Aveva chiesto 5mila euro per andare avanti con le spese urgenti da restituire poco alla volta ed è l’unica cosa che lo Stato gli ha concesso. Della scorta che aveva chiesto per sé e la famiglia dopo aver parlato di molte cose (tra le quali i contatti tra la cosca De Stefano e la politica) con il pm Giuseppe Lombardo della Dda di Reggio Calabria non c’è traccia. Così come non c’è cenno alcuno alla risoluzione del contratto che aveva chiesto per rifarsi una vita all’estero (si vedano nell’archivio del blog i post del 14, 15, 16 e 17 maggio).
Zero. Il pentito di ‘ndrangheta Luigi Bonaventura (ritenuto attendibile da più di una sentenza) ha ricevuto picche dal Viminale che il 14 luglio gli ha scritto muovendogli non poche accuse e dandogli non poche indicazioni che sono da intendersi come obblighi se non vuole dire “ciao ciao” alla protezione statale.
1) Il servizio centrale di protezione nella lettera ha evidenziato che Bonaventura e la sua famiglia sono esposti al pericolo a causa della scoperta della località protetta (Termoli) da addebitare al pentito stesso che “ha rilasciato interviste non autorizzate” facendosi così “scoprire”.
2) Sarà pur vero che Bonaventura non si vuole spostare e anzi si è esposto più di una volta ma il trasferimento non è più procrastinabile anche perché pochi giorni fa, oltre agli episodi già segnalati nel tempo, è stato trovato un bossolo nella sua cassetta della posta.
3) Il Viminale ricorda che tra gli obblighi – oltre a quello della riservatezza e della sostanziale “mimetizzazione” – c’è anche quello di accettare il trasferimento quando – in parole povere – la protezione è “saltata”.
4) Conseguenza logica è che se il collaboratore di giustizia non adempie agli obblighi il programma di protezione può essere revocato o modificato, soprattutto quando si attesta che la/e violazione/i è/sono imputabile/i al collaboratore stesso (cosa che il Viminale sembrerebbe con chiarezza addebitare a Bonaventura).
5) Quando il Viminale lo dispone il collaboratore di giustizia deve (non può ma “deve”) trasferirsi in altra località protetta. Il che in soldoni vuol dire che Bonaventura deve lasciare Termoli
6) Ed infatti il Viminale – attraverso la lettera firmata dal prefetto Carlo De Stefano – intima a Bonaventura di dare immediato corso al trasferimento, indicando eventuali preferenze ma senza vincolo alcuno per lo Stato.
7) Se Bonaventura traccheggia o si mette di traverso, allora vuol dire che lo Stato avrà le mani libere e potrà decidere diversamente.
LA RISPOSTA DI BONAVENTURA
Lo stesso giorno Bonaventura ha spedito – vergata di suo pugno – una risposta al Viminale con la quale sostanzialmente accetta di indicare un’altra località ma a condizione che non si verifichi quanto si è verificato finora. E la lettera suona come un durissimo atto d’accusa (l’ennesimo) contro lo Stato.
Bonaventura denuncia che non vengano innanzitutto seguiti gli stessi criteri che hanno portato lui e la famiglia a Termoli (Campobasso), località segreta e protetta presto scoperta dalle cosche non certo per le sue interviste (successive).
Bonaventura nella lettera ricorda inoltre di “non avere alcuna fiducia nel Nucleo operativo di protezione” come ha già denunciato a diverse Procure e come si riserva di approfondire con la Commissione centrale del Viminale, se e quando sarà ricevuto. Amare le conclusioni: “ringraziandovi per l’anticipo di 5mila euro vi invito io ad ottemperare ai doveri assunti tramite contratto (mimetizzazione, protezione, assistenza, tutela etc, cose da voi mai rispettate) chiedendovi ancora una scorta urgente per me e per la mia famiglia in attesa di chiarire tutto con voi vi invio i più cordiali e stimati saluti”.
Non resta che attendere la prossima puntata di questo tira e molla tra un collaboratore di giustizia che sta esponendo se stesso e la propria famiglia a rischi mortali e lo Stato che lo ha mandato a pochi chilometri da Crotone, in quel di Campobasso, provincia che lo stesso Bonaventura ha definito un “mandamento occulto della ‘ndrangheta”. E’ stata o no un’idea geniale spedirci un pentito di ‘ndrangheta?