Il contrabbando di armi per la cosca di ‘ndrangheta Giampà di Lamezia Terme e gli affari al Nord

Cari lettori vi sto piacevolmente martellando con l’Operazione Medusa con la quale la Dda di Catanzaro ha inferto un duro colpo alla cosca Giampà di Lamezia Terme.

Tra le 717 pagine dell’ordinanza ci sono riferimenti molto interessanti al modo in cui le cosche lametine si muovono (o non si muovono) nei territori del Nord (si veda in particolare in archivio il post del 10 luglio). Ebbene continuo ad affrontare questo tema anche oggi.

Saverio Cappello, in un passaggio dell’interrogatorio del 25 gennaio 2012 parla dei suoi rapporti e a quelli della cosca Giampà con Antonio Stagno e con il locale 'ndranghetistico di Giussano (Monza Brianza).

Il collaboratore, a differenza di quanto riferito da un altro pentito, ritiene che Antonio Stagno, cugino di Giuseppe Giampà in quanto tiglio di una sorella del "professore", sia organico alla cosca Giampà.

In forza di tale ruolo egli avrebbe fatto giungere a Lamezia armi ed un kg di cocaina su richiesta di Giuseppe Giampà. Questo accadeva intorno al 2005 ed è una circostanza nota a Saverio Cappello per aver egli stesso assistito all'ordine delle armi e della droga, nell'occasione in cui insieme a Giuseppe Giampà, Antonio Voci e Domenico Giampà, si recò a Milano per un paio di giorni.

In quella circostanza, Giuseppe Giampà gli confidò che Antonio Stagno riusciva ad approvvigionarsi di armi nuove provenienti direttamente dalla Beretta, attraverso la complicità di un dipendente, al prezzo di 1.500,00 euro a pistola. Per questo motivo Giuseppe Giampà ordinò due pistole oltre ad un chilo di cocaina, che furono recapitate a Lamezia tramite un'autista amico di Stagno, occultate all'interno di un'autovettura in un sottofondo creato appositamente nel vano sottostante la ruota di scorta (nel portabagagli dell'autovettura). Per il trasporto Giuseppe Giampà ha corrisposto a Stagno 1.500,00 euro in più rispetto all' importo pattuito per il viaggio. Cappello ha dichiarato dì aver visto una volta sola in quell'occasione l'autista che, giunto a Lamezia, è stato accolto allo svincolo Lamezia Est della SS 280, da Cappello stesso, Aldo Notarianni e Giuseppe Giampà. Da lì si recarono in un luogo in cui i fratelli di Aldo Notarianni stavano realizzando la costruzione di alcune villette, nella zona di contrada Laganí.

Secondo Cappello, inoltre, Giuseppe Giampà e Aldo Notarianni avevano consegnato ad Antonio Stagno 50mila euro per investirli in usura al nord dove i tassi di interesse sono più alti. Stagno però se ne lamentò proprio con Cappello, in quanto Giampà, proprio in ragione della somma che gli aveva consegnato, chiedeva soldi in continuazione o pretendeva di non pagare quando acquistava armi e droga perché voleva scomputare il prezzo da quei 50mila euro iniziali. Stagno quindi aveva deciso di chiudere il conto .

Cappello ha confermato di essersi recato a Milano, da Antonio Stagno, in diverse occasioni a partire dal 2004, sempre su mandato di Giuseppe Giampà e/o comunque con il suo consenso.

I viaggi erano legati al traffico di stupefacenti che egli acquistava in Lombardia, mentre il trasporto della droga da Milano a Lamezia veniva curato da altri, limitandosi egli a fare da tramite per gli acquisti di stupefacenti da destinare a Lamezia nei casi in cui non poteva recarsi Giuseppe Giampà in persona. Cappello ha, anche, dichiarato di essersi recato da Stagno per la commissione di omicidi, che poi non sono stati commessi con il suo contributo.

Il collaboratore ha quindi riferito di conoscere tale Francesco Elia, personaggio vicino a Belnome, un tempo legato ad Antonio Stagno. In seguito, tra i due sono avvenuti degli screzi dapprima di ordine familiare e poi economici, e Belnome si è avvicinato a Rocco Cristello, vicino alla cosca Gallace di Guardavalle, a capo dello schieramento in cui vi era lo stesso Belnome.

Da quel momento Antonio Stagno aveva deciso di eliminare Francesco Elia e lo stesso Belnome. Stagno voleva a tutti í costi coinvolgere Cappello nell'azione omicidiaria anche se il collaboratore ha dichiarato che gli faceva credere di essere a disposizione, mentre in realtà prendeva tempo perché non intendeva farlo. Pertanto egli si recò a Milano insieme a Giuseppe Cappello detto "cutulicchio" (che però non era a conoscenza del vero motivo per il quale egli stava andando a Milano e sapeva soltanto che la ragione del viaggio era legata al negozio di computer del collaboratore dove lavorava). In quell'occasione egli effettuò anche dei sopraluoghi insieme a Stagno, che gli indicò l'abitazione dì Francesco Elia e il bar dove si recava di solito, come possibili luoghi dove eseguire l'omicidio. Egli, però, non aveva alcuna reale intenzione di commettere l'omicidio (né altri in cui Stagno intendeva coinvolgerlo), in quanto, dopo l'omicidio di Federico Gualtieri non se la sentiva più di uccidere persone.

Per ora mi fermo qui. Continuo domani

6- to be continued (le prime cinque puntate sono state pubblicate il 2, 3, 5, 9 e 10 luglio)

r.galullo@ilsole24ore.com

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  • Massimo Di Stefano |

    La ndrangheta a Lamezia non esiste.
    F.to Massimo Di Stefano

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