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Il 6 dicembre- come molti di voi sapranno – la Dda di Napoli ha messo a segno l’ennesimo colpo contro una presunta associazione camorrista nell’operazione “Il Principe e la (scheda) ballerina”. Indagate 73 persone tra le quali imprenditori, funzionari, clan e politici del calibro dell’onorevole Nicola Cosentino per il quale è stato chiesto l’arresto, sospeso in virtù della qualifica parlamentare.
Al centro della vicenda c’è il centro commerciale Il Principe, che avrebbe dovuto essere costruito proprio nella terra di Gomorra. Un centro commerciale che, secondo i pm. sarebbe poi servito per riciclare una parte delle immense fortune dei clan Russo, Schiavone e Bidognetti sia nella realizzazione delle opere necessarie per la costruzione del centro commerciale, sia nella acquisizione della totalità o di parte delle attività commerciali e dei servizi (ristorazione, parcheggi, pulizia eccetera).
Ma da cosa prende il nome questa ennesima operazione della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha lavorato a stretto contatto con la Direzione investigativa antimafia che, ancora ieri, ha sequestrato in questo ambito beni per un valore di 100 milioni in mezza Italia?
Il “Principe” fa riferimento, appunto, al centro commerciale mentre il mistero della scheda ballerina è presto svelato. Alcuni indagati, in concorso e in accordo, reiteratamente e dietro promessa e dazione di somme di denaro oscillanti intorno ai 100 euro, secondo l’accusa hanno acquistato il voto di preferenza nel corso delle elezioni del consiglio comunale del Comune di Casal di Principe del 18 e 19 aprile 2010, in favore di Antonio Corvino, riuscendo in tal modo ad ottenere decine di voti.
Solo per dare un idea ecco cosa dichiara Filomena Cavaliere il 2 aprile 2010 ai magistrati: “Fra le persone da me contattate che poi mi confermarono di avere avuto i 50 euro ricordo quasi tutti i nostri vicini, Rosa “i mosca”, Sisinella la zoccolaia, Annuccia Cavaliere, Anna Barbato detta a bionda e tanti altri. Avrò contattato decine di persone che io avvicinavo dicendo “ te vuò accattà u voto?”.
Il meccanismo attraverso il quale sarebbero stati acquisito molti voti è semplice e geniale al tempo stesso: si sono impossessati di una scheda elettorale vidimata e controfirmata dai componenti del seggio ma non ancora votata, sottraendola dal seggio elettorale e, previo pagamento o promessa di pagamento della somma di denaro, l’hanno consegnata, avendo già espresso il voto di preferenza in favore di Antonio Corvino, a uno degli elettori iscritti nelle liste elettorali del seggio affinché questi, simulando di esprimere il proprio voto all’interno della cabina elettorale la deponesse nell’urna trattenendo contestualmente la scheda elettorale vidimata e controfirmata ma non votata che, all’uscita del seggio elettorale, veniva poi consegnata dall’elettore corrotto a Demetrio Corvino e/o a Salvatore Capasso o a persone a loro riconducibili, in modo che il mercimonio del voto proseguisse, come un’ ininterrotta catena, per decine e decine di volte con le medesime modalità.
In questo modo alteravano con artifici e raggiri i risultati elettorali delle elezioni comunali di Casal di Principe e confezionavano decine di schede elettorali votate con preferenza in favore di Antonio Corvino materialmente false in quanto l’espressione del voto non proveniva, neanche materialmente, dall’elettore che depositava la scheda nell’urna e dunque legittimato, ma da soggetti estranei riconducibili agli indagati .
Peraltro in questo modo, con l’inganno, hanno indotto i componenti del seggio a registrare falsamente sui verbali delle operazioni di voto, che i voti in questioni erano stati espressi da altrettanti elettori iscritti nelle liste della sezione ovvero comunque abilitati a votare nella sezione elettorale in questione mentre il voto era stato espresso da soggetti estranei .
Un fatto – si ricordi – secondo l’accusa commesso per agevolare il clan dei casalesi e in particolare la famiglia camorrista Schiavone che “sponsorizzava” l’elezione di Antonio Corvino per avere un proprio uomo nel consiglio comunale di Casal di Principe.
“La diffusività del fenomeno dei brogli e delle promesse di utilità in cambio del voto – si legge nell’ordinanza firmata dal Gip Egle Pilla – è tale da generare la necessità per i soggetti coinvolti di una suddivisione dei ruoli e di un’organizzazione articolata e stabile per poter concretamente alterare il consenso elettorale e condizionare l’esito delle votazioni. E le attività che sono state poste in essere sono numerose e sofisticate: dalla falsificazione delle schede, alla ‘distribuzione porta a porta’ delle promesse e delle utilità, dal monitoraggio dei registri dell’anagrafe alla acquisizione della prova che il voto era stato espresso secondo le volontà dell’organizzazione. Da qui la corretta contestazione dell’esistenza di vere e proprie associazioni finalizzate all’alterazione del risultato elettorale. E non è un caso che si configurino due associazioni con distinti e contrapposti promotori e partecipi : distinte associazioni per il sostegno delle diverse liste elettorali e dei diversi candidati concorrenti…”.
La Procura evidenzia che per i verbalizzanti risultava che molte delle 103 preferenze del seggio numero 6 sembravano essere state apposte dalla stessa mano, circostanza questa che ben si conciliava con il meccanismo della “scheda ballerina”.
Nel prosieguo delle indagini i magistrati hanno scritto, a esempio, che “risultano, tra l’altro, acquisiti pertinenti e significativi elementi investigativi che facevano ritenere assai plausibile che Fichele Luigi – attraverso lo zio, Petito Francesco alias “o’ mussuto” – avesse non solo comprato i voti, ma, per garantirsi con certezza il risultato elettorale, avesse anche organizzato il broglio elettorale che con espressione colorita i verbalizzanti hanno definito della scheda ballerina, cioè, come si è già spiegato, facevano uscire da un seggio una scheda elettorale in bianco, consegnandola ad un elettore già votata (cioè con la preferenza già inserita), che, poi, l’imbucava nell’urna per poi , a sua volta, portare fuori dal seggio la scheda da votare che gli ha consegnato il presidente e così via fino all’ultimo elettore corrotto”.
Francesco Petito non solo risultava essere rappresentante della lista di Fichele presso il seggio dove si verificavano le anomalie, non solo era indicato con estrema precisione, dal collaboratore di giustizia Salvatore Caterino come colui che proprio il giorno delle elezioni corrompeva sistematicamente gli elettori del seggio in questione, ma emergeva in tale veste da alcune conversazioni.
r.galullo@ilsole24ore.com