«Da tutto ciò deriva un accrescimento dello stato di insofferenza personale di Matteo Messina Denaro, attestato da alcune risultanze. A questo punto chiedo la segretazione della seduta»: sono queste le parole che Roberto Scarpinato, procuratore generale di Palermo, pronuncia intorno alle ore 16 del 20 gennaio, prima che la Commissione parlamentare antimafia dove era audito, decide di accogliere la richiesta e disattivare l’impianto audio.
Che cosa Scarpinato avrà raccontato poi non è dato sapere. Ma quel che ha raccontato prima, sfociato in quella frase consequenziale «da tutto ciò deriva…», invece lo sappiamo. E da solo giustifica il nervosismo del superlatitante trapanese.
Tanto nervosismo si riversa non solo sulla vita di Scarpinato ma anche su quella del capo della Procura di Trapani Marcello Viola e di alcuni suoi sostituti.
Nel precedente articolo (si legga http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/commissione-antimafia-il-pg-roberto-scarpinato-spiega-come-le-procure-di-palermo-e-trapani-spolpano-il-tesoro-di-matteo-mess.html )abbiamo infatti visto il circuito virtuoso attraverso il quale le Procure di Palermo e Trapani e la Dia, con la regia della Procura generale di Palermo, stanno dando la caccia ai patrimoni illeciti e mafiosi.
I numeri, meglio di mille chiacchiere, rendono l’idea.
Per comprendere la rilevanza degli interessi economici in gioco e il coefficiente di rischio, che si estende anche al Presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, Piero Grillo, va considerato che in questi ultimi anni la Sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani ha effettuato sequestri e confische per un valore complessivo di quasi tre miliardi. L’ultimo ieri.
Scarpinato ha fatto degli esempi lampanti e cronologici.
1) sequestro e confisca nei confronti di Vito Nicastri, denominato il “re dell'eolico”. «Si tratta di un colletto bianco – ha spiegato Scarpinato – ritenuto uomo cerniera tra la mafia ed esponenti del mondo finanziario, che aveva conquistato una posizione di oligopolio nel settore delle energie alternative e al quale è stato sequestrato un patrimonio di 1,5 miliardi»;
2) sequestro e confisca che hanno riguardato Giuseppe Grigoli, «considerato il braccio economico di Matteo Messina Denaro nel settore della grande distribuzione, con tutta la catena dei supermercati e un patrimonio stimato in 750 milioni»;
3) Rosario Cascio, al quale è stato sequestrato un patrimonio stimato in 250 milioni «e che operava nel settore dell'edilizia»;
4) proposta di sequestro della Valtur dell'imprenditore Carmelo Patti, «ritenuto anche lui collegato a Matteo Messina Denaro».
«Tutti quelli che ho menzionato – ha scandito le parole Scarpinato assumendosi la responsabilità delle riflessioni anche alla presenza di indagini in corso, processi in corso e/o ablazioni non ancora giunte a definizione, come ad esempio nei casi Patti e Cascio – sono soggetti riconducibili a Matteo Messina Denaro e che operano nei più vari settori – grande distribuzione, edilizia, settore turistico, energia alternativa – a dimostrazione della diversificazione degli investimenti. Matteo Messina Denaro ha ben motivo, quindi, di dolersi dell'attività della magistratura di Trapani di conserva alla direzione distrettuale antimafia di Palermo».
Questo stato di irritazione del boss latitante è accresciuto, ha specificato Scarpinato, a seguito dell'instancabile attività di indagine svolta dalla magistratura che, a poco a poco, ha consentito di individuare e arrestare nel tempo decine e decine di soggetti che svolgevano il ruolo di favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro e di intestatari dei suoi beni. Da ultima, l’operazione che nel dicembre ha colpito il cerchio più ristretto di Matteo Messina Denaro, cioè la sorella e altri parenti.
E proprio ieri da Trapani è arrivata l’ennesima mazzata al patrimonio del superlatitante di Castelvetrano. La Direzione investigativa antimafia di Trapani ha infatti operato un sequestro nei confronti di Vincenzo Panicola, detenuto per mafia. Si tratta di un terreno nel territorio di Castelvetrano, intestato alla moglie Anna Patrizia Messina Denaro, sorella del latitante e recentemente arrestata nell'operazione Eden.
2 – to be continued (la precedente puntata http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/commissione-antimafia-il-pg-roberto-scarpinato-spiega-come-le-procure-di-palermo-e-trapani-spolpano-il-tesoro-di-matteo-mess.html)