Roma Capitale divorata dai debiti, dagli sprechi e dalle politiche clientelari

Questa è la mia inchiesta nella serie “I conti dei Comuni” pubblicata il 9 marzo sul Sole-24 Ore. La ripropongo per i lettori che l’avessero persa sul giornale.

La lupa capitolina che allatta i gemelli Romolo e Remo è forse l’unica cosa che a Roma non è ancora rimasta a secco.

La crisi di liquidità del Comune – che ha un bilancio 2011 di 9,8 miliardi, pari a quello della Regione Calabria – è profonda. Il bilancio è composto per oltre 4 miliardi e mezzo relativi alla parte corrente, quasi 2 per il piano di investimenti ai quali vanno sommati tre miliardi per gli investimenti con fondi privati in project financing . In particolare a soffocare il Campidoglio sono il mancato incasso di circa due miliardi da parte del Commissario di governo al debito, di cui sono entrati solo 450 milioni, e i 700 milioni dovuti dalla Regione per il trasporto pubblico locale.

Il debito è imponente. Quando, nel 2008, il sindaco Gianni Alemanno si è insediato, era di 12,4 miliardi. L’ultimo conteggio della struttura commissariale indica 9 miliardi ma bisogna tener conto che non è stato ancora ultimato il complesso accertamento delle partite creditorie e debitorie. E’ come se su ciascun romano gravasse un onere di 3.239 euro e su una famiglia-tipo, composta di quattro persone, un “peso” di 12.959 euro. E il Comune fa fatica a rientrare da questo fardello.

Lo scorso anno le quietanze dei creditori sono andate ad un ritmo ridotto rispetto all’anno precedente: 5mila i mandati di pagamento per un totale di 38 milioni (rispetto agli 82 del 2010) andati a 640 fornitori. .Senza contare che il Consiglio di Stato ha rimandato alla Consulta la decisione su un aspetto del decreto legge con il quale nel 2008 il Governo affidò la gestione del debito pregresso alla gestione commissariale.

Il rientro dal debito non deve avere punti di contatto con il bilancio” ricorda al Sole-24 Ore il sindaco Alemanno ma forse non è proprio così come denuncia il capogruppo del Pd in Campidoglio Umberto Marroni. “A parte le voci che sono ancora ballerine – dichiara Marronise la gestione commissariale non ha la possibilità di onorare un debito fa ricorso alle anticipazione del bilancio, con obbligo di restituzione. Meglio riunificare la gestione ordinaria del bilancio del Comune con la gestione straordinaria del piano di rientro. Rispondendo a un question time in Commissione bilancio della Camera del 2 febbraio 2012, il Governo ha ammesso che la normativa sul piano di rientro del Comune dal debito prima del 2008 non prevede l’obbligo di pubblicare il rendiconto delle attività del Commissario e ha opportunamente aggiunto che, in ossequio a un principio generale di trasparenza amministrativa, potrebbe essere valutata l'opportunità di adottare forme di pubblicità del rendiconto. Lo Stato non tiene fede agli impegni e c’è troppa confusione”.

Mai più di quella con la quale ogni giorno ha a che fare la ragioneria capitolina che – non bastassero i guai del debito – segue ogni giorno l’evoluzione delle norme per Roma Capitale. I decreti attuativi della legge dovrebbero quantificare le risorse che andranno a Roma per il fatto che è la Capitale ma finora i passi in avanti sono stati appena accennati, come del resto quelli relativi alla richiesta di tenere fuori dal tetto del patto di stabilità le spese per le funzioni di interesse nazionale (si veda box in pagina). Anche di questo il Presidente del consiglio Mario Monti e il sindaco Alemanno hanno parlato nel’incontro del 27 febbraio, subissati dalle rituali critiche della Lega Nord che sbraita contro i presunti finanziamenti a pioggia sulla Capitale. “Entro quest’ anno – chiosa Alemanno che rimanda al mittente le critiche – dobbiamo conoscere quanto lo Stato trasferirà a Roma Capitale ben sapendo che la quota di trasferimenti statali pro-capite è già oggi inferiore alle quote di Napoli e Milano. E’ ora di finirla con Roma ladrona”.

E’ (forse) ora di coniare lo slogan Roma Holding come afferma al Sole-24 Ore il sindaco Alemanno che lancia quella che definisce “una bomba che non deve scoppiare tra le gambe della capitale”, vale a dire la creazione di una holding vera e propria che preveda la privatizzazione del 40% di Atac e Ama e relative partecipazioni e la dismissione delle quote in Aeroporti di Roma e Centrale del Latte. “Con l’imminente approvazione del bilancio 2012 – dichiara Alemannosarà tutto più chiaro. Certo Roma Holding sarà una struttura snella che dovrà portare ad uno sfoltimento delle partecipazioni, del resto già avviato da tempo”. Ma la “bomba” pronta e esplodere è ancor più fragorosa. “Non escludiamo – afferma Alemannonuove quotazioni in Borsa mentre per quel che riguarda Acea avvieremo una profonda riflessione sulla nostra presenza maggioritaria”.

La riforma è del resto necessaria: dall’ambiente al trasporto, dal turismo agli investimenti produttivi, dalle fiere agli aeroporti non c’è attività economica o sociale che sfugga al Comune che negli anni – a partire dai governi di centro-sinistra che però sono i primi a criticare i mille tentacoli del Campidoglio – ha dato vita a una rete capillare che può contare complessivamente su 153 partecipazioni dirette o indirette.

Le partecipazioni, croce (a partire dal fardello di debiti) e quasi mai delizia. Esemplari le vicende, denunciate il 9 febbraio 2011 dal procuratore regionale della Corte dei conti, Pasquale Iannantuono, dell’acquisto, per importi ingentissimi, di materiali mai utilizzati da Atac Trambus e Ama (ambiente). I danni accertati dalla Procura regionale per l’Ama superano complessivamente 8 milioni e conseguono alla mancata utilizzazione di costose apparecchiature di lavaggio-cassonetti e mezzi per la raccolta delle deiezioni canine. “Non si ha idea dell’effettiva utilità di siffatte attrezzature – scrive Iannantuonoanche perché, malgrado la spesa abbastanza ingente, né gli abitanti né i turisti che si aggirano per Roma ne hanno sinora tratto un qualche miglioramento in termini di maggiore pulizia delle strade cittadine”.

Molto più elevati i danni accertati per l’acquisto di 74 tram e autobus del tutto o solo parzialmente utilizzati per i ripetuti guasti di origine strutturale o per l’inadeguatezza dei mezzi – tram da 44 metri – rispetto ai binari. Mentre la spesa complessiva è ammontata a circa 130 milioni, i danni accertati superavano i 9 milioni, soprattutto a causa del mancato utilizzo dei jumbo-tram, parcheggiati a Colleferro al costo di 150mila euro all’anno e al mancato uso di circa il 30% dei mezzi acquistati. Scontate le risposte della Giunta Alemanno: “Scelte fatte prima del nostro arrivo”. O ancora: “Tecnologie superate”.

Le ex municipalizzate sono un canale di clientelismo come dimostrano i recenti casi delle assunzioni parentali nell’Azienda di trasporto – afferma Umberto Marroni  – e fonte di enormi sprechi. Vanno ridotte e lasciate solo quelle di rilevanza strategica. A che servono, ad esempio, le Assicurazioni di Roma Mutua?”.Già: a che e a chi serve che la Capitale abbia non solo le Assicurazioni di Roma Mutua ma anche una controllata, Assicurazioni di Roma Vita Spa, ci
oè un gruppo assicurativo che offre preventivi su auto e natanti?

Il modello a cui guardare è allora quello del Gruppo Acea, quotato in Borsa dal ’99, e il cui 51% è nella mani del Comune e che, non a caso dovrebbe essere scorporato dal resto delle partecipate e controllate e allargare la quota di privati. Acea, che ha partecipazioni in 89 società (di cui 13 in liquidazione), ha abbandonato l’Albania, dove aveva costituito Tirana Acque ora in liquidazione, ma è presente oltre che in Honduras anche in Colombia e nella Repubblica Dominicana. Il Gruppo Acea incarna anche il sogno di espansione dentro i confini nazionali: tra acqua, energia e servizi è presente oltre che nel Lazio, in Lombardia, Umbria, Toscana, Campania e Molise (dove però Energy Molise posseduta al 50% è in liquidazione).

In altre parole rappresenta una riedizione, seppur su scala minima e chiave economica, dell’impero romano.

PERSONALE E CONCORSI

Dal 20 febbraio, ordinatamente, migliaia delle 298mila persone che hanno fatto domanda, hanno cominciato a darsi appuntamento al PalaLottomatica per sostenere il concorso che mette a disposizione 1.995 posti nel Comune. In realtà l’attesa di un fiume di gente è andata delusa: moltissimi, sfiduciati in partenza, sono rimasti a casa.

A selezione conclusa gli assunti andranno a completare una dotazione organica che prevede 31.899 dipendenti, oltre a 341 dirigenti. A questi vanno aggiunti quelle delle partecipate o controllate dal Comune. Nessuno sa esattamente quanti siano ma un dato è quasi certo: Atac, Ama, Acea e Risorse per Roma, da sole, ne hanno già 27.684. Serve dunque il concorso? “No” è la risposta di Umberto Marroni, capogruppo del Pd in Campidoglio che però aggiunge: “sarebbe bastato far transitare una parte delle eccedenze assunte a chiamata diretta in questi anni dalla Giunta Alemanno”. Peccato che non sia possibile alla luce dei contratti collettivi. “Per questo – conclude Marronici vorrebbe una legge nazionale valida non solo per Roma ma per tutti i Comuni che negli anni si sono gonfiati a dismisura con le assunzioni nelle ex municipalizzate”.

Pia illusione, come pia illusione è forse quella di ridurre le poltrone nei cda delle partecipate (il Sole 24 Ore ne ha contate 63 di nomina capitolina, alle quali si aggiungono le altre, per una spesa certificata nel 2010 di 5,2 milioni), i compensi del management e quelli che se ne vanno in incarichi esterni e consulenze che, alla luce del numero già cospicuo di persone, sembrerebbero inutili. Il Pd ha calcolato che nel 2011, in contratti a tempo determinato, sono stati spesi 15 milioni. Il Sole-24 Ore – dalla lettura delle schede pubblicate dal Comune nel sito – ha contato complessivamente 689 incarichi esterni solo nel Comune e nei 19 municipi, per una spesa di oltre 1,2 milioni.

Alemanno respinge le accuse di clientelismo al mittente, cioè alla sinistra. “Noi i dirigenti li abbiamo ridotti – dice – e le consulenze non sappiamo neppure cosa siano. Hanno montato un polverone su parentopoli all’Atac e vuol sapere quante sono le assunzioni sospette? Venti. E chiediamo noi per primi che la magistratura non faccia sconti a nessuno. Quanto al concorso basta strumentalizzazioni. Siamo carenti di laureati e personale specializzato, deficit che copriremo con questa selezione, la prima in quattro anni”.

r.galullo@ilsole24ore.com

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