Cari lettori, da ieri sto trattando dell’operazione Cosmos della Dda di Reggio, portata a termine dalla Dia del capoluogo coordinata dal colonnello Gianfranco Ardizzone, che ha portato alla luce le infiltrazioni della cosca Libri nel cantiere del nuovo Palazzo di Giustizia, con una raffinata forma di estorsione ai danni della ditta di Faenza Bentini spa (si vedano però a fondo pagina le novità così come emerse il 4 novembre 2014).*
Il geometra …omissis… era, all’epoca dei fatti, l’assistente di cantiere, una sorta di longa manus e uomo di fiducia del geometra …omissis…, direttore di cantiere dell’impresa Bentini a Reggio Calabria.
Il contenuto delle dichiarazioni rese da questi risulterà, per come si legge nell’ordinanza, nel complesso palesemente adulterato, al punto da far fortemente dubitare in proposito alla liceità dei rapporti intrattenuti con la criminalità locale ed, in particolare, con Edoardo Mangiola*. Tengo a precisare che quel che leggerete in questi post è il racconto di ciò che si legge nelle carte: non c’è commento ma solo descrizione.
Le indicazioni fornite dal …omissis… (che non è assolutamente indagato) aprono uno scenario oltremodo inquietante sul contesto criminale che ha orbitato intorno al nuovo palazzo di giustizia.
Il 14 dicembre 2009 il geometra rende sommarie informazioni all’autorità giudiziaria che gli sottopone una sfilza di foto. Grazie che lo scenario è inquietante: la cosca Libri al completo era di casa intorno al nuovo Palazzo di giustizia. E la cosa straordinaria è che – a parte le autorità giudiziarie – tutti vedevano ma nessuno parlava. Del resto a Reggio Calabria la legge è innanzitutto quella delle cosche.
In primis, il geometra riconosce Filippo Chirico, all’epoca latitante. A riscontro delle ulteriori indicazioni fornite dal geometra, il suo stato di tossicodipendenza era già stato acclarato ai tempi dell’operazione Casco. Ma…omissis… riconosce anche Checco Zindato (omonima cosca), Marco Puntorieri e Demetrio Missineo, anche loro indagati in quell’indagine. E ancora il nuovo gruppo di Edoardo Mangiola*, dal fratello Beniamino, a Claudio Bianchetti e Demetrio Morabito.
Il dato ancor più sorprendente è l’identificazione di tutto il “braccio armato” ufficiale di Pasquale Libri, in pratica “fotografando” la composizione di vertice della cosca di Cannavò, così come era emersa dall’operazione Testamento.
…omissis….aveva infatti precisato di aver conosciuto dietro una tazza di caffè, tramite un dipendente della Bentini spa, Antonello Sinicropi, cioè il nuovo capo locale di Vinco, nonché il defunto delfino di don Mico Libri, Salvatore Tuscano e ancora Riccardo Artuso e Domenico Barbaro, dei quali l’ordinanza richiama le pregresse indagini sull’organizzazione criminale della famiglia Libri.
Alle identificazioni va aggiunta, dato non trascurabile, anche la presenza di Carmelo Murina, soggetto di elevatissima caratura criminale.
NON AVEVANO VISTO NULLA
Ma gli inquirenti non avevano ancora visto nulla. Sapete chi era l’assistente di cantiere dalla data di inizio dei lavori? Nientepopodimenoche il figlio di uno dei fedelissimi di don Domenico Libri, vale a dire Demetrio Sgrò. “In un primo momento ci si era quasi scandalizzati nell’apprendere che un cugino di Edoardo Mangiola fosse stato assunto dalla Bentini e un altro dalla subappaltatrice Bibiani – si legge nell’ordinanza – ma ciò, probabilmente, perché ignari che l’assistente di cantiere fosse il figlio di uno dei fedelissimi del vecchio boss di Cannavò Mico Libri”.
Demetrio Sgrò è infatti un pericolosissimo pluripregiudicato, già condannato con sentenza definitiva, tra l’altro, per associazione per delinquere di stampo mafioso in quanto elemento intraneo alla cosca Libri e fidato favoreggiatore del figlio di Domenico Libri, Antonio.
Il geometra Antonino Sgrò in relazione all’assunzione presso la Bentini, aveva dichiarato: “…sono stato assunto in qualità di geometra di cantiere dalla Bentini spa il 30 maggio 2005 dopo avere presentato un curriculum presso gli uffici del cantiere di Reggio Calabria. Le mie mansioni sono di assistenza a tutti i lavori di una determinata area del cantiere a me assegnata dal direttore di cantiere che all’epoca era il geometra…omissis…, successivamente dopo il suo trasferimento in Algeria che se ben ricordo fu tra i mesi di maggio e giugno del 2008, ho avuto l’incarico temporaneo di sostituirlo dal novembre 2008 sino al mese di maggio 2009 quando è subentrato il geometra…omissis… e io sono tornato nuovamente alle mie vecchie funzioni….”
Insomma, in un contesto dove centinaia di persone facevano file interminabili per sperare in uno “straccio” di contratto a tempo determinato come manovali presso il cantiere del nuovo palazzo di giustizia, gli assunti di primo acchito, con la presentazione di un semplice curriculum, erano stati, guarda caso, il cugino di Edoardo Mangiola e il figlio di Demetrio Sgrò. Questo senza nulla togliere al fatto che le referenze del geometra Sgrò acquisite presso la Bentini dagli inquirenti, provano la sua effettiva consistenza professionale.
Il 10 aprile 2010 Antonino Sgrò viene sentito in Procura.
Alla domanda ”Ha mai invitato personale della Bentini spa presso la propria abitazione o quella di suo padre Demetrio in occasione di cene, pranzi o frittolate?” ecco la risposta: “ Si, ho invitato più volte, presso la mia abitazione e nei locali comuni di mio padre (in quanto abitante nel mio stesso stabile, anche se in diversi appartamenti), colleghi di lavoro dipendenti della Bentini spa. In occasione di cene i commensali erano ospiti presso la mia abitazione, viceversa, in occasione delle “frittolate”, eravamo ospiti presso i locali posti al pian terreno dello stabile in cui abito, di proprietà di mio padre. Quest’ultimo partecipava con noi, unitamente agli altri componenti della famiglia. In queste occasioni hanno partecipato il geometra Liguori con la famiglia, il geometra…omissis…, l’architetto XXX con la moglie, in una occasione era presente l’ingegnere YYYYYYY, il geometra TTTTT con la moglie. Preciso che, in queste occasioni, non ha mai partecipato l’ingegnere ZZZZ”.
P.S. IL DOVERE DI CRONACA OBBLIGA ALL’AGGIORNAMENTO CHE VI PROPONGO SOTTO
AGGIORNAMENTO 4 NOVEMBRE 2014: Non ci fu estorsione alla ditta Bentini, attiva nella costruzione del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria. Il Tribunale di Reggio Calabria, infatti, emettendo la sentenza nell’ambito del procedimento “Cosmos”, ha assolto dal reato di estorsione mafiosa sia Edoardo Mangiola, sia il boss Pasquale Libri. Mangiola, tuttavia, è stato condannato a 15 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso.
ECCO QUANTO SCRIVE IL CORRIERE DELLA CALABRIA ONLINE: È con una sentenza clamorosa che si conclude il processo “Cosmos”, scaturito dall’inchiesta che sembrava aver svelato il regime di estorsioni che il clan Libri avrebbe imposto alla ditta Bentini, impegnata nei lavori per la costruzione del nuovo tribunale di Reggio Calabria. Estorsioni che per il Tribunale presieduto da Matteo Fiorentini in realtà non ci sono. Escono infatti assolti con formula piena dai reati di estorsione e concorrenza illecita sia il boss Pasquale Libri, sia l’imprenditore Edoardo Mangiola, proprietario del bar Senzatempo che per i pm sarebbe stato forzosamente individuato dai vertici della Bentini come mensa aziendale. Ma cade – perché “assorbita” da altre sentenze e procedimenti – l’accusa di associazione mafiosa a carico del boss. Mentre Mangiola per il medesimo reato incassa 15 anni di carcere, uno in più di quanto chiesto dal pm Massimo Baraldo. Per l’ex titolare del bar Senzatempo è stato confermato anche il sequestro del locale.
2 – to be continued (la precedente puntata è stata pubblicata ieri, 21 febbraio)
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