Commissione antimafia: 1, 3 o 6 magistrati a tempo pieno? Vince chi offre di più ma la “paghetta” è dimezzata – Il problema dei “fuori ruolo”

Ah se avessi il tempo di seguire ogni giorno tutto ciò che offre l’ampio panorama dell’antimafia istituzionale! Purtroppo non ce l’ho ma quando riesco a farlo mi imbatto in quadretti che raccontarli è un conto…ma viverli…Dio cosa deve essere viverli direttamente!

Prendete per esempio la riunione della Commissione parlamentare antimafia del 22 gennaio 2013 (si veda anche il post di ieri). Tutto sembrava filare liscio fino a quando…

Fino a quando la senatrice Silvia Della Monica (Pd) pone un problema al presidente Beppe Pisanu: è (sarebbe) necessario ritornare sui nostri passi e confermare, fino al 31 ottobre 2013, tutti e sei i magistrati consulenti del cosiddetto  “Ufficio stralcio” e non solo tre, come è stato deciso. Gravi sarebbero – per i tre esclusi – i problemi di rientro immediato nelle sedi di appartenenza.

L’”Ufficio stralcio” ha il compito – in particolar modo delicato – di giudicare la classificazione, declassificazione, secretazione e desecretazione degli atti.

VIA ALLE DANZE

Di fronte a questa proposta Pisanu risponde testualmente: “Come ho già detto, questi problemi sono stati esaminati in sede di Ufficio di presidenza e la conclusione unanime è quella contenuta nell’attuale proposta, quindi non posso che ribadirla. Passiamo alla votazione”.

Capitolo chiuso? Macchè! Da questo momento comincia un balletto di distinguo che…Dio che brivido deve essere stato per i colleghi giornalisti che hanno vissuto in diretta la scena (ma nessuno ne ha scritto, chissà perché…).

Nell’ordine.

1)     Luigi Li Gotti (Idv): “Credo che il problema necessiti di un minimo di attenzione…”. Pisanu: “Non credo si possano superare posizioni già prese – ripeto – a voto unanime in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppo e risolto con decisione unanime…Non posso retrocedere rispetto a decisioni già prese e quindi devo mantenere ferma questa posizione”.

2)     Antonino Caruso (Fdi-Cdn): “…se la Commissione nella sua unanime espressione di voto volesse riconsiderare la vicenda io non mi opporrò

3)     Luca Rodolfo Paolini (Lega Nord): “…Forse non sono state sufficientemente illustrate o almeno da me comprese sia le persone in gioco sia la questione di fondo…”. Pisanu: “In seno all’ufficio di presidenza certi problemi non sono emersi e se c’era interesse a porli andava fatto prima…

4)     Giuseppe Francesco Maria Marinello (Pdl): “…sono dell’idea di individuare quel percorso che possa consentire una proroga tout court…

LA PAROLA MAGICA

Tocca a Francesco Paolo Sisto (Pdl) avere l’illuminazione: “…sarebbe auspicabile non modificare ma integrare la decisione già assunta…

Integrazione: è o non è una parola magica? Ditelo agli immigrati…

Fatto sta che in politica ha un effetto straordinario anche se – giustamente – Alberto Maritati (Pd) chiede: “…serve tale pesonale qualificato? Se serve si mantiene, altrimenti no…”.

Ma quella parola magica – “integrazione” della delibera per non riconvocare nuovamente l’Ufficio di presidenza, cosa che a un certo punto Pisanu propone, e rifare tutto il lungo iter di convocazioni, approvazioni e sbocco in Commissione – è un richiamo irresistibile. Così si possono salvare capra e cavoli e – soprattutto – non inimicarsi nessuno: todos caballeros si lascia sfuggire a un certo punto Caruso.

Pisanu però è tosto e tiene la posizione: …non esistono precedenti relativi a decisioni già assunte e rivedute per improvvisa resipiscenza di alcui colleghi…”.

UNO, UNO SOLO

Svela però Pisanu che – in precedenza – si era scontrate due posizioni, ancor prima di giungere alla decisione assunta all’unanimità nell’Ufficio di presidenza (cioè tre magistrati confermati fino al 31 ottobre e tre esclusi).

Da una parte c’era chi riteneva che un solo magistrato fosse sufficiente, dall’altrra c’era chi riteneva che – per avere una posizione prevalente sulle decisioni più delicate da assumere – fosse giusto averne tre. Evidentemente ce n’erano…tre di troppo (e, viene da pensare, se erano stati scelti tre e tre scartati un qualche criterio di scelta deve esserci pure stato o no?).

Li Gotti insiste: “… è vero che non c’è stata alcuna volontà discriminatoria ma non si può dire che la scelta di tre consulenti su sei appartenga ad un criterio: questo non è un criterio…”.

Visto che il gruppo – tranne uno e poi lo vedremo – è compatto, forse stremato, o forse solo amareggiato Pisanu cede!

FACCIO FINTA…

Se questo è l’orientamento – afferma Pisanue faccio finta che sia prevalente perché non voglio portare la Commissione a votare e anche se non è l’orientamento prevalente, da presidente lo interpreto comunque come tale, o si riunisce subito l’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, per prendere una decisione e posi si aggiorna la Commissione per la decisione definitiva, oppure, se ciò non è possibile, tenuto conto dell’imminente inizio delle votazioni dell’Aula della Camera dei deputati, si può conferire mandato al presidente e formulare una proposta di mera integrazione al testo della delibera”.

Non lo avesse mai detto! Li Gotti parla per tutti: “La proposta immediata del presidente”.

E COSI’…PAGHETTA RIDOTTA

E così Pisanu riassume: “…e per quanto riguarda la composizione dell’Ufficio stralcio siano inclusi i nominativi di tutti i consulenti a tempo pieno, con l’attribuzione di un’indennità ridotta della metà rispetto a quella precedentemente riconosciuta. Passiamo alla votazione”.

Ovviamente la proposta viene approvata (solo uno si dissocia e ora vedremo chi) e così viene salvata la poltrona di tutti i magistrati consulenti a tempo pieno della Commissione parlamentare antimafia (le cui indennità sono individuali e dunque non è possibile sapere quanto prenda ciascuno anche se un membro mi ha confidato la sua indennità: 630 euro che ora diventeranno 315 al mese). I magistrati sono Giuseppe Cioffi, Sof
ia Luigia Fioretta, Giuseppe Leotta, Natina Maria Cristina Pratticò, Salvatore Scaduti e Antonio Tricoli.

L’UNICO NO DA LAURO

L’unico no alla soluzione è stato quello del senatore Raffaele Lauro (ex prefetto, del Gruppo Misto) che ha fatto mettere a verbale il suo dissenso accompagnato da queste parole: “Signor presidente…la sua abilità di mediazione è nota e scritta nella storia ma questa soluzione a me sembra assolutamente riduttiva inoltre non affronta il problema formale, che era sostanziale, quello cioè che non si poteva modificare una decisione già assunta. Premdo atto che la Commissione parlamentare, dalla quale dissento, ha modificato, in violazione del regolamento e della prassi, una decisione già assunta. E’ estremanente grave che ciò avvenga a conclusione dei lavori di questa Commissione che hano pubblicità e sono seguiti anche dai giornalisti..”

Tranquillo Lauro. I giornalisti c’erano ma se c’erano dormivano. Altrimenti – di conseguenza – si sarebbero dovuti porre anche questo quesito leggittimo, che prescinde nella maniera più assoluta dalla valenza, competenza e preparazione dei singoli: ma tutti questi magistrati messi fuori ruolo (di cui i sei della Commissione rappresentano una minima parte) non sono sottratti ai loro compiti ordinari di amministrazione della Giustizia, quelli cioè per i quali hanno superato un concorso e vengono retribuiti?

Ai posteri l’ardua…integrazione!

r.galullo@ilsole24ore.com