Giuseppe Lombardo, il pm antimafia che solo e isolato ha combattuto per anni la sua battaglia culturale (prima ancor che giudiziaria) per riscrivere la storia della ‘ndrangheta reggina e non solo, continua nell’opera di scientifica distruzione delle favole.
Favole – si badi bene – animate e alimentate per decenni da chi, fin dagli anni Settanta, a Reggio Calabria ha visto camminare a braccetto criminalità organizzata, eversione nera, servizi segreti deviati, politica e professionisti. Un laboratorio criminale perfetto e atomicamente fatto esplodere nell’indifferenza della classe dirigente di questo Paese.
Ora che la Procura ha una nuova guida e il vento è cambiato – basti vedere quanti voltagabbana galleggiano intorno a Lombardo in questi giorni e quanti detrattori si mettono in prima fila per stringergli la mano – e che il capo della Procura Federico Cafiero De Raho ha gridato due principi rivoluzionari a Reggio (obbligatorietà dell’azione penale e cittadini tutti uguali di fronte alla legge) forse per Lombardo sarà più agevole portare avanti indagini delicatissime che stravolgeranno (se portate a termine) la storia della ‘ndrangheta come finora è stata descritta, elevando l’asticella da associazione mafiosa ad associazione mafiosa e segreta in piena violazione della legge Anselmi.
Una miscela esplosiva – insomma – che svelerà (potrebbe svelare) alla città e all’Italia intera il volto della “ndrangheta 2.0” fatto di cosche – come i De Stefano – che hanno investito, all’ombra di logge deviate, nella carriera politica (e non solo) fuori e dentro i confini reggini di decine e decine di personaggi eccellenti, con una rete di complicità inimmaginabile e che porta dritta al cuore di una rinnovata strategia politica che devasta (e devasterà) il cuore dello Stato.
Ci riuscirà, Lombardo, a sconvolgere la storia della ‘ndrangheta e portarla alla prova di un dibattimento se nell’opinione pubblica quei pochi che a Reggio e non solo stanno supportando la sua azione (così come quella di altri pm la cui vita scorre parallela a quella di Lombardo, come Nino Di Matteo a Palermo), si faranno sentire più forte di quanto finora hanno fatto. Ce la farà dunque se nell’opinione pubblica quei pochi diventeranno decine di migliaia di persone che non hanno bisogno di immolarsi per la Patria. Nossignori. Basterebbe solo che Reggio vivesse la stagione dei lenzuoli bianchi di Palermo e la Procura si sentirebbe già meno sola.
Ha un punto a favore Lombardo: Cafiero De Raho ha la fermissima intenzione di costruire quaggiù quel pool antimafia che a Napoli ha fatto faville contro i camorristi e contro i camorristi in giacca, cravatta e seggio politico. E fortuna vuole che la nuce del pool può già contare su alcuni uomini da lui conosciuti: il pm Paolo Sirleo, figlio di un servitore dello Stato che qui a Reggio ha lasciato il segno e il pm Francesco Curcio, applicato dalla Dna e che con Cafiero de Raho (come del resto Sirleo) hanno lavorato a lungo. Un pool in nuce che può contare (guarda tu la vita) su un altro punto fermo che con Cafiero De Raho ha lavorato a lungo: il questore-fuoriclasse Guido Longo.
Un pool in cui il pm Nicola Gratteri, colonna della Procura, non potrà che continuare ad essere ancora una colonna per il suo ruolo vitale e per tutto quanto in questi anno ha saputo fare. Un pool al quale si aggiungeranno altri pm che non hanno bisogno di presentazione e di cui mi imbarazzo a fare i nomi in virtù della loro applicazione e competenza. Un pool che forse potrebbe perdere Sferlazza Ottavio (potrebbe fare l’aggiunto a Palermo) e Prestipino Giarritta Michele (potrebbe fare l’aggiunto a Roma accanto al suo “gemello” di battaglie antimafia Pignatone Giuseppe).
Senza contare ovviamente gli investigatori – a partire dalla Dia di Gianfranco Ardizzone che dal primo momento ha sposato la linea Lombardo – che non attendevano altro. Uomini e donne della polizia giudiziaria che se guidati – e non più guide – possono contribuire a svelare quel che finora svelato non è mai stato. Uomini e donne della Gdf, della Polizia, dei Carabinieri che operano con grandissima professionalità.
Ed è per tutti questi motivi che Giuseppe Lombardo giovedì 2 maggio nel convegno organizzato da Riferimenti in occasione del ventennale della sua nascita, ha detto che, «finalmente, certi discorsi sui sistemi criminali vorrei cominciare a sentirli e vederli nelle aule di giustizia… La ‘ndrangheta non vive solo di profitto ma anche di potere e costruzione del potere che è difficile da dimostrare ma se non si comincia non sarà mai possibile dimostrarlo» (pewr l'intervento del capo della Procura Cafiero De Raho nello stesso convegno rimando al post in archivio del 3 maggio).
Con questa premessa Lombardo – di fronte al futuro, fatto degli allievi dell’Arma dei Carabinieri e di giovani reggini di alcune scuole superiori – ha urlato che gli piacerebbe finalmente svelare in un aula di Tribunale il cosiddetto “metodo Reggio”, quel sistema criminale fatto di coincidenze. «Nella mia attività – ha spiegato il pm originario di Monasterace – mi sono imbattuto in tutta una serie di verità parziali e dunque negate nel tempo e ho voluto verificare se a domande banalissime potessero essere trovare risposte altrettanto banali in quei pezzi di verità nascoste e negate».
Ricostruire i sistemi criminali (ben oltre il concetto di ‘ndrangheta) vuol dire dunque sommare pezzi differenti e sparsi, come in un puzzle, altrimenti la ricostruzione dei fatti rimane, nella migliore delle ipotesi, a metà. Certo è che andrebbe superata la logica delle “coincidenze” e serve che tutti i pezzi dello Stato - partire dagli investigatori – mettano insieme il lavoro guidato dal pm (e non viceversa, in buona fede).
Nelle stesse ore in cui il consiglio regionale della Calabria cercava di mettere il bavaglio all’informazione e ai giornalisti, il pm Lombardo forse subliminalmente ha rilanciato una cosa che qui a Reggio suona come rivoluzionaria e invece è semplicemente banale e rispondente all’essenza stessa dell’idea di servizio alla comunità che dovrebbe essere proprio di ogni amministratore e/o servitore dello Stato. Lombardo ha infatti rilanciato l’idea di una gigantesca “operazione trasparenza”. Ma di questo – lettori curiosi come i delfini della pubblicità – scriverò tra qualche ora.
r.galullo@ilsole24ore.com
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