MILANO CRIMINALE/5 Imprenditore di Giussano “violentato”, costretto a bere alla salute delle cosche e ad espatriare!

Ciò di cui scrivo oggi l'ho – molto parzialmente – descritto su un articolo uscito il 13 settembre sul Sole-24 Ore. Oggi e domani darò conto molto in profondità di questa incredibile storia.

 

A ferragosto tutta Italia si ferma. I calabresi più degli altri.

Ma c'è un calabrese trapiantato a Giussano, nella ricca provincia di Monza-Brianza, Roberto Gioffrè, che nell'agosto 2010, decide di non fermarsi a mangiare le pitticelle di melanzane e di passare il ferragosto dai Carabinieri di Monza, dove presenta una denuncia-querela.

E cosa denuncia? Che lui – all'epoca dei fatti socio del "Casinò Royale Texas Hold'em" di Paina di Giussano – avrebbe subito un'estorsione da parte di Rocco Cristello (già arrestato a luglio 2010 e raggiunto da nuovo ordine di arresto l'11 settembre), dai fratelli Giuseppe e Giovanni Brenna (arrestati l'11 settembre nell'Operazione Ulisse) e altri soggetti successivamente identiticati in Claudio Formica, Filippo Trapani, Francesco Cristello e Francesco Elia (anch'essi arrestati nella stessa operazione).

Secondo la ricostruzione offerta ai Carabinieri da Roberto Gioffrè nella querela e nelle successive sommarie informaazioni rese il 20 maggio 2011, questi soggetti, con minacce ed intimidazioni, erano riusciti ad estorcergli il corrispettivo della cessione della proprietà del locale, ottenendo quale ulteriore provento la consegna dei mobili che arredavano la casa dello stesso Gioffrè.

Tutto questo è quanto si legge a pagina 155, 156 e seguenti dell'ordinanza di custodia cautelare che l'11 settenbre è stata applicata a 37 persone nell'ambito dell'operazione Ulisse  condotta dalla Dda di Milano (si vedano in archivio i post dal 12 settembre). La ricostruzione che propongo è testualmente tratta dall'ordinanza.

La vicenda, secondo il racconto del querelante, ha inizio nel giugno 2008 quando Gioffrè viene contattato dai fratelli Giovanni e Giuseppe Brenna che gli chiedono di entrare in società per la gestione del club, offrendo in pagamento la somma di 90mila euro da corrispondere mediante una serie di cambiali.

 

Gioffrè accetta la forma di pagamento e riceve da Giovanni Brenna le cambiali per l'importo pattuito che successivamente consegnava, per un importo pari a 25mila all'allora presidente del club, a titolo di rimborso per spese da questi sostenute.

ARRIVA IL FRATELLO

Dopo un primo periodo in cui i Brenna avevano pagato regolarmente, gli stessi si rendevano irreperibili nonostante le sollecitazioni del Gioffrè, finché nel giugno o luglio 2009 Gioffrè riceveva una strana visita – scrivono testualmente gli inquirenti a pagina 156 – da parte del fratello Francesco il quale gli chiedeva se fosse creditore nei confronti di una persona "scomoda … persona con la quale non era conveniente avere controversie".

Il fratello gli spiegò di essere stato contattato da Franco Cristello il quale gli aveva riferito che Roberto avrebbe dovuto "lasciar respirare il debitore" perché altrimenti Franco Cristello "si sarebbe arrabbiato",

Il querelante racconta ai Carabinieri di Monza di essersi inizialmente sorpreso delle affermazioni del fratello Francesco in quanto non riteneva Giovanni Brenna una "persona scomoda" e, d'altra parte, non aveva motivo di ritenere che "dietro" costui vi fossero altre persone.

Dopo qualche tempo, tuttavia, egli stesso si mise in contatto, tramite suo fratello Francesco, con Cristello al quale spiegò la legittimità della sue pretese nei confronti di Brenna.

La reazione di quest'ultimo fu inaspettata: Cristello infatti lo tranquillizzò sminuendo, almeno apparentemente, l'importanza della cosa.

La questione sembrò terminare lì anche se Roberto Gioffrè, non tollerando oltremodo le difficoltà economiche venutesi a creare, decise di abbandonare la gestione del club cedendo la sua quota a tale "Filippo" (poi identiticato in Filippo Trapani che si rivelerà secondo le indagini uno degli estorsori). Anche quest'ultimo versava una parte del pagamento in contanti (20.000 €) e la rimanenza in cambiali per l'importo di 30.000 €.

Mentre i Brenna rimanevano sostanzialmente morosi, Filippo Trapani continuò ad onorare i pagamenti tino al 24 ottobre 2009, quando la situazione precipitò.

GLI EVENTI PRECIPITANO

 

Roberto Gioffreè riceve una telefonata da Filippo Trapani che gli preannuncia di avergli fissato un appuntamento con un certo "Claudio", ex marito di sua sorella, presso un ristorante a Seregno.

Per nulla rassicurato dalle dichiarazioni di Trapani, anzi piuttosto preoccupato per le proprie sorti, Gioffrè si reca all'appuntamento accompagnato dal fratello Francesco e dallo stesso Filippo Trapani.

 

Roberto Giuffrè fu costretto ad accettare di consegnare tutte le cambiali ricevute da Giovanni Brenna e "gli fu intimato di indennizzare quest'ultimo e i presenti con 50mila euro per il disturbo a loro arrecato" (sigh! ndr).

Fu poi obbligato a chiamare l'allora presidente del club per convincerlo a rimettere il debito che Giovanni Brenna aveva ancora nei suoi confronti.

Secondo la ricostruzione di Gioffrè anhe l'allora presidente fu costretto a restituire gli effetti cambiari per non incorrere in gravi conseguenze e che lui non volle presentare alcuna denuncia perché era, per l'appunto, troppo spaventato.

TUTTI A BERE


 

Roberto Giuffrè – si legge sempre nell'ordinanza – infine racconta che "l'indennizzo" fu ridotto da 50mila e 20mila euro e che venne obbligato a "bere grappa con loro e (suo) fratello in segno di accordo raggiunto e a rimgraziare [il] fratello Francesco in quanto, in caso contrario [lo] avrebbero mandato in ospedale o sarebbero venuti direttamente a casa [sua] ove era [sua] moglie e i bimbi, che (il) fratello Francesco aveva i capelli bianchi e che questo aveva un significato, che per averli non devi metterti contro di loro … se non avess[e] dato loro ciò che [gli] chiedevano non [sarebbe1 morto nel [suo] letto".

Tali minacce furono proferite in dialetto calabrese, con aria minacciosa e brandendo un coltello.

 

Gioffrè consegnò dunque a T
rapani
le cambiali di Giovanni Brenna, nonché quelle per l'importo di 10.000 € che gli rimanevano da incassare dallo stesso Trapani.

MEGLIO EMIGRARE

Per quanto riguarda l'''indennizzo'' pari a 20mila € chiese ed ottenne di saldarlo mediante la consegna del proprio mobilio. Gioffrè racconta ai Carabinieri che aveva già deciso di trasferirsi all'estero (decisione che le minacce avevano evidentemente reso più urgente) e che, in mancanza di denaro liquido, la cessione dci mobili di casa costituiva la soluzione per lui meno gravosa.

I mobili vennero prelevati da Claudio Formica con un furgone bianco.

Gioffrè racconta che, prima della sua partenza, era stato da un lato tempestato di telefonate con le quali gli veniva intimato il pagamento di altri soldi con la minaccia che "se non glieli [avesse] dati entro 30 giorni non [sarebbe] morto nel [suo] letto" e, dall'altro lato, che aveva ricevuto diverse visite da parte dei partecipanti della "riunione" al ristorante che in alcune occasioni, lo avevano prelevato e portato in giro con loro, per ricordargli con insistenza di pagare.

 

Gioffrè , terrorizzato, anticipò la partenza per la Spagna.

Nella denuncia Gioffrè racconta che a gennaio del 2010 era venuto a conoscenza che il club era stato ceduto dai fratelli Brenna a quelli che lo avevano aggredito che, peraltro, erano entrati in società con Filippo Trapani.

TIRATE LE SOMME…

L'importo totale di denaro estorto a Gioffrè ammonta a 70.000 €, comprensivo di: € 45.000 di cambiali dovutegli dai Brenna; € 15.000 per un prestito che aveva concesso ai Brenna Per lo sviluppo di un software per il poker on line; € 10.000 di cambiali dovutegli da Filippo Trapani. Alla somma si aggiunga il mobilio della casa, per una valore che la persona offesa ha indicato aggirarsi attorno ai € 30.000.

Per ora ci fermiamo qui ma domani proseguiamo con la famiglia Gioffrè da Rosarno (a Giussano)

 

5 – to be continued

 

(le precedenti puntate sono stata pubblicata il 12, 13 e 14 e 15 settembre)