Questo mio servizio è stato pubblicato sabato 21 aprile sul Sole-24 Ore. Lo ripropongo per quanti non hanno potuto leggerlo sul quotidiano.
Il 2 maggio – giorno in cui il plenum tornerà a riunirsi – saranno trascorsi 310 giorni da quando il Csm ha pubblicato il bando per coprire la sede di capo della Procura della Repubblica di Napoli. E ne saranno passati 140 da quando quella poltrona è stata lasciata dal vecchio capo, Giandomenico Lepore.
Che si prendano gli uni o che si conteggino gli altri, saranno sempre troppi per Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica e del Consiglio superiore della magistratura che, al vicepresidente Michele Vietti, il 23 marzo aveva spedito una lettera con la quale giudicava positivamente la scelta di disporre le audizioni dei tre candidati ma, allo stesso tempo, invitava a fare presto. E, a quanto sembra, la posizione non solo non è cambiata, ma l’invito del Colle oggi sarebbe più che mai rivolto alla ricerca di una scelta condivisa.
Quella poltrona al vertice dell’ufficio inquirente di Napoli è troppo delicata e, ancor più delicata, appare oggi, alla luce dell’inchiesta sui rimborsi contabili alla Lega Nord di cui si occupa, per una parte, proprio la Procura di Napoli.
Il rinvio al 2 maggio, disposto dopo la spaccatura sul nome dell’attuale capo della Procura di Nola, Paolo Mancuso, fa discutere. A favore del rinvio hanno votato 15 consiglieri, contro hanno votato sette consiglieri e tre si sono astenuti. Ufficialmente lo slittamento è stato disposto per approfondire i profili dei candidati. Oltre a Mancuso concorrono il procuratore di Potenza Giovanni Colangelo (sostenuto da Unicost) e quello di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo (che può contare su Magistratura Indipendente).
Difficile, però, credere che, dopo le approfondite audizioni dei tre candidati il 19 marzo, qualcuno all’interno dell’organo di autogoverno della magistratura abbia bisogno di più tempo per riflettere. Mancuso ha già lavorato a Napoli e i veleni sull’archiviazione disposta nei suoi confronti dallo stesso Csm il 20 ottobre 2006 delle accuse per le sue presunte frequentazioni con personaggi legati alla camorra, durante alcune battute di caccia, sembrano fatti circolare apposta per gettare fumo negli occhi.
Sul suo nome, nelle ultime ore, sembrava essere stata raggiunta un’intesa difficile e per alcuni versi paradossale: su di lui sarebbero confluiti non solo i voti di Area, corrente di sinistra di cui è storico esponente ma anche quelli di alcuni membri laici del Csm vicini o espressione del centrodestra.
Lo scenario è improvvisamente cambiato quando – sulla Procura più grande e tra le più delicate d’Italia – è piombato il ciclone Lega.
Il futuro procuratore, infatti, non solo si ritroverà sul tavolo i casi “Cosentino” e “Papa” ma inaspettatamente anche l’indagine sull’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito. Un filone importante è nelle mani dei pm John Henry Woodcock e Francesco Piscicelli che lo stanno cavalcando senza riserve.
Proprio questa novità ha reso fibrillanti le consultazioni tra correnti e tra questi e i membri laici e di diritto del Csm e ancora ieri, nonostante le manovre in corso, sembrava che la scelta di convergere su un solo nome fosse ancora in alto mare.
La frenesia è destinata ad aumentare perché il testa a testa tra Mancuso e Colangelo sembra ora più probabile e l’ago della bilancia rischia di diventare Ettore Adalberto Albertoni, volto noto del Carroccio e da questi voluto e spedito al Csm. I giochi sono complicati perché Albertoni è considerato una longa manus di Umberto Bossi alla luce riflessa del quale ha sempre scalato classifiche e posizioni politiche e, dunque, il suo voto (che una logica politica vorrebbe per Mancuso) non è scontato. Non lo sarà probabilmente almeno fino a quando all’interno della stessa Lega non sarà chiaro chi e come succederà al Senatur e non lo sarà, forse, fino a quando non saranno più chiari gli orizzonti all’interno del centrodestra dopo il terremoto nella Lega Nord. Per questo nessuno è in grado di dire se quello del 2 maggio sarà il primo e ultimo rinvio.