Cari lettori in questi giorni si stanno accavallando sui media reggini editoriali su editoriali su un tema che – solo apparentemente – è locale. Il dibattito sul futuro sindaco di Reggio Calabria – per tutto ciò che comporta – è infatti degno di una vetrina nazionale.
Tanto per citare alcuni analisti – come mi vengono in mente – Paolo Pollichieni, Aldo Varano, Consolato Minniti e Alessia Candito. Di tutti ho apprezzato il contributo di conoscenza, analisi, dubbi e domande che doverosamente devono accompagnare chi fa il nostro mestiere.
Senza alcuna pretesa vorrei buttare lì anche io qualche riflessione per la buona (e disperata) causa reggina.
AL POPOLO, AL POPOLO!
La dialettica è partita in queste ultime settimane perché oramai anche i sassi sanno che per le amministrative reggine si voterà, con 99 probabilità su 100, nella primavera 2014, verosimilmente in coincidenza con le Europee. Ci sono infatti più possibilità che Lillo Foti diventi Vescovo di Reggio Calabria che il ministro dell’Interno Angelino Alfano decida di prorogare il commissariamento di Reggio. E poi dicono che gli amici non servono…
Sono convinto di due cose: il centrodestra urlerà ovviamente alla sacrosanta decisione di ridare – pur in presenza di un corpo amministrativamente moribondo che avrebbe ancora bisogno di una cura da cavallo da parte dello Stato – il potere ar popolo sovrano. Come se a Reggio fosse solo il popolo ad essere sovrano e a decidere le sorti degli eletti…
Il centrosinistra dietro comunicati stampa in cui si rincorreranno “tutto e il suo contrario” – che non è il nome di una banda da balera ma è il simbolo della chiarezza di idee che regna in quella coalizione – sarà anch’esso ben felice di ricorrere ar popolo sovrano.
Gli uni e gli altri sicuri di vincere senza fare i conti con il movimento (intestino) Cinque Stelle, ben lieto anch’esso di votare e far votare la mejo gioventù ad esso assai vicina (così credono i pentastellati che non fanno i conti con il fatto che per chi deposita la scheda elettorale nelle urne a Reggio, Franza o Spagna, l’importante è che se magna. E loro, ar popolo sovrano che vota, che je fanno magnà?).
VETRINA NAZIONALE
La vetrina è nazionale proprio a partire dal fatto che Reggio è stata sciolta infine – ma proprio alla fine di un percorso censurabile – per contiguità mafiosa. Una robetta da niente che gli autori del disastro politico, economico, sociale, morale e infine contabile – certificato non dai giornalisti straccioni ma da ministero del Tesoro, Ragioneria generale dello Stato, prefetti, commissioni di accesso, ministero dell’Interno, Governo, Capo dello Stato, Tribunali civili, Chiesa svegliatasi dal torpore e chiedo scusa se dimentico qualcuno nel lungo elenco – stanno facendo di tutto per dimenticare e per fa ricordare, viceversa, al mondo intero come si stava meglio quando si stava peggio. E fanno di tutto – ma proprio di tutto – per additare i giornalisti (tranne quelli amici che non sono pochi ma tantissimi e spregiudicati) come una pattuglia di immondo ciarpame che gioca ad affondare la città. La loro idea di libertà di stampa è questo: o con me o contro di me. Vagli a spiegare che un Giornalista sta solo dalla parte dei lettori e che se ne fotte anche dell’olio di ricino e del manganello!
A ricordare al mondo che si stava meglio quando si stava peggio contribuisce anche un’opposizione che mai come in Calabria è la testimonianza vivente che l’asse di governo non si fonda sui programmi ma sullo sfascio, figlio di poche idee ma confuse.
In questi anni, infatti, l’opposizione ha fatto cip-cip e qualche volta bau-bau e nulla più e, dopo un periodo di gelida attesa, anche lei ha cominciato a sparare a zero contro la terna commissariale. E che ‘so scemi! Lo faceva il centrodestra, lo facevano anche loro, perché lo chiedeva er popolo!
PEDINA VITALE
La vetrina nazionale, però, è ancor prima necessaria per un altro motivo: Reggio Calabria è una tessera vitale per gli assetti politici nazionali. Chi conquista la città è in grado di ricevere molti “bonus” politici da spendere al momento giusto sulla ribalta nazionale. Non solo: conquistare il Municipio vuol dire anche ostentare quella stabilità che tutti i centri di poteri – non solo della città dello Stretto ma anche e soprattutto quelli romani – attendono come una manna dal cielo. Del resto – lo sanno anche i sassi – l’instabilità innervosisce i padroni del vapore.
IL NERVOSISMO
Tutto questo ben sa quello che bonariamente chiamerò (per la sua enorme abilità) il Magnifico Rettore dell’”Università dei due mondi calabresi”, vale a dire il presidente della Regione Scopelliti Giuseppe che – così interpretano alcuni esegeti sparsi nelle redazioni reggine e calabresi – è nervoso. Nervosissimo.
Tanto da scagliarsi contro tutto e tutti. I giornalisti cialtroni e va beh! Quella è una costante alla quale io sono particolarmente affezionato. Se non rientrassimo più nella sua categoria di cialtroni e pupi vorrebbe significare che abbiamo sbagliato mestiere.
I politici dell’opposizione e va beh! Quello è un gioco delle parti: tanto sa che fanno pio-pio (come il pulcino “tormentone”) e bau-bau ma non mordono e se mai avessero intenzione di mordere, le truppe cammellate di Scopelliti sono pronte a tirare fuori dall’armadio dell’opposizione qualche scheletro al quale divellere un paio di ossi da far rodere e azzittirli in un men che non si dica.
Quel che ha colpito molti analisti è che Scopelliti Giuseppe abbia attaccato magistratura, Chiesa e industriali.
Ohibò – si son detti gli analisti locali – cosa diamine sta succedendo?
E giù con le interpretazioni, che sostanzialmente riassumo: una certa magistratura non copre più le spalle al Magnifico Rettore dell’”Università dei due mondi calabresi”, una certa Chiesa, svegliatasi dal letargo, si è accorta che la città non era meglio quando andava peggio e una certa quota di industriali si è – vivaddio – resa conto che in quell’Università non si impara nulla. Anzi.
DAJE AL BORGHESE!
In una frase, Scopelliti Giuseppe, ha sparato a zero contro la borghesia cittadina, rea di averlo lasciato solo nel momento in cui i giornalisti cialtroni e pupi riuscivano con sprezzo del pericolo e ardimentoso agir, a coagulare intorno a loro nientepopodimenoche prefetti, ministri, presidenti del consiglio, capi dello Stato, magistrati, ragionieri generali dello Stato e chi più ne ha più ne metta, per far sciogliere il Comune di Reggio Calabria per “contiguità mafiosa”! Caspita che potenza cialtronesca e pupara!
Ora – ammesso e non concesso – che qualcuno creda davvero alla strapalla del complotto (non ci crederete: oltre al Magnifico Rettore ci sono 4 gatti der colosseo che lo seguono), a me sembra che Scopelliti Giuseppe che prima di diventare Magnifico Rettore dell’”Università dei due mondi calabresi” ha avuto fior di docenti come, che so, Ciccio Franco, sappia perfettamente che quella borghesia sociale e cattolica alla quale rivolge i suoi strali non solo l’ha sempre abbondantemente sostenuto, coccolato e sbaciucchiato ma si è persino stretta a coorte e tentato il miracolo nel momento del massimo bisogno. Solo che – umanamente – non ce l’ha fatta a salvare il “modello Reggio”. C’ha provato ma ad impossibilia nemo tenetur!
Se preferite: si gna fai gna fai! (traduco per i profani del latino e del romanesco: se non ce la fai non ce la fai)
Ed allora perché il “Magnifico Rettore” strilla e strepita?
FACILE FACILE
La risposta – per me – è facile facile. Quella di Scopelliti Giuseppe, classe 66, editorialista e dottore commercialista, è una serena chiamata alle armi: o la borghesia cittadina si riunisce intorno a lui in vista delle elezioni comunali e dunque sa che avrà garantiti anni di pax a tutto tondo e luminoso matrimonio di interessi o lui li scarica e si aggrappa al “bond” decennale: er valoroso popolo dell’antimafia, del volontariato e dell’associazionismo! Sarà er valoroso popolo dell’antimafia e dell’arcobaleno della pace, con il quale ha camminato con immensi sacrifici a braccetto in questi duri anni di attacchi mafiosi e giornalistici, a portare uno dei suoi a riconquistare il Municipio di Reggio Calabria! E poi voglio vedervi, borghesi piccoli-piccoli, a piangere dopo! Neppure le briciole…
E’ chiaro che se la borghesia e una certa Chiesa faranno quadrato, Scopelliti potrà far eleggere anche il suo delfino (in assenza di cavallo). Che si chiami Pippo, Gatto Silvestro o Romeo, er mejo derfino der Colosseo, nulla cambierebbe. La città riandrebbe – legittimamente sia chiaro – nelle mani politiche del centrodestra che ruota intorno al Magnifico Rettore dell’”Università dei due Mondi calabresi”.
E tanto meglio se il popolo del Pdl – come ancora ieri scriveva Aldo Varano – è più che mai spaccato al suo interno (cosa a cui personalmente non credo perché se er capo è er capo uno o più motivi ci saranno o no?). Se così davvero fosse, tra i tanti litiganti a godere sarà er valoroso popolo dell’antimafia e dell’arcobaleno della pace!
DISTRAZIONE DI MASSA
In caso di risposta alla chiamata – infatti – il centrosinistra nulla potrebbe se non provare a opporre un nome che è stato congelato da circa un anno ed è talmente segreto che il figlio di tre anni di un lontano parente di un vicino di ombrellone di mio cugino acquisito di quarto grado, a mia domanda esplicita: “Chi sarà il candidato sindaco del centrosinistra a Reggio” ha così arditamente risposto senza neppure capire la domanda: “ Ciuteppe Faccomatà”. Va scusato, non parla ancora bene l’italiano ma ripete a pappagallo quello che sente segretamente dire in città.
E già perché è il figlio dell’ex sindaco di Reggio Italo Falcomatà l’arma segreta di “distrazione” di massa! Lo sa anche l’ex Vescovo di Reggio Calabria, Vittorio Luigi Mondello, che sulla soglia degli 80 e pronto a godersi la meritata pensione, ha esternato sui mali atavici della città e sul bel tempo che fu. Cose che capitano, così come capita che il centrosinistra sia (di facciata) convinto che intorno a quel nome nostalgico possa coagulare pezzi di borghesia e di Chiesa illuminata, oltre che frotte di giovani. Il problema è che se perdi Reggio perdi anche la Regione! Del resto pagano anni di pio-pio, squitt-squitt e bau bau!
SCOPELLITI AL CUBO!
Se solo il centrosinistra ci prova a tirare fuori quel nome che evoca l’eden mediatico del bel tempo che fu (qualunque altro cognome sarebbe destinato ad un rapido affossamento elettorale), cosa ti fa il Magnifico Rettore dell’”Università dei due mondi calabresi”?
Zac! Ti tira fuori il nome che (non) ti aspetti: quello di Rosanna Scopelliti.
Oh, sia ben chiaro ragassi: questo è quello che – spalle al muro – mi aspetto che faccia ma non è detto che lo faccia davvero! E non è magari poi detto che Rosanna accetti (la conobbi anni e anni fa ad un incontro con don Ciotti e chi l’avrebbe mai detto che un giorno me la sarei ritrovata sotto l’ombrello di don Peppe!).
Sapete com è: ultimamente non frequento molto Scopelliti Giuseppe. Sarà per via delle libertà di stampa, non so…
Scopelliti al quadrato, insomma, magari al cubo se si conta che anche la mamma della parlamentare Pdl folgorata sulla via di Peppe, si chiama – ironia della sorte – se la memoria non mi inganna proprio Scopelliti (cognome peraltro diffusissimo in Calabria).
Se davvero il Governatore tirasse fuori quel nome e se Rosanna accettasse, te la immagini la faccia del centrosinistra? Mi sembra di sentirli già: «Ma come…Avevamo tirato fuori dal cilindro il figlio del sindaco antimafia e questo ci tira fuori dal suo cilindro la figlia del giudice antimafia, a sua volta indefessa rappresentante der popolo antimafia! Ma così non vale…Con te non ci gioco più…».
DIALOGO IMMAGINIFICO
E già, lo scontro al calor bianco tra i “figli di” diventerebbe una battaglia a colpi di: «E’ la mia storia che lo dice: io sono più antimafiosa di te. Er valoroso popolo reggino voterà per me». «Se la tua storia lo dice, la mia lo urla: sono io che sono più antimafioso di te». «Taci, io sono più antimafiosa di te che dici di essere antimafioso e c’ho pure un compagno che è talmente antimafioso da gridare al mondo di ammazzarci tutti». «Ma che ve possino ammazzavve tutti, come dicono ironicamente e bonariamente i romani in dialetto, a voi dell’antimafia parolaia e dell’arcobaleno stinto, che pendete dalle labbra del Governatore e dal borsellino della Giunta». «Ma come ti permetti cultore del pedale e del bicipite, er valoroso popolo dell’antimafia e dell’arcobaleno multicolor lo abbiamo costruito passo dopo passo, convegno dopo convegno, sfilata dopo sfilata, palco dopo palco, sagra dopo sagra, museo dopo museo, intervista dopo intervista, ma che ti credi che è facile parlare!». «Brava, brava. Parla parla che intanto mio padre ha fatto i fatti e tutti qui lo ricordano!».
Non so se andrà così e consentitemi la ricostruzione volutamente paradossale del dialogo di fantasia tra Giuseppe e Rosanna. Una cosa appare certa: Scopelliti Giuseppe godrebbe come una tortora in calore e con lui la “clacque dirigente”.
A meno che – sulla via di Reggio – non restino fulminati tutti dalla mossa sulla scacchiera dei Cinque Stelle che, ricordiamolo, qui sono stati il primo partito alle polit
iche. Chi tirerebbero loro fuori di magico dal cilindro? A occhio e croce nessuno.
Reggini, le comunali sono un’altra storia…E questo il Magnifico Rettore dell’”Università dei due mondi calabresi” lo sa, lo sa. Per questo strizza l’occhietto ar valoroso popolo antimafia e dell’arcobaleno della pace dopo averlo alimentato (erano ancora infanti tanti anni fa) e coccolato per anni. E lo sanno anche la borghesia e le anime in pena del Pdl. Che per questo si trovano sotto il fuoco amico.
r.galullo@ilsole24ore.com