Cari lettori, da venerdì 21 giugno (e dunque rimando all’archivio del blog) sto raccontando alcuni particolari dell’operazione Stop, con la quale il 19 giugno il Ros e il comando provinciale dei carabinieri di Cosenza hanno arrestato 28 esponenti della cosca Acri-Morfò di Rossano (Cosenza) a seguito di una misura coercitiva, emessa dal gip distrettuale di Catanzaro, Gabriella Reillo, su richiesta della Dda. Gli arresti sono avvenuti a Rossano (abbastanza logico), ma anche a Vigevano, Viterbo, Parma e Cuneo.
Gli arrestati – 19 in carcere e 9 ai domiciliari – sono accusati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere, tentato omicidio, estorsione, rapina, detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra, di sostanze stupefacenti, procurata inosservanza di pena, violenza per indurre più elettori a votare un candidato specifico, illecita concorrenza e trasferimento fraudolento di valori. Sono stati eseguiti inoltre sequestri di numerosi beni mobili e immobili, società e conti correnti bancari per un valore di 40 milioni di euro.
Sono stati sequestrati 25 immobili, acquistati ad un prezzo complessivo di 2 milioni; 45 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 160mila; 45 autoveicoli, acquistati ad un prezzo complessivo di circa 380mila euro; 7 polizze assicurative, per un controvalore pari a circa 20mila euro e 17 società, per un fatturato complessivo di circa 10 milioni.
Venerdì 21 giugno mi sono soffermato su una rete di complicità e protezioni che ad alcuni indagati di peso (per essere chiari: secondo l’accusa esponenti di spicco della cosca di Rossano) veniva garantita a Vigevano (Pavia). Restiamo anche oggi in Lombardia ma ci spostiamo a Rho, alle porte di Milano.
Secondo l’accusa, infatti, come si legge a pagina 3 dell’ordinanza, l’associazione che si è ingerita nell’imprenditoria di tutta l’area della provincia di Cosenza e anche altrove (nel Milanese, appunto), in particolare: nel settore della distribuzione di caffè torrefatto e prodotti derivati, nel settore degli appalti di servizi di vigilanza, nella distribuzione di prodotti da forno e di altri generi alimentari, nel noleggio di videogiochi di genere illecito e no, con la costituzione di una serie di imprese che hanno, ‘ndranghetisticamente, assunto posizioni di monopolio e che sono state costituite e sono, continuamente, finanziate con il provento dei crimini organizzati ed eseguiti dall’associazione.
PELLEGRINO CAFFE’
La distribuzione del caffè fuori dalla provincia di Cosenza ruota intorno a una società: la Pellegrino Caffè srl. Secondo l’accusa Nicola Acri – che con un termine curioso gli inquirenti chiamano a un certo punto il “dirigente” dell’associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetistico Acrì-Morfò – attribuì fittiziamente ad una donna la titolarità del 50% delle quote della Pellegrino Caffè srl e l’amministrazione della stessa società, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione e di agevolare la cosca.
Altri due indagati invece – Sergio Sapia e Orazio Acri – avevano il compito di gestire, unitamente al capo e agli organizzatori, le diverse imprese che monopolizzano ‘ndranghetisticamente (l’ordinanza dice proprio così) l’offerta di caffè e prodotti derivati.
Come risulta dalle intercettazioni, poco tempo prima delle cattura di Nicola Acri,
nel corso del 2010, Sergio Sapia riuscì ad estendere la distribuzione del caffè torrefatto anche al nord. Il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio ha spiegato che Cataldo …omissis…(non è indagato e dunque ne ometto il cognome), preposto al “locale” di Cirò, che trascorreva la latitanza insieme a Nicola Acri, nel corso di un incontro a Legnano gli aveva chiesto di “aiutare” i rossanesi ad imporre il caffè Pellegrino nella grande distribuzione di Milano.
L’INTERROGATORIO
Ecco il testo dell’interrogatorio di Francesco Oliverio al pm il 17 novembre 2012, riportata a pagina 198 dell’ordinanza.
«In diverse occasioni ho incontrato Acri Nicola insieme a Cataldo …omissis…. Gli incontri sono avvenuti nel corsi del 2007, allorché sia …omissis…sia Acri erano latitanti presso il Villaggio Valtur di Isola Capo Rizzuto. In altri interrogatori avevo parlato di questi incontri, non avevo menzionato Acri Nicola limitandomi a dire che c’erano altre persone. La mancata citazione di Acri Nicola è dovuta al fatto che lo ritenevo di caratura criminale inferiore a Cataldo …omissis…. Acri Nicola era insieme durante la latitanza a Cataldo …omissis…perché era una azionista vicino agli zingari ed in particolare a tale “dentuzzo” di Cassano. Mi riservo di visionare le fotografie che l’Ufficio mi vorrà sottoporre, al fine di riconoscere e ricordare le persone che erano vicine ad Acri Nicola e quali suoi collaboratori presero parte a questi incontri. Cataldo …omissis…teneva molto ad Acri Nicola, questo affermo perché ricordo di una riunione cui parteciparono molte altre persone, fra le quali Vincenzo …omissis…(non è indagato e dunque ne ometto il cognome, ndr),, tenutasi a Legnano, Cataldo…omissis…e Acri erano latitanti, tornavano dall’estero e si erano fermati a Milano. Nel corso di questa riunione Cataldo …omissis…e lo stesso Vincenzo …omissis… mi chiesero se potevo fornire appoggio alla ‘ndrina di Rossano, quindi ad Acri Nicola, per imporre anche al nord Italia un caffè torrefatto, che ricordo essere denominato “Pellegrino” e servizi di vigilanza per tramite di buttafuori che la cosca Acri gestiva specie in territorio dell’Emilia. Io naturalmente avrei dovuto passare parola ai miei uomini dislocati al nord Italia perché a loro volta incontrassero coloro che si occupavano per conto di Nicola Acri di caffè e di buttafuori, affinché venissero imposti per l’appunto al nord Italia. Ho passato parola non so poi quale sia stata la sorte di questi affari che non mi riguardavano direttamente. La riunione della quale sto parlando mi pare si sia svolta nel periodo pasquale del 2008.
…omissis…».
UN ALTRO RACCONTO
Il 1° dicembre 2012 Oliverio rende un altro interrogatorio precisando che dopo l’incontro di Legnano aveva dato incarico a Giuseppe …omissis……(non è indagato e dunque ne ometto il cognome), che apparteneva alla locale di Pioltello, di imporre il caffè Pellegrino nella grande distribuzione e che, successivamente aveva incontrato più volte Sergio Sapia e Francesco Sommario (anche lui indagato in questa operazione e che riconosce in foto), a Milano prima a Lorica (Cosenza) dopo, che “rappresentavano” la Pellegrino caffè.
Ecco il testo dell’interrogatorio che si trova nell’ordinanza al
le pagine 199 e 200.
«L’ufficio chiede specificazioni in relazione all’incontro che il collaborante ha già riferito avere avuto con Acri Nicola, nel corso del 2008. Il collaboratore risponde: per come accennavo, nel periodo di Pasqua del 2008, ricordo che avevano da poco ucciso Luca Megna, io ero a Rho,e venivo contattato da Giuseppe…omissis…il quale parlava per conto di Enzo…omissis…che è il capo della locale di Legnano ed è nipote di Silvio…omissis… Giuseppe…omissis… mi diceva che mi doveva incontrare lo zio per cui capivo che si riferiva a Silvio…omissis…e Cataldo …omissis… e mi mettevo a disposizione. Mi conducevano in un cantiere di Legnano, preciso nei dintorni di Legnano. Io arrivavo per primo e mi mettevo vicini ad una finestra per scorgere il sopraggiungere di Silvio…omissis…e Cataldo…omissis…. Per prima arrivava un’autovettura con a bordo persone che non conoscevo, probabilmente si trattava della staffetta, preciso che conoscevo quei ragazzi di vista quali uomini di Enzo…omissis…. Poi, sopraggiungeva Silvio…omissis…a bordo di un’auto guidata da Nicodemo…omissis…. Dopo pochissimo una terza auto guidata da Luigi…omissis…con a bordo Cataldo…omissis…e Nicola Acri. Mi sono appartato con Cataldo…omissis…, Silvio…omissis…, Nicola Acri ed Enzo…omissis…che era arrivato al cantiere, ancora dopo Nicola Acri e Cataldo …omissis…accompagnato da Emanuele il “palermitano”.
Cataldo…omissis…, Silvio…omissis…e Nicola Acri erano latitanti e stavano tornando dall’estero. L’incontro era dovuto alla necessità di chiarire una situazione che si stava verificato nel Comune di Santa Severina, in particolare: c’erano le lamentele di Pino…omissis…in quanto un mio cugino che si chiamava Tommaso …omissis…(che è stato ucciso) estorceva ad alcune ditte due o tre mila euro al mese. Pertanto, quelli di Santa Severina, sentendosi scavalcati si erano rivolti a Silvio …omissis…e Cataldo…omissis…. Io non volevo discussioni per importi così modici pertanto dicevo che avrei fatto rispettare la ndrina di Santa Severina e aggiungevo che avevo già rassicurato Pino…omissis…. Chiuso il discorso relativo a Santa Severina, Cataldo…omissis… mi diceva che dovevo favorire Nicola Acri il quale aveva una impresa denominata Pellegrino che distribuiva caffè torrefatto. In definitiva: Cataldo…omissis… mi stava chiedendo di favorire la distribuzione di questo caffè in Lombardia. Naturalmente, accettavo, ne parlavo con Enzo…omissis…con il quale convenivo della possibilità di affidare questa responsabilità a Giuseppe…omissis…che appartiene al locale di Pioltello. Infatti, …omissis…aveva dei bar e dei ristoranti e comunque poteva intervenire nella grande distribuzione chiedendo di commercializzare il caffè Pellegrino. In più occasioni, successivamente, parlando con Giuseppe…omissis.. ho avuto modo di verificare che si stava impegnando per come gli era stato chiesto, nel favorire la distribuzione del caffè Pellegrino.
Conosco le persone effigiata al n. 5 e al n. 7 quali uomini di Nicola Acri che per conto di quest’ultimo si interessavano di imporre il caffè torrefatto. Mi ricordo di queste persone perché le ho incontrate in due occasioni: una prima volta, nel milanese, insieme a Giuseppe…omissis…che li stava “aiutando” , secondo quanto gli avevo chiesto nella distribuzione del caffè Pellegrino. Non ricordo con precisione l’epoca di questo prima incontro. Ricordo invece che, una seconda occasione, alla fine del 2010 ho incontrato queste medesime persone in Lorica . Io ero latitante me lì ripresentò tale Sergio “contrasto onorato” della ndrina di San Giovanni in Fiore, gestore di una multiproprietà di Lorica. Ricordo che ho detto a Sergio di aver già incontrato queste due persone che anche in quella occasione erano interessate a distribuire il caffè».
Per ora ci fermiamo qui ma a brevissimo – sempre su questo umile e umido blog – scopriremo che anche la Lombardia, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, sta troppo stretta alla cosca Acri-Morfò.
2 – to be continued (la precedente puntata è stata pubblicata il 21 giugno)
r.galullo@ilsole24ore.com