Carcere di Catanzaro: messaggi mafiosi all’esterno con le Kinder brioche – Polizia penitenziaria nel mirino: interrogazione Lo Moro

Da giorni sto analizzando l’Operazione Medusa con la quale la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha inferto un durissimo colpo alla cosca Giampà di Lamezia Terme, capoluogo virtuale della Calabria.

Oggi mi soffermo su due aspetti che definire delicati è dir poco. Due aspetti strettamente connessi: la capacità, da parte dei detenuti al 41 bis o comunque affiliati o vicini alle cosche di ‘ndrangheta, di dialogare e trasmettere ordini fuori dall’ipotetico carcere duro e il ruolo della polizia penitenziaria.

Il sistema con cui avviene la trasmissione delle missive manoscritte che contengono direttive o messaggi su affari illeciti della cosca, è stato ricostruito da un collaboratore nel modo che ora vi illustro.

ARTIFICI

Precisando che si tratta sempre di messaggi e missive che provengono dal detenuto e vengono affidate ai familiari o al soggetto che comunque si reca al colloquio, ciò avviene nella consapevolezza che all'uscita questi soggetti non verranno risottoposti a controllo da parte della Polizia Penitenziaria, dovendo solo prelevare gli effetti personali consegnati al momento dell'arrivo in carcere il detenuto ha cura di scrivere solo da un lato su un foglio strappato dai blocnotes che vengono distribuiti all'interno del carcere allo spaccio, particolarmente indicati per questo tipo di operazione perché molto sottili.

I foglietti vengono ripiegati in modo da poter essere riposti ed occultati all'interno del polsino rivoltato della camicia o anche del calzino: poiché nella sala colloqui le videocamere sono poste agli angoli laterali , il detenuto ed il familiare hanno l'accortezza di effettuare il passaggio del bigliettino sotto il tavolo di plastica senza farsi riprendere dalla videocamera.

In genere, inoltre, il passaggio del bigliettino avviene nella fase di chiusura del colloquio, quando tutte le persone si allontanano, oppure all'inizio, quando sia il detenuto che i familiari sono in piedi e quindi, con le proprie sagome, impediscono la captazione di immagini da parte delle videocamere.

Un altro metodo riferito dal collaboratore e utilizzato soprattutto nel periodo autunnale\ invernale, è quello di occultare i bigliettini manoscritti all'interno delle confezioni delle brioches kinder, che vengono opportunamente tagliate da un lato dell'apertura con inserimento del biglietto all'interno e risaldatura dell'apertura mediante il calore proveniente da un accendino schermato da un cucchiaino. Questo sistema non viene utilizzato d'estate perché non vengono vendute le confezioni kinder.

Voglio essere chiaro: tutto quello che ho finora riportato è testuale. E’ quanto si legge – per essere chiari – alle pagine 145 e seguenti dell’ordinanza firmata il 21 giugno dal Gip Assunta Maiore. Io – di mio – non aggiungo neppure una parola: tanto basta ciò che dichiarano i pentiti, considerati tali dalla Giustizia e dunque ritenuti attendibili non da me ma dalla magistratura.

E per essere ancora più chiari ed espliciti, questo è quanto ha descritto il 28 ottobre 2011 e il 4 gennaio 2012 il collaboratore di giustizia Angelo Torcasio, il quale ha chiarito che quanto alla trasmissione delle lettere dal carcere di Catanzaro-Siano da parte di Aldo Notarianni all'esterno, le stesse sono pervenute a Giuseppe Giampà e Vincenzo Bonaddio e non a Vincenzo Giampà.

Nel corso dell’ultimo  interrogatorio il collaboratore ha ribadito che “tutto ciò è sostanzialmente possibile anche perché le guardie carcerarie, che sono in prevalenza lametine, allorquando vi sono personaggi come Giampa' Giuseppe, Giampa' Enzo Giampa' Pasquale, Notarianni Aldo, entrano in uno stato di tensione ed inevitabilmente i controlli si allentano”.

Anche l’altro collaboratore di giustizia Cosentino Battista ha confermato tali circostanze nel corso del verbale del 10 febbraio 2012, quando ha reso alcune precisazioni sull'interrogatorio del 17 novembre-2011. Il collaboratore ha riferito che, quando era ristretto all' interno del carcere di Catanzaro-Siano, si avvicinò a lui un ispettore delle guardie penitenziarie (di cui ha riferito il cognome e la zona di provenienza, allo stato omissati), il quale gli chiese se avesse bisogno di qualche cosa o di portare qualche "imbasciata" all'esterno. In quel frangente Cosentino Battista rispose di non aver bisogno di alcunché. Aldo Notarianni – si legge testualmente a pagina 145 – gli confermò che quell'ispettore era un loro amico, a disposizione per qualsiasi cosa avessero avuto bisogno.

Inoltre, sempre durante la detenzione all'interno del carcere di Catanzaro, un'altra guardia carceraria, (di cui però non è stato in grado di ricordare il nome) alla quale aveva chiesto di fare una doccia fuori orario, gli rispose che lui ne aveva la possibilità, ma altri no, riferendosi ai Notarianni, i quali, gli riferì la guardia, gli avevano promesso un trattorino per lavorare un appezzamento di terreno che, in realtà, non gli avevano ancora fatto avere.

COMANDANO I DETENUTI NON LE GUARDIE

Secondo Cosentino Battista"comunque in generale vi posso dire che nel carcere di Catanzaro-Siano, in realtà comandano i detenuti e non le guardie penitenziarie, per tutto ciò che concerne la gestione della vita carceraria all'interno delle sezioni e quindi anche su spostamenti dei detenuti all'interno delle celle, come è capitato nel mio caso, su chi può recarsi al passeggio, sulle doccie, e su quant'altro;  in particolare Aldo Notarianni, ha un grande potere in tal senso per come ho potuto constatare nel breve periodo di nove giorni in cui sono stato rinchiuso a Catanzaro nel luglio 2011; noi avevamo la possibilità di comunicare liberamente tra noi e con lo stesso Giampà Giuseppe anche perché le celle venivano regolarmente aperte e ci veniva consentito lungo i corridoi della sezione; percome mi chiedete la notizia della collaborazione di Torcasio Angelo mi fu riferita la sera stessa da Notarianni Aldo e noi stessi la comunicammo immediatamente a "micariello" ovvero Giampà Domenico; d'altra parte quando io ero fuori, ricordo che dal carcere mi arrivava ogni genere di notizie da parte dei miei affiliati detenuti, così come io d'altra parte riuscivo a far arrivare all'interno del carcere le "imbasciate"; tutto ciò è possibile perché all'interno del carcere di Catanzaro-Siano, prestano servizio un numero molto elevato di guardie penitenziarie tutte originarie di Nicastro e dell'hinterland lametino le quali si mostrano accondiscendenti nei confronti dei detenuti provenienti dallo stesso paese;

Alla domanda del magistrato sulle minacce ecco cosa risponde Cosentino Battista: “Non mi risulta che tali guardie penitenziarie siano state oggetto di minacce da parte degli affiliati della cosca o da parte di altri detenuti all'inter
no del carcere”.

INTERROGAZIONE LO MORO

Sulla vicenda è intervenuta anche l'interrogazione di una deputata del Pd, Doris Lo Moro, tra le poche a capire cosa accade nella sua Lamezia e nella sua regione. Per questo a Lamezia vive da separata in casa e in regione si vede scavalcata a destra e sinistra da avventurieri del centro-sinistra che magari fanno di conto con i compassi oltre che con le calcolatrici e con le cosche anzichè con gli elettori.

«Al di là dell’inchiesta giudiziaria, che avrà il suo corso, sembra necessario e urgente un intervento che salvaguardi la credibilità del sistema carcerario, escludendo privilegi di qualsiasi tipo per i detenuti della casa circondariale di Catanzaro-Siano». E' quanto chiede nell'interrogazione Doris Lo Moro al ministro della Giustizia e al presidente del Consiglio dei ministri. Il riferimento è a quanto emerso dalle carte dell'operazione "Medusa". Secondo quanto scrive il gip «esisteva la possibilità per i detenuti della cosca Giampà di operare con una certa libertà all’interno della casa circondariale di Catanzaro-Siano, godendo di una sorta di trattamento – scrive Lo Moro nell'interrogazione – dovuto al fatto che all’interno del carcere prestano servizio molte guardie penitenziarie di origine lametina, che di fatto consentirebbero ai detenuti della cosca di comunicare liberamente tra loro all’interno del carcere, anche in violazione di specifici divieti imposti dall’ordinamento penitenziario. Emerge, altresì, che con facilità le varie “ imbasciate ” circolano dall’interno all’esterno del carcere e viceversa, che sono tollerati comportamenti non consoni nell’ambito dei colloqui carcerari».

Lo Moro chiede al ministro della Giustizia se «intenda avviare, con riferimento alla casa circondariale di Catanzaro-Siano, una verifica amministrativa per accertare le eventuali responsabilità dei singoli agenti e dell’amministrazione penitenziaria; se e come intenda comunque intervenire per garantire la piena credibilità del sistema carcerario, escludendo qualsiasi privilegio o trattamento di favore all’interno del carcere catanzarese».

4- to be continued (le prime tre puntate sono state pubblicate il 2, 3 e 5 luglio)

r.galullo@ilsole24ore.com

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  • Astor Piazzolla |

    Gente come noi a Lamezia?Ma se siamo tutti cosi!Il sistema è questo,abituato dalla paura dalla povertà da sempre a ragionare in questo modo.
    Diffidenti e prevenuti ma tutti AMICI,qui c’è il vero petrolio della malavita.
    Le guardie sono dipendenti pubblici con tutte le contrindicazioni che il servizio riserva,
    il fesso con vizi inguaiato di debiti si trova sempre!
    Se esiste una galera nella quale comandano i carcerati è perchè lo permette il sistema non le guardie !

  • vigilando redimere |

    Se le indagini dovesser individuare eventuali responsabilità mi auguro venga tolto il vizio agli infedeli. Detto questo faccio presente che la regione calabria, nonostane pulluli di sezioni alta sicurezza, piene zeppe di affiliati alla criminalità organizzata, è da circa tre anni senza proveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria. Dal DAP continuano a mandare in missione dirigenti generali part time, ma non si assumono la responsabilità di nominare un provveditore effettivo, d’altro canto i dirigenti generali del DAP si guardano bene dall’assumere un così delicato incarico. Meglio venirci di rado in trattamento di missione con tutti i confort che questo comporta.

  • Massimo Di Stefano |

    E già, poveri secondini 🙂 loro fanno il loro dovere, ma non rompete il cazzo, finchè esisterà gente come voi, lamezia non cambierà mai … anche ai miei tempi comandavamo noi nel carcere di siano, nel 94/95 c’era un appuntanto a nome Omissis (ndr) di Lamezia,E NON SOLO LUI – che era a nostra disposizione, portava fuori e dentro imbasciate, in cambio di moneta. POI SICURAMENTE CI SONO I BUONI E QUELLI CORROTTI IN OGNI DOVE. PER QUANTO RIGUARDA LE BRIOSCHE DOVETE SAPERE CHE SI COMPRANO ALLA SPESA, E ARRIVANO SIGILLATE, LEGGETE BENE COME FANNO PER FARE PASSARE I PIZZINI, E POI PARLATE, QUESTO E’ UN SISTEMA CHE LO FANNO IN TUTTI GLI ISTITUTI, NON CERCATE SEMPRE DI DIFENDERE L’INDIFENDIBILE-
    F.to Massimo Di Stefano
    n.b. RISPONDO SOLO A CHI SI FIRMA CON NOME E COGNOME

  • Astor |

    Troppo valore a chiacchiere che rischiano solo di compromettere ancora di più la buona volontà delle poche persone che lavorano in uno stato di disagio e stress psicofisico,vero è che il personale pur di migliorare le propie condizioni lavorative cerca ,avvolte,di accontentare un pò troppo i capricci quotidiani di detenuti che non vogliono capire che si trovano in prigioni di uno Stato che stà retrocedendo.

  • Peppino Costabile |

    fermo restando tutte le verifiche del caso, sicuramente nell’articolo, che riporta testualmente quanto affermato dal collaboratore,ci sono degli aspetti evidenti di inattendibilità in particolare all’unico speccio del carcere non possono acccedere i familiari dei detenuti e non vengono distribuite brioche, mentre per quanto riguarda la sorveglianza dei colloqui viene fatta a vista con l’ausilio delle telecamere — quindi proprio aldilà dell’aspetto giudiziario l’inattendibilità di quanto riportato è facilmente dimostrabile… non si può infangare l’intero carcere, soltanto per alcuni, sempre se dimostrato. Perchè sll’onestà e sull’attaccamento al dovere della Polizia Penitenziaria del carcerenon ci sono dubbi e per dimostrare il contrario ci vogliono elementi cerrti …

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