Cari amici di blog per il totale e vitale interesse pubblico che hanno l’amministrazione della Giustizia, i criteri che la regolano e gli uomini (a partire dai magistrati) che la compongono, sto seguendo con voi la vicenda della “mail” dal sen sfuggita di un consigliere del Csm (si veda articolo precedente di ieri, 27 novembre, in archivio).
Una mail che è diventata oggetto di servizi del Fatto Quotidiano e di Libero (25 novembre) della quale la lettura è stata quasi unanime da parte dei colleghi stessi del consigliere che, erroneamente, sono diventati indirizza tari di una posta in realtà privata. La lettura è quella di una cedevolezza, per la copertura di un posto da presidente di Tribunale, alle “pressioni” e al fascino delle opportunità politiche (latu sensu) e delle correnti che in magistratura esistono e che trovo (personalmente) aberranti.
La mail “stragiudiziale” come l’ha definita un magistrato donna che ha commentato nel forum di discussione dal quale, per intercessione di un altro magistrato, attingo le informazioni, ha destato scandalo ma credo che la strada che ho deciso di intraprendere (raccontare i fatti e i commenti astraendoli dai soggetti) sia corretta (altri, a partire dall’articolo scritto dall’ex pm Bruno Tinti sul Fatto Quotidiano, hanno deciso di mettere in piazza nomi e luoghi).
E’ una strada corretta anche perché permette di guardare alla fonte e non alla foce del problema. E che consente di seguire un dibattito – molto acceso in queste ore nei forum dei magistrati – sulle correnti, sulla composizione del Csm e via di questo passo.
Una lettura corretta che, inoltre, consente di seguire le repliche. A partire proprio da quella del consigliere del Csm che ha spedito inavvertitamente la mail “incriminata”.
Alcune ore fa è tornato sulla “pietra dello scandalo” e ha chiarito le sue posizioni.
Il magistrato spiega che con quella frettolosa mail chiedeva a due colleghi consiglieri di discutere insieme del voto che avrebbero dato in plenum su una nomina già deliberata in commissione.
Alcune espressioni – spiega il magistrato – hanno, in quest’ottica, un senso diverso da quello prospettato in tanti messaggi: “Se scrivo, in una mail privata, che ho il dubbio che una scelta nasca da “pressioni” – scrive il consigliere – metto in conto che i destinatari mi possano rispondere che mi sono sbagliato, oppure che non capiscono il mio sospetto, o ancora che non esistono ragioni di pensare a pressioni e che è una tesi assurda. Così avverrebbe in una conversazione ed è avvenuto in quello che rimane uno scambio di mail private. Insinuavo un dubbio, mettendo in conto anche una rispostaccia. Se queste espressioni divengono pubbliche acquistano un diverso significato”.
IL MERITO DELLA VICENDA
Il consigliere scrive “anche per risarcire le persone che sono state tirate in ballo pubblicamente”.
Nel caso di specie, spiega, così come per molte altre nomine, non aveva parlato con i componenti della quinta commissione delle proposte e non sapeva nulla dei candidati prima della scelta della commissione.
Nei giorni successivi alla valutazione ha ricevuto la visita della candidata votata in commissione dai due consiglieri e pochi giorni dopo del candidato votato da altri componenti.
“Queste visite – spiega il magistrato – mi hanno indotto a valutare il profilo professionale dei candidati e sono rimasto un po’ perplesso dalla scelta, ho chiesto un parere ad una collega che aveva lavorato con il secondo dei candidati, quello non votato da …OMISSIS…, e la collega mi ha dato indicazioni molto lusinghiere. Ho avuto, insomma, l’impressione che oltre al profilo professionale avesse pesato a favore dell’altra collega qualche informazione esterna, magari un po’ pressante”.
E così si spiegano le cose. Non a caso, dice il magistrato, ho iniziato la mail con la frase: “Ho il dubbio…”.
Il riferimento alla opportunità “politica” spiega il consigliere nella sua nuova mail/lettera, riguarda, invece, il tema del rapporto tra anzianità e merito, e non quello di una ipotetica appartenenza (si tratta di due candidati con posizioni associative omogenee).
LE PRESSIONI
Da ultimo il magistrato aggiunge qualche considerazione sulle cosiddette “pressioni”.
Trovo, personalmente, questa parte interessantissima.
“Voglio essere esplicito – è l’incipit del magistrato inceppato nella disavventura di mandare ad un forum aperto una mail personale -: dal giorno in cui sono state immesso nelle mie funzioni consiliari la mia vita è cambiata radicalmente per l’enorme quantità di contatti telefonici e di visite che si ricevono in Consiglio. E credo che questo valga per tutti i consiglieri. Una percentuale ridotta dei contatti riguarda richieste di informazioni diciamo così tecniche. Ma sono davvero tante, come hanno già scritto altri, le richieste di sostegno non solo per le nomine ma in generale per tutta l’attività consiliare, comprese le scelte organizzative. Tali richieste vengono talvolta anche da parti insospettabili, anche se, ovviamente, non si deve generalizzare e ci sono tanti colleghi che si guardano bene da tenere tali comportamenti. Succede poi che se le decisioni del Consiglio non vanno nel senso desiderato, molti si lamentano e talvolta gridano allo scandalo.
Mi sento però di dire che l’ascolto delle richieste, la pazienza verso le sollecitazioni provenienti comunque dai magistrati, sia parte del lavoro consiliare. Maa questo non deve incidere sulle scelte. Per quanto riguarda me non ha mai inciso. E credo di averlo spiegato anche rispetto alla mail da me inviata. Le decisioni adottate sono comunque opinabili nel merito ma sono sempre state prese nell’interesse della giurisdizione. Ho curato personalmente la diffusione delle notizie sui lavori consiliari propri o per una esigenza di trasparenza e per rendere pubbliche, in primo luogo, le mie scelte e le mie posizioni. Questo è stato fino ad oggi il mio lavoro in Consiglio, chiedo che su questo il mio lavoro sia valutato”.
2 – to be continued (la precedente puntata è stata pubblicata il 27 novembre)
r.galullo@ilsole24ore.com