Ivan Tripodi (Pdci) mi scrive: «Il presidente della Provincia di Reggio Calabria oltraggia il Prefetto sulla lotta alla ‘ndrangheta»

Amati lettori, come forse molti di voi sapranno (ma rimando comunque al post di ieri in archivio) ho ricevuto e volentieri pubblicato una lettera inviatami da Giuseppe Raffa, presidente della Provincia di Reggio Calabria e già sindaco facente funzioni della città quando il migliore di tutti noi era in volo verso la corsa a Governatore della Regione.

L’intervento di Raffa – educato e cordiale – ha voluto puntualizzare l’impegno antimafia della Provincia nelle manifestazioni organizzate da Riferimenti in occasione del ventennale dalla nascita dell’associazione antimafia.

Mi aspettavo reazioni a questa lettera che, infatti, puntualmente sono giunte.

A partire da quella del segretario cittadino di Reggio Calabria del Partito dei Comunisti italiani, Ivan Tripodi, che prende spunto dalla missiva di Raffa per andare molto oltre, con una critica feroce alla sua amministrazione.

Non commento – come non ho commentato ieri la lettera del presidente Raffa – la missiva di Tripodi e la sottopongo a voi e a tutti per continuare a riflettere su un bene troppo prezioso per essere lasciato alla sola classe politica calabrese: la lotta alla ‘ndrangheta (con i fatti e non con le chiacchiere).

Ripeto oggi quello che ho scritto ieri e sempre: qualunque altro nuovo contributo di critica, condivisione, opposizione o riflessione ai due interventi è il benvenuto in questa agorà democratica senza padrini né padroni se non i lettori (l'eventuale e singola replica la aggiungerò invece in coda ai pezzi di riferimento).

r.galullo@ilsole24ore.com

IL TESTO DELLA LETTERA DI IVAN TRIPODI

Gent. mo dott. Galullo,

ho letto con attenzione la missiva che Le ha inviato il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, pubblicata sul suo seguitissimo blog. Non posso nascondere di avere avuto un profondo senso di imbarazzo rispetto ai contenuti di una lettera, zeppa di luoghi comuni e astratte buone intenzioni, che, forse, mira, più semplicemente, ad ottenere una sorta di recondita auto-assoluzione rispetto ad un tema terribile e drammatico qual è la lotta contro la ‘ndrangheta.

Approfitto, pertanto, della Sua cortese ospitalità per rispondere alla lettera in questione.

Mi dispiace, ma quanto scritto da Raffa è, oggettivamente, un mix di superficialità e pressapochismo e si muove su un terreno decisamente scivoloso e sdrucciolevole…..

Del resto alcune frasi espresse da Raffa ci sembrano essere clamorosamente smentite da vicende concrete e fatti inequivocabili.

Pertanto, come si suol dire, la toppa è peggiore del buco!!!

Sarò, forse, ovvio, ma occorre ricordare, repetita iuvant, che la durissima lotta contro la ‘ndrangheta e la sua tragica e asfissiante presenza tentacolare in tutti i gangli vitali della società, nessuno escluso, non si può, evidentemente, limitare alle banali puntualizzazioni polemiche nei Suoi confronti, come fatto da Raffa, inerenti la presenza dell’amministrazione provinciale di Reggio Calabria, per quanto opportuna e simbolica, alle manifestazioni antimafia, a partire da quelle recentissime organizzate da Riferimenti, l’associazione guidata dalla battagliera Adriana Musella.

E’, infatti, necessario ribadire che tutti i cittadini, ma principalmente tutti i soggetti istituzionali che hanno dirette responsabilità di governo “dovrebbero” portare avanti con ostinazione e determinazione la dura battaglia contro la ‘ndrangheta in ogni atto, nessuno escluso, della quotidiana azione amministrativa: una lotta senza quartiere, senza cedimenti o distrazione alcuna. Una difficile scelta di vita, anche di natura personale, che presuppone altissimi rischi e decisioni fortemente discriminanti che, purtroppo, nelle nostre latitudini non trova molti adepti disposti a seguire questo vero e proprio credo basato sui principi inemendabili della legalità e del rispetto delle norme, anche a costo di essere impopolari. Di ‘ndrangheta in Calabria si può morire.

In tal senso, quanto accaduto recentemente proprio nei vertici dell’amministrazione provinciale di Reggio Calabria rappresenta una brutta, bruttissima, pagina che, senza alcuna ipocrisia, non fa onore al Presidente Raffa.

Veniamo al dunque.

Come noto, uno degli assessori di punta della giunta provinciale voluto ardentemente da Raffa è Gaetano Rao, esponente del Pdl di Rosarno.

Premesso che non intendo fare un ragionamento di facile sciacallaggio nel citare la notoria parentela diretta del Rao con esponenti della cosca Pesce di Rosarno, mi limito a ricordare al Presidente Raffa alcuni fatti inequivocabili e incontrovertibili.

Gaetano Rao, assessore provinciale all’agricoltura, caccia, pesca, emigrazione e immigrazione, nello scorso mese di marzo ha ricevuto una pesante interdittiva antimafia dalla Prefettura reggina guidata dal dott. Vittorio Piscitelli. Infatti, alla ditta individuale "Agrumi Gr di Gaetano Rao" la Prefettura, dà un pesante parere con riferimento ai requisiti antimafia. Queste le motivazioni pubblicate, fra l’altro, da tutti gli organi di informazione e che Raffa non può non avere letto: «Si informa che la complessiva valutazione di tutti gli elementi acquisiti mediante gli accertamenti disposti per il tramite delle Forze di Polizia, induce a ritenere sussistente il pericolo di tentativi di infiltrazioni mafiose nell'ambito dell'impresa in oggetto». Ma, ancor più grave, il Prefetto ha continuato:  «E’ emerso nei confronti del titolare in oggetto (Gaetano Rao) un complesso e ramificato quadro di pregiudizi penali, legami parentali e relazionali con persone contigue a cosca mafiosa».

Insomma, quanto basta, al netto del garantismo giudiziario, per assumere da parte del Presidente Raffa un’iniziativa chiara e inequivocabile, vale a dire: o la revoca da assessore del Rao o la pretesa delle dimissioni.

Ebbene, Rao e Raffa si sono letteralmente superati attraverso l’invenzione, non nuova e poi dirò il perché, dell’istituto dell’auto-sospensione.

In buona sostanza, pur avendo restituito le deleghe che gli erano state assegnate, Rao è rimasto, a tutti gli effetti, un componente della Giunta provinciale, e tale risulta a tutt’oggi anche sul sito ufficiale della Provincia di Reggio Calabria. Tutto ciò, evidentemente, rappresenta una vera e propria presa in giro e, inoltre, signi
fica una vera e propria discutibile sfida, ai limiti dell’“oltraggio”, nei confronti di Prefetto e Prefettura.

Insomma, un’inutile scorciatoia furbesca e puerile. Raffa non ha voluto affrontare politicamente il problema, anzi, per essere chiari, ha scelto di intraprendere una strada, secondo me, grave e sbagliata.

Mi fermo qui e non voglio continuare ricordando al Presidente Raffa la presenza, tra le file della sua maggioranza, di qualche consigliere provinciale indagato per voto di scambio.

Bisogna, pertanto, avere coraggio e determinazione: come qualcuno ricorderà medesime critiche evidenziammo pubblicamente, attirandoci l’ira di molti, nei confronti della precedente gestione di centrosinistra della Provincia di Reggio Calabria, allorquando un assessore in carica, seppur in quella fase non indagato, fu lambito da alcune pesanti intercettazioni telefoniche e si auto-sospese dalla carica di giunta. Poi quel soggetto fu arrestato per reati di mafia.

Quindi, Presidente Raffa, il fronte comune contro la ‘ndrangheta lo si potrà fare con chi crede fino in fondo, anche a rischio della propria poltrona e dei propri equilibri di partito, che si debba creare uno spartiacque tra le Istituzioni e l’illegalità.

Il tempo dell’aria fritta e delle inutili parole fumose è finito.

La vera lotta alla ‘ndrangheta non permette chiacchiere o semplici comunicati stampa; una coerente battaglia contro le cosche mafiose produce pedaggi e pesantissimi prezzi personali.

Ecco perché reputo le parole di Raffa decisamente vuote, inutili e, soprattutto, visti i gravi fatti,  pesantemente contraddittorie e lesive della stessa istituzione che rappresenta.

Con viva cordialità.

Ivan Tripodi

Segretario cittadino Pdci Reggio Calabria

  • maria daniela timpani |

    Vorrei,se il dottor Galullo me lo consente,esprimere piena condivisione riguardo il contenuto dei commenti inseriti,in particolare trovo eccellente quest’ultimo dell’Avv.Fossari.Perchè fotografa in pieno la realtà nella quale ci dibattiamo,e solo chi la vive può darne piena testimonianza,non certo chi ci passa un mese o una settimana.Nello specifico,penso che il male che alberga qui,in fondo,non è che sia caduto dal cielo o portato in dote.E’ampiamente meritato,visto che chi ci rappresenta,viene votato non certo imposto.Ce ne accorgiamo anche solo passando x le strade,che oggi più che mai ci presentano il conto dell’incapacità avuta nei decenni da chi avrebbe dovuto aver cura del nostro territorio.Il risultato è che siamo la regione dove non si spera più che vi possa essere uno sviluppo legato alle risorse naturali che la stessa terra dà.Era davvero così difficile proporre soluzioni che non siano necessariamente impianti che da nessuna parte vogliono,ma che qui vengono accolti a braccia aperte senza nemmeno dare le dovute informazioni al popolo e perchè no,ascoltarne il parere?Ma che Provincia o regione è,quella che decide per i prossimi decenni in modo totalmente autonomo,anzi,in piena sintonia cn le multinazionali e fa orecchie da mercante a quanti non chiedono altro che di essere tenuti in considerazione sulle decisioni che riguarderanno nn solo il proprio futuro,ma anche quello dei figli?Che tipo di speranza possiamo avere,se da un lato c’è chi specula sul bisogno ed affonda i suoi tentacoli perchè sa di trovare terreno morbido,e dall’altro lato chi dovrebbe tutelare i nostri interessi è assente,oppure permette realizzazioni di opere altamente nocive ed incompatibili cn la struttura del territorio e che certamente non sono una risposta vera alla crisi occupazionale che ci sovrasta?Sono molto delusa,e consapevole che non cambierà nulla.Perchè non c’è vero interesse,dall’alto,che cambi qualcosa.

  • fossari |

    Pregiatissimo dott. Galullo,
    leggo con attenzione il suo blog e se non reco disturbo, vorrei apportare, da semplice cittadino calabrese, un mio personale e minimo contributo.
    La Calabria è una regione meravigliosa, una terra e un popolo di antichissima cultura e mi fermo qui con la retorica e i luoghi comuni.
    Tante volte ho pensato di andarmene, di lasciare questa terra maledetta e di cercare fortuna altrove, in posti dove io e i miei figli potremmo avere più scelte e più opportunità, un ambiente sociale migliore.
    Dopo anni sono ancora qua, perché semplicemente è la mia terra e perché nel mio piccolo, per quello che posso, voglio contribuire a riscattarla, senza essere eroe e senza prime pagine, semplicemente con il mio umile lavoro.
    La Calabria è terra di ndrangheta. E’ una cultura, dove quello che viene definito il demonio, l’antistato, ecc. ecc. vive e vegeta insieme a noi, con noi, su noi e noi di certo, facciamo poco per contrastarla.
    Con essa si muore e si campa. Qui, e anche altrove, è un sistema economico, una banca centrale che crea liquidità monetaria e un governo che fa politica fiscale.
    La ndrangheta però non è solo quella dei santini e delle maxi operazioni da prima pagina, che ben vengano, ma è quella che fa impresa e soffoca gli imprenditori onesti. E’ quella che dirige il mercato del lavoro, è quella che decide gli appalti, è quella che prende i finanziamenti pubblici ecc. ecc.. E’ questa “la locale”, il controllo del territorio.
    La ndrangheta è affamare il popolo perché nel bisogno questo sarà costretto a chiedere, e qui, caro dottore, casca l’asino.
    Il sistema è marcio e chi dovrebbe darci risposte, non è in grado di darcele (voglio volutamente pensare all’incapacità di chi gestisce (ora e prima) piuttosto che alla malafede).
    Gli Enti locali e lo Stato sono lontani e non ci aiutano (e non parlo di assistenza si badi bene).
    Dalle banalità alle cose importanti abbiamo un gap rispetto al nord insormontabile.
    A Milano hanno la fibra ottica, qua abbiamo l’adsl a 640 KB, in download ovviamente e ovviamente non garantiti (in media si naviga come con una buona linea isdn);
    Milano Roma si fa in poco meno di tre ore con le frecce, mentre da Reggio Calabria a Roma occorrono sette ore, pregando Dio che non si guasti l’espresso;
    i soldi a Milano costano la metà di quanto li paghiamo al sud;
    le assicurazioni non ne parliamo e non parliamo neanche dei generi alimentari e di altri beni di prima necessità e voglio volutamente sottacere su mobilità locale e sanità.
    Per restare in tema di trasporti, mi si passi la metafora, mentre al nord si viaggia su una bella Ferrari, noi qui andiamo con la Uno e non mi si dica che sempre fiat è.
    Sembriamo di Stati diversi, con governi diversi. Non sarà un caso che a Fiumicino i voli per la Calabria partono dai gates per l’estero.
    E allora, per non dilungarmi e rischiare di riempire il server che ospita il sito del Sole, taglio, dicendo solo che la realtà calabrese per quanto complessa possa apparire è semplice: Ci sono più calabresi onesti che mafiosi, ma non si può pretendere che questi calabresi onesti gareggino nei cento metri partendo dagli spogliatoi. Quello che pretendiamo è partire dalla stessa linea degli altri e lì in quel momento, in quel luogo, la ndrangheta e chi per loro, non avranno più terreno fertile.
    Grazie,
    Avv. Francesco Fossari

  • bartolo |

    caro galullo, negli ultimi 25 anni, una sola volta ho sentito un intervento da parte di un politico che al cospetto di pp.mm e rappresentanti antimafia ha detto, senza paura, quello che pensava della ndrangheta, descrivendola come merita, una montagna di m***a, e dell’antindrangheta, dipingendola, in alcune sue articolazioni, come peggiore della stessa ndrangheta…
    qualche tempo dopo, alle mie congratulazioni al richiamato intervento, ha esclamato: beh…devo confessare che quell’intervento fuori dalle righe l’ho fatto da ubriaco…però, da sobrio, non me ne sono pentito e ritengo, oggi più di allora, sia la pura verità.
    se le capita di ricevere qualche lettera di egual tenore, ne tenga conto. è certamente quello un politico che lotta le mafie. comunque, non ci speri, quelli attuali, locali, territoriale e nazionali, sono tutti ubriachi sì, ma di passione antimafiosa. di vino, solo i disperati, che non sanno più dove sbattere la testa.
    un caro saluto.
    bartolo iamonte.

  • lucia |

    io spero che l’ente provinciale lo cancellino al più presto per legge e che non inventino mai più niente di simile.In città distrutte come Reggio Calabria,dr Galullo,bisogna MERITARE di vivere e di operare.saluti

  • Alfredo Veraldi |

    Gent.mo Dr GALULLO, Gent.mo Dr TRIPODI, Gent.mo Dr RAFFA,
    Vi ringrazio molto per le vostre missive e per le vostre considerazioni sul tema tanto a caro (?) a tutti i cittadini calabresi. Finalmente ho capito cosa è la ‘ndrangheta… Vi spiego. In alcuni post che ho inviato a questo blog commentando i vari servizi sempre puntuali del Dr GALULLO che ci ospita ho evidenziato come la lotta alla ‘ndrangheta dovesse partire dalla gente, dall’agora’, dai piccoli – medi – grandi (?) impreditori di questa terra. Dalle forze dell’ordine e dagli organi di polizia. Infine (lasta but not least) dalla politica, dalla classe dirigente (?) e da tutti quei soggetti predisposti al controllo del teritorio. La funzione che ognuno di noi ha è quella di cercare di vivere nella legalità, lottando contro ogni forma di sopruso e conseguentemente di controllo di cio che accade di fronte a noi e intorno a noi. Un filosofo moderno direbbe oggi che la vita non è lunga ma larga cosi da aprire gli occhi agli orizzonti anche ai lati della nostra visuale e non solo disvelando cio che è davanti al nostro naso. La cosa interessante da scoprire è che abbiamo baluardi e gonfaloni retti dritti e indeformabili contro ogni tipo di mafia. Ancor più interessante è scoprire che i succitati vivono negli scantinati per molto tempo, vengono spolverati di tanto in tanto (qualcuno direbbe un tanto al chilo) e rivivono splendidi e splendenti il tempo di un arcobaleno. E’ come usare un ghiacciolo per oltrepassare un muro di fiamme. Vorrei farvi notare (forse vi è sfuggito) che la ‘ndrangheta è l’unica organizzazione criminale cha ha generato una serie di rapporti con altre organizzazioni criminali al fine solo di controllare quanto più territorio possibile: http://it.wikipedia.org/wiki/Rapporti_tra_'Ndrangheta_e_altre_organizzazioni_criminali. E qui veniamo al punto principale. Ho letto con attenzione e con il cuore pieno di speranza la missiva del Dr RAFFA e mi sarei aspettato un po di autocritica nei confronti di chi davvero ci mette la faccia e ci rimette putroppo a volte (troppo spesso) anche la vita. Le risposte che sono state date sono “aria fritta” e qui sono pienamente daccordo con il Dr TRIPODI. Cio che è accaduto che accade e che purtroppo accadra a Reggio ed in tuttal la Calabria è frutto dell’ignoranza della gente. Questa ignoranza (la chiamo cosi per non beccarmi la querela di qualcuno) genera ovviamente una classe “dirigente” (Ma Dde Che??) sicuramente non all’altezza della situazione. La nostra classe politica è lo specchio della nostra idea di educazione civica (materia che se si studiasse a scuola con un po più di interesse sarebbe molto più formativa per le generazioni future). Gia detto e ripetuto più volte: è solo colpa nostra. I nostri politici non sono nati come funghi. Li abbiamo votati (prima), li abbiamo eletti (poi), ce li siamo dovuti sorbire (oggi). Non contiamo più nulla a livello politico. Non possiamo decidere chi ci deve rappresentare. La cosa ancor più grave è che se è vero (e non ho molti dubbi in merito) che il RAO è, come dire, “attenzionato” dalla Prefettura come soggetto possibilmente contiguo ad una cosca, non può rappresentare alcuno di noi cittadini anche se non residenti nello stesso territorio (sono di Catanzaro) ergo deve essere sollevato. E cosi deve essere fatto per tutti quanti (il segno politico non mi ineteressa affatto) quei soggetti che si trovano nella stessa condizione. Ma poi mi sveglio dal mio sogno e penso che sarebbe bello vivere in mondo pieno di legalità. Grazie
    Alfredo Veraldi

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