Adoro chi prende il posto dei giornalisti per fare il giornalista. Ovviamente quando è in grado di farlo il che, per i miei canoni, accade raramente.
Il 28 maggio ho sintetizzato su questo blog (il giorno prima ne avevo scritto sul Sole-24 Ore) le denunce dell’avvocato Gianfranco Barbieri, Presidente dell’ordine degli avvocati di Lamezia Terme, sulla sciagurata idea di chiudere il locale Tribunale. Sapete come la penso: va bene accorpare e ridurre, risparmiare e tagliare, ma sradicare la presenza della Giustizia in Calabria è una vera e propria condanna a morte per questa regione in vero già destinata a morire di suo.
Il 13 giugno su questo blog (si veda archivio) ho riportato la denuncia dell’onorevole Angela Napoli della Commissione parlamentare antimafia sul rischio dell’accorpamento in uno (da tre) dei commissariati di Polizia di Taurianova, Polistena e Cittanova. Come sopra: una follia!
Recentemente ho elevato pubblico riconoscimento al Prefetto di Reggio Calabria Vittorio Piscitelli che con la sua interdittiva antimafia sui servizi pubblici ha descritto un mondo (si veda in archivio il mio post del 5 luglio). Nulla da aggiungere se non un plauso.
Barbieri, Napoli e Piscitelli avevano e hanno un filo rosso a unirli: fatti dietro le denunce e non chiacchiere. Proprio quello che dovrebbe fare un bravo giornalista.
Oggi unisco alla categoria (ad honorem) Doris Lo Moro, deputata del Pd (me ne dispiaccio per lei ma tant è) che tante volte avete ritrovato nei miei servizi. La ragione è semplice: prima di parlare o di scrivere lei accende il cervello e di questi tempi tra i politici calabresi e no (di centro, destra e sinistra) è già un privilegio averlo il cervello. Lei addirittura lo accende, figuriamoci….
Oggi elevo a lei pubblico ringraziamento perché nella sua interrogazione a risposta orale al Presidente del consiglio dei ministeri e ai ministri dell’Interno e per la Coesione sociale (presentata ieri) fa il riassunto di ciò che sta accadendo a Lamezia Terme (dopo le Operazioni Medusa e Medea di cui sto scrivendo da giorni), si chiede cosa stia accadendo tra le Forze dell’Ordine e quelle di Polizia penitenziaria (coinvolte, chiamate in causa o accusate) ma – soprattutto – pone una domanda banale nella sua genialità (o geniale nella sua banalità): ma come fa lo Stato, in Calabria, ad arretrare anziché radicarsi? Non si rende conto che – così facendo – mina alla base la coesione sociale e la stessa tenuta democratica di questa sventurata regione?
Una semplice (per quanto articolata, coniugata e complessa) interrogazione parlamentare pone una domanda che in soldoni è questa: ma perché lo Stato permette che un altro stato (la consorteria mafiosa) corra non parallelamente ai suoi binari (che già sarebbe una condanna) ma “negli” e “sugli” stessi binari (il che è una condanna a morte)? Perché consente, in ultima analisi, l’occupazione manu militari da parte della ‘ndrangheta di una parte del suo territorio rinunciando al principio di sovranità nel nome di un regno mafioso?
LE DENUNCE DI LO MORO
Prima di passare al difetto di analisi di Doris Lo Moro vediamo le denunce – circostanziate e giornalisticamente invidiabili – che il deputato del Pd evidenzia nella sua interrogazione.
1) Il distretto giudiziario di Catanzaro è il più esteso per territorio e il più carente sotto il profilo degli organici della magistratura e del personale amministrativo, con difficoltà operative difficili da arginare sotto il profilo delle risorse economiche.
La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ricomprende i due terzi del territorio della Calabria e ben quattro province ad elevata presenza ‘ndranghetistica. Risulta praticamente impossibile garantire una efficace azione di contrasto ai fenomeni illegali che condizionano ogni possibilità di crescita e di sviluppo di quei territori atteso il fatto che – udite udite – i sostituti procuratori sono 7 e a malapena possono garantire la celebrazione delle udienze.
“Il numero dei sostituti non garantisce, da solo – scrive Lo Moro – la qualità delle investigazioni imposte dalla complessità dei fenomeni criminali che la procura di Catanzaro si trova ad affrontare. In più occasioni, infatti, la dirigenza di tale ufficio ha segnalato la necessità di un adeguamento quantitativo e qualitativo delle forze di polizia giudiziaria impegnate concretamente nello svolgimento delle attività di indagine. La squadra mobile, il Ros e il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro risultano largamente sottodimensionati negli organici e nelle potenzialità operative che, pure, hanno ripetutamente dimostrato, mentre di altri, con specifico riferimento alla provincia di Cosenza, è stato ripetutamente richiesto il miglioramento qualitativo nella struttura dirigenziale, dati i gravi fenomeni delinquenziali che essi si trovano ad affrontare e l’assenza di apprezzabili risultati conseguiti nel monitoraggio delle attuali dinamiche criminali sul territorio”. Bene. Brava, bis
2) L’ufficio Gip, come esplicitamente denunciato anche dal procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli, risulta attualmente composto (dati due congedi per maternità e il trasferimento di un giudice che tra breve diventerà esecutivo) da – riudite riudite – quattro magistrati, numero evidentemente inadeguato per garantire una valutazione delle richieste del pubblico ministero in tempi ragionevoli, con la conseguenza che come già in più occasioni verificatosi, giacciono inevase per svariati mesi, nonostante l’impegno. « Una condizione disastrosa», in cui è «impossibile chiedere più sforzi ai giudici», afferma la presidente dell’ufficio Gip Gabriella Reillo, con riferimento alle pesanti condizioni in cui versa l’ufficio che dirige.
In questo quadro afferma Lo Moro “non è un segnale positivo il fatto che nel decreto legislativo varato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri si prevede la soppressione di quattro tribunali calabresi, tra cui il tribunale di Lamezia Terme (insieme a quello di Castrovillari, di Rossano e di Paola) che l’operazione Medusa descrive come una città in mano alle cosche”. Bene, brava, tris.
3) La Calabria è la regione più colpita da scioglimenti di consigli comunali per infiltrazioni mafiose: l’ultimo in ordine temporale è quello di Mongiana (Vibo Valentia), assunto contestualmente alla decisione di sopprimere quattro tribunali (e procure) calabresi. “Ai decreti di scioglimento, però – afferma Lo Moro – non possono non far seguito atti concreti dello Stato che diano il senso di un effettivo recupero del controllo del territorio; il che richiederebbe una maggiore e più qualificata presenza delle forze dell’ordine e di uffici giudiziari capaci di dare risposte adeguate ai cittadini onesti, che sono la maggioranza ed interventi incisivi finalizzati al potenziamento della pubblica amministrazione, all’occupazione e alla crescita”. Bene, brava, standing ovation.
Bene fino a questo momento abbiamo visto la circostanziata denuncia ma…Ma c’è un difetto di analisi che vedremo a ore su questo blog.
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