresa De Pascale, giudici a latere Salvatore Pugliese e Mattia Fiorentini ndr) – Effettivamente Lei ha detto: “No, io non so dire”.

RomeoPer essere precisi, Dottoressa, siccome io non sono testimone diretto di fatti di questo tipo, non posso fare affermazioni perché (inc. pronuncia affrettata).

Musolino – No, non diretto, potrebbe anche dire: “No, l’ho saputo, me lo ha detto Pasquale”.

Presidente – Fatti di cui è a conoscenza.

Musolino – Cose concrete, che vanno al di là, sennò…

Romeo – No, assolutamente no.

Musolino – Va bene, non ho altre domande.

Bene, per il momento chiudiamo qui ma domani torno. Credo che ciascuno sarà libero di formarsi un’opinione leggendo questo interrogatorio (in attesa di quello di domani).

r.galullo@ilsole24ore.com

1-    to be continued

  • Francesco Azzara' |

    Buongiorno Galullo,la ringrazio anzitutto, da calabrese, per l’ottimo lavoro giornalistico che fa. Per quanto riguarda il post sulla testimonianza dell’amico Seby Romeo, forse qualcosa si sarebbe potuto ricordare della presenza della ndrangheta nelle elezioni di ordine e grado. Come quelle della nomina dei rappresentanti d’Istituto al Tecnico Commerciale “Galileo Ferraris” nel quartiere San Giorgio Extra.Si parla di tanti anni fa, ma in quell’occasione a chi fu eletto insieme a Romeo, grazie ai voti ricevuti,fu richiesto di dimettersi con minacce,considerato avesse ottenuto la nomina a discapito di giovani rampolli di famiglie mafiose reggine.

  • bartolo |

    Beh… Galullo, il pm e la Corte sono impeccabili, come d’altronde lo è Lei, nell’analizzare minuziosamente il contrasto tra la cultura prevalente di buona parte dei cittadini reggini di ogni livello e grado e il codice penale. Se i giudici vivessero nel quartiere San Giorgio Extra, oppure dove abito io, provincia di Reggio Calabria, litorale Jonico, ove quel contrasto è ancora più marcato, certe domande non sarebbero fatte. Infatti, buona parte della popolazione se la ride alla grande, per le mancate risposte dei testi al cospetto del Tribunale. La verità che nessun Tribunale potrà mai accertare è che, salvo qualche eccezione, tutti i politici calabresi, di ogni ordine e grado, a fasi alterne, secondo il turno cui tocca alla dx o alla sx, vincere le elezioni amministrative e politiche, alla ndrangheta (o meglio, agli uomini della ndrangheta più rappresentativi e illuminati rispetto alla massa di sodali paralitici-disadattati-cialtroni) chiede i consensi elettorali. D’altronde, se l’esercizio del voto è diritto di ogni cittadino che né ha facoltà; ed altrettanto diritto è quello del candidato di chiedere consensi per il proprio fine, non si capisce dove sta l’inghippo. Il problema è diverso. E, precisamente: se i giudici facessero i giudici, i politici i politici e le ff.oo. le Forze dell’ordine; la ndrangheta non avrebbe modo di esistere. Infatti, il politico, onesto per eccellenza, non si vergognerebbe d’aver chiesto consenso a chi, se pur attenzionato per ndrangheta, gode ugualmente del diritto di voto, anzi, si preoccuperebbe di raccomandare al medesimo la retta convivenza civile nel medesimo rione di convivenza e, di conseguenza, difenderebbe le proprie azioni davanti a qualsiasi istituzione democratica a fronte alta e con l’autorevolezza che la Costituzione gli attribuisce; il giudice inquisirebbe e valuterebbe secondo il codice penale e quello di procedura penale, tralasciando ogni ti po di fanatismo mediatico; le ff. oo, invece, presenti in numero molto più elevato rispetto a quello dei criminali su qualsiasi porzione di territorio, dovrebbero proteggere i cittadini onesti dai pochi criminali, funzione, tra l’altro, tra le più semplici, considerate le specifiche competenze, e mezzi a disposizione, dei corpi speciali delle varie armi e polizie all’uopo preposti. Solo per citarne alcuni SCO (Polizia di Stato) ROS (Carabinieri) GICO (Guardia di Finanza) DIA (Interforze).
    Che non sia proprio questo il problema?: Troppi lottatori professionisti e specialisti, (in politica, in magistratura, tra le ff. oo. e nella società civile) pochi, onesti per eccellenza.

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