Il boss al giovane rampante: “la massoneria fa infamità” e tenta di non sporcare la purezza della “razza” mafiosa

Cari amici di blog, ricorderete che alcune settimane fa ho dato conto di un interrogatorio sostenuto dal pentito Antonino Belnome nel 2010 con il pm di Milano Boccassini Ilda (rimando in archivio ai post).

Ebbene il furbo Belnome – pur già in possesso della non indifferente dote di “padrino” – a domanda risponde: dopo la ‘ndrangheta si entra in discorsi di massoneria, di trattative tra Stato e mafie e via di questo passo. E lui ne faceva parte? No, no…lui in fin dei conti aveva solo la dote di padrino! E dunque era tagliato fuori da discorsi più grandi (così dice lui).

Questo collaboratore di giustizia è ritenuto attendibile dalla Procura di Milano (se lo sia non lo so e poco o nulla me ne curo) perché nella parte in cui si riferisce alla massoneria deviata dice cose ovvie e scontate che solo chi nulla sa di mafia o nulla vuol vedere si ostina a non vedere: vale a dire che la cupola mafiosa (siciliana e calabrese) è ormai “altro” e “fuori” dalle cosche di originaria appartenenza.

Insisto su questo punto: le menti raffinatissime delle mafie siedono oltre i conviviali tavoli mafiosi fatti di Provenzano, Oppedisano & compagnia cantando. Siedono in club esclusivi fatti di politica, massoneria deviata appunto, finanza e imprenditoria collusa o connivente e pezzi di Stato deviati, professionisti mafiosi. Né più né meno.

La cosa è semplice. Chi si ostina a credere che un “venditore di piantine” ottanduenne come don Mico Oppedisano (parole recentissime del pm Nicola Gratteri che pure ha condotto la requisitoria della pubblica accusa e non mie, che pure le avevo pronunciate…solo due anni prima!) continui pure a crederlo e a portarsi fuori dal mondo reale.

Chi continua a credere che Cosa nostra sia nelle mani di un boss pur spietato e che non vedo l’ora che venga arrestato, come Matteo Messina Denaro (così non parlo degli altri) e non invece magari in una loggia coperta di Trapani o Messina o Barcellona Pozzo di Gotto dove siedono professionisti e politica, si accomodi pure: la storia li ha già travolti.

Bene. Le conferme di quanto vado scrivendo da anni arrivano come pioggia (acida).

L’ultima conferma – offro gratis l’opportunità di acculturarsi ai “fumigatori” dell’informazione trascinati da veline delle Procure e ambienti paramassonici perché io, a differenza dei “nati imparati” studio, leggo e rifletto con la mia testa, senza avere amici a cui dare conto – viene nientepopodimenoche dalla famiglia Commisso.

Stiamo parlando del gotha della ‘ndrangheta militare, ancestrale, violenta, arricchitasi con traffici che tutto comprano. Anche le anime.

LA FAMIGLIA COMMISSO

La famiglia Commisso di Siderno è un’ associazione mafiosa che opera nel comune di Siderno e zone limitrofe ma soprattutto ormai oltre i confini nazionali, specificatamente in Canada nella città di Toronto, organizzata in diversi gruppi criminali tra loro collegati in una “società" (‘ndrina di contrada Donisi, ‘ndrina di contrada Lamia, ‘ndrina di contrada Ferraro, ‘ndrina di Siderno Superiore, ‘ndrina di contrada Salvi, ‘ndrina di contrada Oliveto) e finalizzata – mediante la forza intimidatrice del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento ed omertà della cittadinanza – al controllo mafioso del territorio e alla commissione di una serie indeterminata di delitti, tra cui estorsioni, danneggiamenti, omicidi, tentati omicidi, detenzione e porto illegale di armi, intestazione fittizia di attività commerciali a prestanome, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti, nonché all'acquisizione in modo diretto o indiretto della gestione o comunque del controllo di attività economiche, all'ingerenza nella vita politica locale ed al conseguimento di profitti e vantaggi ingiusti per sè o per altri.

Questo è quanto ribadisce testualmente la Procura distrettuale antimafia nella operazione “Falsa politica” condotta pochi giorni fa proprio a Siderno.

IL VECCHIO BOSS

Bene. Fatta questa premessa familiare (che dà conto del Dna mafioso che tanto sta a cuore ai pennivendoli e ai pm che godono nel rappresentare solo ed esclusivamente questa mafia), gli inquirenti così a pagina 3 dell’ordinanza tratteggiano la figura di Giuseppe Commisso, classe ’47, detto “il mastro” (ognuno ha gli insegnanti che si merita): capo ed organizzatore dell'associazione, quale esponente apicale della

'Provincia" ed esponente di vertice della società di Siderno, con compiti di decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie; in particolare, dirigendo e organizzando il sodalizio, assumendo le decisioni più rilevanti, impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a lui subordinati, decidendo e partecipando ai riti di affiliazione curando rapporti con le altri articolazioni dell'associazione, dirimendo contrasti interni ed esterni al sodalizio. Curando i rapporti con gli esponenti delle articolazioni settentrionali ed estere dell'organizzazione criminale. Chiaro?

LA TELEFONATA

E veniamo al dunque, dopo questa necessaria e obbligatoria premessa (per capire bisogna leggere).

Il 14 maggio 2010 Pietro Futia, nipote di Pietro Commisso, detto "zio Pietro” si informa con il "Mastro” sulla possibilità di accedere al Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, noto come "Cavalieri di Malta”: "…basta che se entro nei Cavalieri di Malta …", ricevendo disposizione negativa da parte del "Mastro” che lo esclude "assolutamente …", facendogli presente che si tratta di "una società di sbirracchi …", cioè persone vicine allo Stato, ammonendolo sul fatto che arruolandosi sarebbe stato automaticamente espulso dalla 'ndrangheta, una organizzazione sicuramente più forte e prestigiosa di quel cavalierato: "… non fare movimenti che… prima di tutto che se entri là…", nell'ordine di Malta, "…non puoi fare quell'altro lavoro..." (cioè, lo 'ndranghetista) e spiegando che "quello che fa parte di questa società è brutto, non può fare parte …" dell'Onorata Società di Polsi.

No dico, vogliamo scherzare!? La ‘ndrangheta sì che è un’onorata società (mi viene il vomito!) mica i Cavalieri di Malta!

Ma il “Mastro” (!) va avanti a sparare a palle incatenate sui Cavalieri di Malta. Costoro, trattandosi di “…una società di sbirri… allora cosa è… questi fanno arrestare, fanno tutte cose questi qua …" e ancora "questi fanno arresti, decidono… quelli grossi, no?.. .questi adesso si difendono in questa maniera… una volta era buona… dopo è subentrata la …(i nc
.) … e loro li hanno indeboliti, che si spaventano …(i nc.) … loro combattono con la legge … (frase inc.) ..
.".

Con alcuni di costoro, chiarisce Giuseppe Commisso, la 'ndrangheta mantiene anche rapporti diretti, ma i loro rapporti non possono che essere improntati a "…falsa politica che con loro parliamo…".

Nel prosieguo aggiunge proprie convinzioni circa la possibile appartenenza in passato anche di Alessandro Figliomeni al Sovrano Ordine di Malta, cosa che, se fosse stata nota, ne avrebbe comportato l'espulsione ("…ma Sandro se sapevamo che era là lo avremmo cacciato fuori…"), osservando che la cosa non avrebbe avuto più valore, posto che Figliomeni si sarebbe trasferito definitivamente all'estero ( "…già che lui adesso ormai … adesso / se ne è andato all'estero e non credo che viene più …( nc.) … lui non ha cervello per niente, tutte cose non si possono fare … quanto cazzo di cose vuoi fare?. ..assolutamente, non si pub fare assolutamente… questo non ha cervello, il bello è che si è laureato… e che cazzo è andato a fare a scuola"), speranza rimasta vana in quanto l'ex sindaco, che in quel momento si trovava in Australia a far visita all'amico Domenico Antonio Vallelonga, fece ritorno il 4 giugno 2010  fino al rientro a Roma.

LA MASSONERIA

Giuseppe Commisso conclude il dialogo, insistendo sulla incompatibilità dell'appartenenza ad organizzazioni quale quella cui ha fatto riferimento con la 'ndrangheta: "…ma noi abbiamo parlato sempre che non può fare … l'uomo che fa queste cose non può fare l'uomo…non è. .. questa è una società.. . una società brutta… ti dico fanno tutte… le cose più brutte li fanno loro. .. arresti.. . parlano male di quello, parlano male.. sono collegati.. . una società di merda.. .".

E’ ovvio che ‘sto nipotino confonde tutto (Cavalieri di Malta, Lions e magari anche Giovani Marmotte, vale a dire associazioni che nella loro rappresentanza e rappresentatività unitaria e ufficiale, un cavolo hanno a che vedere e che spartire con i tavoli di menti raffinatissime di cui le mafie si alimentano).

Non contento – infatti – Pietro Futia insiste indicando in alternativa l'associazione umanitaria Lions Club International:" … se mi metto in una associazione tipo …(i nc.) … Lions queste cose qua…".

Ma il "Mastro", ligio all'ortodossia 'ndranghetista, ribadisce che "queste sono cose che uno non si deve iscrivere in queste cose perché … non sono buone, per gli uomini non sono buone …(i nc.) … non si può iscrivere...", rammentando che, quando lui (cioè il “mastro”) era giovanotto, "c'era uno un certo Schirripa che ha fatto parte senza dire niente e lo hanno tolto..." e poi ulteriormente afferma, arrivando al cuore di quanto, prima e a migliaia di chilometri di distanza, il pentito Belnome affermava, vale a dire che "la massoneria è una società brutta… noi siamo più forti di loro, loro possono fare infamità, noi non .facciamo infamità … quello che fa parte di queste cose non può fare parte della Società…".

Ovviamente la “Società” è la ‘ndrangheta e invito tutti a riflettere con me: il passaggio dal tavolo di Polsi o di un quartiere di Cosa nostra ai tavoli delle logge coperte e deviate in Calabria, in Sicilia o in Lombardia (anche in questo caso nulla hanno a che vedere con la massoneria ufficiale) sanciscono la “dipendenza” della “Società ‘ndranghetista” o di “Cosa nostra” da quei tavoli dove siedono menti raffinatissime, dove siede anche lo Stato deviato. Tavoli dei quali – si badi bene – la “Società” ormai non può più fare a meno perché sono diventati predominanti e vincenti nelle strategie mafiose.

Di questo i vecchi boss di mafia ne sono consapevoli e per questo dicono che “dopo la ‘ndrangheta si va nei discorsi di massoneria” (Belnome) o che “la massoneria fa infamità” (Commisso). Anche loro si rendono conto – inconsciamente – che la purezza della mafia (sic!) è messa in pericolo, è a rischio. E’ un confronto anche generazionale perché i “vecchi”(che mangiano cicoria e ricotta o che vendono piantine) sanno che quella stagione è finita e che oggi le mafie stanno rapidissimamente diventando altro. E anche i giovani rampanti lo sanno e per questo vogliono adeguarsi ai tempi: bruciare le tappe grazie ai nuovi tavoli di controllo dei bottoni del potere. Tavoli nei quali sedere,  come del resto dimostrano decine e decine di indagini (aperte e in corso), e nei quali il poker è servito a Stato deviato, professionisti, mafiosi, finanza, politica e via di questo passo in una intercambiabilità relativa, nella quale paradossalmente ormai l’unica “variabile” è rappresentata dalla mafia che si accontenta di eseguire gli ordini, portare il proprio know-how criminale ed essere libera di esercitare i propri maledetti traffici.

Meditate (molteplici e variegati pennivendoli avvicendati negli anni) meditate (sempre che ne siate capaci)!

Ai magistrati invece dico: grazie per quel che avete fatto finora ma ora bisogna ribaltare quei tavoli o sarà la morte della democrazia! Aprite gli occhi perchè nella vita (anche quella professionale) si va per priorità. E il ribaltamento di quei tavoli è la priorità del Paese come testimonia anche l'ultima relazione in Commissione antimafia di Bankitalia (si vedano articoli in archivio).

r.galullo@ilsole24ore.com

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  • bartolo |

    ottimo galullo, adesso la seguo meglio…
    ma, vede, e per questo non ho che ringraziare cisterna, ho conosciuto in quel di palmi (carcere) nel 1993 anche il mastro, quel commisso che appare tanto loquace nelle intercettazioni, mi creda, nulla di straordinariamente mafioso e/o ndranghetista…quindi, gli ultimi sette mesi, e cioè dal gennaio del 2011 fino alla scarcerazione, luglio 2012, sono stato nella medesima “stalla” della seconda sezione del carcere di lanciano, insieme a riccardo rumbo, considerato uno dei capi ndrina dei commisso, un uomo sofferente e consapevole di essere coinvolto in un contesto molto al di sopra delle sue percezioni. ecco perché parlo della civiltà della gioiosa macchina da guerra che è l’antimafia italiana, che si oppone all’inciviltà di uomini e persone contigui al mondo della ndranmgheta, che, però, sono, ahimè, come gli ultimi dei moicani… personaggi, galullo, che gli addetti ai lavori, come c’è arrivato lei a capire, ci sono arrivati anche loro…e, non da adesso, bensì fin dall’inizio degli anni 90…quindi, per tutto questo tempo abbiamo avuto una macchina da guerra che più produceva ndrangheta, camorra e mafia…più ne arrestava e arresta gli affiliati… in un gioco perverso nel quale, le norme antimafia, gli consentono di gestire un potere immenso…che usano bene politicamente, e, che, nella politica trovano i sodali dalle menti raffinatissime. Vede, lei fa sempre riferimento a gratteri…ma, non ci ricorda che gratteri è stato proprio uno dei magistrati che ha condotto l’inchiesta contro la ndrangheta dei tre mandamenti al cui vertice è stato individuato sedersi l’oppedisano…ecco..adesso gratteri ci informa della insignificanza di questa inchiesta…ma nella requisitoria del medesimo processo ha chiesto delle pene pesantissime e si aspettava che il giudice le avrebbe accolte…ebbene, galullo, mi chiedo, ma l’onestà intellettuale di questi addetti ai lavori che chiedono 20 anni di carcere, che ne so, dico un imputato a caso che conosco bene, tale giuseppe prestopino: 20 anni di carcere solo perchè (aveva appena finito di scontare la propria pena inflittagli nel mio medesimo processo solo qualche anno prima) un signore con la cimice sulla propria autovettura mentre si trovava in transito per melito in compagnia di un suo sodale riferisce a quest’ultimo, non appena si ritrovano davanti che transita in direzione opposta il prestopino, ecco, vedi questo? È prestopino lo abbiamo fatto padrino durante le feste natalizie… questo signore è da due anni che si ritrova in carcere per questo, eppure…aveva finito di scontare la pena solo qualche anno prima…eppure, gratteri per questi ha chiesto 20 anni di carcere…eppure, questo signore ha tre figli tra i cinque e dieci anni…eppure …eppure… caro galullo…inascoltato sono decenni che dico che la lotta alle mafie degli ultimi decenni è il più grande imbroglio mai posto in essere sul suolo italiano dopo quello della esistenza delle streghe medievali… non per nulla ci siamo ritrovati certi presidenti del consiglio, certi ministri della giustizia, certi ministri dell’interno; e, molti molti parlamentari che fanno paura alle loro stesse mogli e ai loro stessi figli…
    un caro saluto, bartolo.

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