E’ l’ 8 maggio 2010 quando – come primo atto istituzionale e appena uscito dal consiglio regionale – il neo-eletto presidente dell’iper-inutile Commissione regionale antimafia Salvatore Magarò si reca al cimitero di Campo Calabro, per rendere omaggio al giudice Antonino Scopelliti, trucidato dalle cosche calabro-sicule il 9 agosto 1991.
Campo Calabro è un comune di circa 4.150 abitanti alle porte di Reggio Calabria.
Oggi quel cimitero – in cui riposa un martire di mafie – torna alla ribalta per le dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Roberto Moio, riportate in un’informativa della Polizia giudiziaria del 13 febbraio 2012.
La Polizia verifica e riscontra le dichiarazioni rese sull’interessamento delle cosche Condello e Tegano per la realizzazione di un chiosco di fiori nell’area di fronte al cimitero di Campo Calabro.
Queste le dichiarazioni: “…nel 2010 ho avuto bisogno di sistemare la vicenda di un chiosco di fiori da piazzare presso il cimitero di Campo Calabro, per tale vicenda si è interessato Bruno Tegano e, dopo aver avuto il via libera da Mico Condello, ha svolto il ruolo di intermediario tra noi e i Garonfolo. Nella vicenda è stato interessato anche Renato Marra, portavoce dei Garonfolo. Marra è molto amico anche di Giovanni Pellicano”:
Nel comune di Campo Calabro – verifica la Polizia – le imprese commerciali che esercitano l’attività economica di vendita al dettaglio di fiori e piante – con unità locali presenti nella zona di fronte al cimitero – sono riconducibili alla società Morgante s.n.c. di Morgante Giuseppe Mario * & C. e alla ditta individuale Calveri Katia.
Il 5 gennaio 2011, presso la Stazione dei Carabinieri di Campo Calabro, Giuseppe Mario Morgante * aveva effettivamente denunciato il danneggiamento a seguito di incendio del negozio di fiori in quel comune, dichiarando di essere titolare dell’attività commerciale con vendita all’ingrosso e al dettaglio di fiori denominato “Il Campo dei fiori”.
Nel corso della deposizione Morgante * riferiva: “pochi mesi fa (e dunque nel 2010 ndr) fa ho proposto opposizione contro il comune di Campo Calabro che ha rilasciato un’autorizzazione per l’istallazione di un chiosco nelle vicinanze del cimitero alla ditta di Calveri Angelo, proprio nelle adiacenze di quello di mia proprietà”.
Sulla scorta dei risconti la Polizia giudiziaria verifica che Angelo Calveri non è proprietario di alcuna attività commerciale di piante e fiori. Lo è invece la figlia Katia e quest’ultima, si legge nell’informativa, ha una relazione sentimentale con Benedetto Di Lollo, cognato di Donatelo Canzonieri, organico secondo quanto si legge, alla cosca De Stefano-Tegano.
Giuseppe Mario Morgante * è figlio di Filippo Mario * e, per come ricostruiscono gli inquirenti, avevano rifornito di armi e munizioni la cosca Imerti, come dichiarato dal collaboratore di giustizia Rocco Buda che, nel verbale del 20 novembre 1995, delle ore 10.00, riferiva: “…omissis… Adr: A rifornirci di munizioni erano dei fratelli titolari di una armeria ubicata in località Musala' di Campo Calabro…Questi erano vicini al nostro gruppo in quanto pativano angherie da parte dei Garonfolo, organizzazione, questa, all'epoca, avversa alla nostra, e pertanto per liberarsene ci rifornivano di munizioni, generalmente calibro 7.65 e cal.12 a pallettoni. Inoltre uno dei fratelli a nome Francesco, chiamato familiarmente "ciccio", era l'amante di Cotroneo, attuale suocera di Pasquale Condello junior, della quale ho già parlato in altri verbali. I contatti con i citati fratelli e principalmente con il piu' grande che se mal non ricordo si chiama Filippo, li teneva direttamente Antonino Imerti. La consegna delle munizioni avveniva mediante la consegna di alcuni pacchi o direttamente all'Imerti Antonino oppure lasciandoli presso l'abitazione della Cotroneo … ”.
Effettivamente Filippo Mario Morgante * è stato titolare dell’omonima ditta per il commercio al minuto di armi, munizioni, articoli sportivi, confezioni per cacciatori nonché impresa edile stradale e movimento terra. Inoltre, il 24 novembre ‘97, quale affiliato alla cosca Imerti, venne arrestato.
La famiglia Garonfolo risulta essere al vertice dell’omonima consorteria criminale che opera a Campo Calabro e zone limitrofe. Ne fanno parte i fratelli Antonio, Antonino e Giuseppe, tutti con precedenti penali e pregiudizi di polizia per estorsione, associazione per delinquere di tipo mafioso, rapina, omicidio, tentato omicidio in concorso e altro. Giuseppe e Renato Marra risultano ricoprire cariche dirigenziali ed organizzative all’interno della cosca. Il 5 ottobre 2011 sono stati arrestati.
Giovanni Pellicano risulta sposato con Maria Polimeni, nipote diretta dei fratelli Giovanni e Pasquale Tegano, detenuti al regime di carcere duro. Inoltre, lo stesso è cognato del collaboratore di giustizia Roberto Moio, che ha sposato Giovanna Polimeni, sorella di Maria. Pellicano risulta essere titolare dell’impresa individuale “Commercio bestiame di Giovanni Pellicano’”, con sede a Reggio Calabria in via Carmine 20 – frazione Archi, operando – dunque – nel medesimo settore produttivo di Marra.
Ecco – dunque – i protagonisti di questa storia, raccontati secondo quanto hanno riscontrato Polizia giudiziaria e pm della Procura di Reggio Calabria, la cui morale è molto, molto semplice: anche un fiore acquistato e deposto su una tomba di un cimitero calabrese passa da guerre e accordi tra le cosche. Se quel fiore è magari deposto sulla tomba del giudice Scopelliti ogni speranza di rinascita di questa terra martoriata è destinata ad appassire. E poi a morire marcendo.
P.S. Chissà dove avrà comprato i fiori Magarò.
* ricevo e volentieri pubblico alle ore 16.22 del 27 marzo:
Egregio dott. Galullo,
ho ricevuto formale incarico dal Sig. Giuseppe Mario Morgante e dalla sua famiglia, di precisare
e chiedere la pubblicazione di alcune circostanze non menzionate nel Suo articolo datato 15 marzo corrente mese ed intitolato " I fiori sulla tomba del giudice Scopelliti, trucidato dalle cosche nel '91, passano dalle cosche Tegano e Condello ".
Il Suo scritto, merita completezza di alcuni dettagli, per dovere di cronaca ed informazione nella ricostruzione delle vicende da Lei narrate, ma soprattutto al fine di tutelare l'immagine della famiglia Morgante, estranea alle vicende da Lei descritte e, di seguito, tutelarne l'attività economica della stessa, condotta con grande sacrificio e dedizione al lavoro.
Preliminarmente, si precisa che il negozio della famiglia Morgante, ubicato a Campo Calabro ed adibito ad attività commerciale di fiori e piante, ha subito un danneggiamento denunziato il 5 gennaio del 2011 presso la Stazione dei Carabinieri di Campo Calabro (RC) e, in quell'occasione, il Morgante non forniva sospetti su alcuno ne indicava eventuali soggetti ostili nei suoi confronti.
In denunzia, la precisazione che il sig. Morgante riferiva ed inerente un opposizione contro il Comune di Campo Calabro, (relativa al rilascio di un autorizzazione amministrativa attuata nel 2010 ) era stata fatta per indicare appunto l'avvio di un contenzioso contro l'Ente comunale e, di certo non per timori e/o contenziosi contro altre Ditte.
Opposizione questa, legittima, inoltre, visto il contesto di crisi economica che sta interessando l'intero paese ed il continuo stato di agitazione delle categorie dei lavoratori di ogni comparto econmico-sociale.
Ed ancora, il sig. Morgante Giuseppe Mario lungi da appartenere a contesti malavitosi e/o ad avere legami e frequentazioni alcune, conduce la propria e modesta attività commerciale con costante sacrificio e dedizione alla propria famiglia, essendo padre di due figli.
Non è stato mai indicato da presunti pentiti ne in passato ne ai giorni nostri tanto più che non ha alcun ruolo di " protagonista " nella vicenda oggetto del Suo articolo.
Relativamente poi, alla menzione del sig. Filippo Mario Morgante, padre di Giuseppe, la presunta ricostruzione operata dall'Ufficio di Procura di Reggio Calabria, nel lontano 1995, ovvero che lo indicava quale presunto armiere, di una presunta cosca denominata " Imerti " e, chiamato in causa da un pentito, è risultata del tutto infondata.
Infatti, il sig. Filippo Mario Morgante, arrestato nel 1997 e detenuto
ingiustamente, è stato assolto con formula ampia " per non aver commesso il fatto" , vista l'assenza totale di elementi probatori a supporto dell'accusa e che lo stesso pentito, è stato smentito da altri, ma cosa più importante, la SENTENZA di un Tribunale ha sancito l'assoluta INNOCENZA del sig. Filippo Mario Morgante.
Da ultimo, pertanto, corre l'obbligo giuridico e morale di informare il lettore, fornendo tali elementi che ricostruiscano e completino la realtà storica, ma soprattutto al fine di non ledere l'immagine e la dignità della famiglia Morgante tutta, che non ha alcun ruolo nella Sua storia e che di certo potrebbe patire ripercussioni sulla propria attività economica in un contesto economico e sociale già gravato dalla crisi attuale.
Tanto dovevo,
Con ossequio
Avv. Fabio Iannò del foro di Reggio Calabria
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