Se certe cose le scrivono –propria sponte – i giornalisti, vengono accusati di diffamare le categorie. Se a metterle nero su bianco è il presidente della Commissione parlamentare antimafia Beppe Pisanu nella proposta di relazione sulla prima fase dei lavori della stessa Commissione con particolare riguardo al condizionamento delle mafie sull'economia, sulla società e sulle istituzioni del Mezzogiorno, magari le cose cambiano (si veda in archivio il post di ieri).
E già, perche Pisanu, – ma in realtà questa proposta sarà, al massimo con ritocchi, fatta propria dall’intera Commissione parlamentare antimafia e dunque si può parlare di un idem sentire collegiale e di una relazione sostanzialmente approvata – con riferimento alla cosiddetta zona grigia scrive che certamente una quota non insignificante di popolazione meridionale partecipa in forme diverse alle attività criminali. Ma quella che più inquieta è la cosiddetta “zona grigia” che spesso la Commissione ha incontrato nelle sue indagini. Ne fanno parte persone generalmente insospettabili e dotate di competenze imprenditoriali, finanziarie, giuridiche, istituzionali e politiche che, nel loro insieme, costituiscono il filtro indispensabile per far passare enormi capitali dall'economia criminale all'economia legale.
“Cito a questo proposito un solo dato – si lancia ben sapendo di cogliere nel giusto Pisanu – e cioè nel 2010 sono state segnalate alla Guardia di Finanza e alla Dia 26.947 operazioni sospette, delle quali ben 4.700 sono poi confluite in procedimenti penali per riciclaggio, usura, estorsione, abusivismo finanziario, frode fiscale eccetera. Però quasi tutte le segnalazioni sono arrivate dal sistema bancario, mentre da operatori non finanziari e liberi professionisti ne sono arrivate solo 223”. La zona grigia è dunque nera e complice: attenzione non sono parole mie ma proprio quelle testuali del presidente della Commissione parlamentare.
Individuare e rompere i legami occulti tra zona grigio-nera e ambienti criminali è uno dei grandi compiti che la Commissione si propone dopo il giro di boia dei prima anni di lavoro. Anche sul piano legislativo. “A questo fine – scrive Pisanu – forse dovremo puntare di più sul reato di "favoreggiamento" specificamente aggravato, superando quei limiti del "concorso esterno in associazione mafiosa" che le statistiche giudiziarie evidenziano impietosamente. Mi riferisco al fatto che fino al 2008 di circa 7.000 indagati a questo titolo, il 60% é stato archiviato, mentre solo l'8% è arrivato a condanna. Mi chiedo, onorevoli colleghi, come sia possibile battere militarmente la mafia se non la si sconfigge contemporaneamente sul terreno dell'economia, delle relazioni sociali, della pubblica amministrazione e della stessa moralità politica. Non si sono mai visti tanti interessi criminali scaricarsi pesantemente, senza neanche il velo della mediazione, sugli enti locali, sulle istituzioni regionali e sulla rappresentanza parlamentare. Gli organi di informazione, le indagini della magistratura, i primi controlli sulla formazione delle liste ci hanno dato in questo senso conferme inequivocabili”.
Un ragionamento che non fa una grinza e che – nel mio piccolo – sottoscrivo.
2 – to be continued (la prima puntata è stata pubblicata ieri 26 gennaio)
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