Arcuri (Invitalia) e Tarantola (ex Bankitalia): “L’energia al Sud vale per le mafie quel che negli anni 70 valeva l’edilizia”

Nella relazione conclusiva sulle mafie spedita il 6 febbraio 2013 dalla Commissione parlamentare antimafia ai due rami del Parlamento ci sono, annegati ora qui ora li, documenti, relazioni e audizioni molto interessanti.

Un serio spunto di riflessione si trova nell’audizione di Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia – Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa – tenuta il 19 ottobre 2011. L’audizione è stata declassificata da “riservata” a “libera” con la deliberazione della Commissione del 18 settembre 2012.

In quella occasione Arcuri ha rappresentato che: «…nel 2010, il 25% della popolazione della Calabria, che come sapete e` la Regione a maggior ritardo di sviluppo del nostro Paese, e` sotto la soglia di povertà. In Calabria, nel 2010, il numero degli ipermercati e` aumentato.

Ho l’impressione che la relazione tra questi due fenomeni induca a qualche considerazione interessante sulla produzione del reddito legale o sommerso, criminale o civile, e quindi sul reale significato della soglia di povertà in una stagione di crisi, in una Regione come quella. Credo che, per ragioni diverse, i settori maggiormente attenzionabili in questa stagione siano, oltre al commercio che non e` una novità`, il turismo e l’energia.

Per una serie di ragioni che non so spiegarvi, anche perché non le conosco, ma che voi conoscete benissimo, ho l’impressione che il settore energetico, soprattutto nel Sud, stia giocando il ruolo che negli anni ’60 e ’70 ha giocato il settore dell’edilizia, nel quale si sono annidate forme copiose di economie illegali. Credo che nel prossimo decennio andremo a cercare in questo nuovo ambito, con buona probabilità di avere riscontri oggettivi e rilevanti, quello che cercavamo nel settore delle costruzioni negli anni ’60 e ’70…».

Non c’è che dire: una riflessione profonda, che segna un tracciato intorno al quale ragionare in termini di prevenzione ancor prima che di repressione. Inutile ricordare che nel momento in cui voi leggete queste note – ad esempio – tutti i parchi eolici nella provincia di Crotone sono sotto la lente della magistratura. Ed è forse inutile ricordare anche che moltissimi villaggi turistici sono sotto la lente di ingrandimento della stessa Procura antimafia di Catanzaro. Lo stesso sta accadendo per gli investimenti nell’eolico nella provincia di Palermo e Trapani o per quelli nel fotovoltaico nella provincia di Brindisi e un po’ in tutta la Puglia.

Ma andiamo avanti.

BANKITALIA

Uno magari può pensare che ciò che è stato dichiarato nell’ottobre 2011 possa perdere di valore nel tempo, vista anche la velocità con la quale si muovono gli interessi mafiosi.

Per capire che quegli asset – soprattutto quelle energetico – sono e resteranno (se non cambieranno regole e controlli) un chiodo fisso delle mafie, basti vedere quanto dichiarò la vice direttrice generale pro tempore della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola (attualmente presidentessa della Rai), di fronte al IV Comitato della Commissione parlamentare antimafia il 6 giugno 2012 (la relazione è stata declassificata da “riservata” a “libera” con deliberazione della Commissione del 5 dicembre 2012).

«Significativa e` l’infiltrazione dalle mafie nel settore dell’energia eolica in alcune regioni meridionali – dichiarò Tarantolasoprattutto in Sicilia e in Calabria.

Come emerge dalle segnalazioni ricevute e dalle relative analisi, il coinvolgimento della criminalità organizzata nella realizzazione dei parchi di produzione eolica (ciascuno del valore di decine di milioni) avviene tramite la partecipazione, o il supporto, ad apposite “società veicolo” che si occupano delle fasi propedeutiche dei progetti. In particolare, tali società negoziano sul territorio i diritti di uso dei terreni dove saranno edificati i parchi, e ottengono, anche attraverso pratiche corruttive, le necessarie concessioni e autorizzazioni delle amministrazioni pubbliche competenti; esse vengono poi cedute con grande profitto alle aziende, nazionali o internazionali, che realizzeranno gli impianti».

Credo che ce ne sia abbastanza per preoccuparsi. Noi. La politica no. Convive e spesso – come stanno portando alla luce le indagini a siciliane, calabresi e pugliesi – si arricchisce.

r.galullo@ilsole24ore.com

  • felice |

    L’attività svolta ha confermato come l’ingente quantità di capitali illeciti in circolazione induca le organizzazioni criminali che ne hanno la disponibilità a programmare e realizzare iniziative complesse, di caratura manageriale, volte alla dissimulazione della provenienza illecita dei proventi per la successiva reintroduzione nell’economia legale, anche nel campo delle fonti rinnovabili.

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