La famiglia Tripodo da Bovalino a Fondi e il lasciapassare della ‘ndrangheta ai traffici tra Casalesi e Cosa nostra

AUTOPUBBLICITA’ PRIMA DEL PEZZO: fino al 15 dicembre potrete acquistare in edicola con il Sole-24 Ore al prezzo di 12,90 euro il mio libro: “Vicini di mafia – Storie di società ed economie criminali della porta accanto”.

 

Potevano mancare le cosche di ‘ndrangheta nei traffici tra Casalesi e Cosa nostra sulle rotte centromeridionali dei mercati ortofrutticoli dietro le quali – oltre ai pingui proventi di questa attività – secondo la Dda di Napoli si celavano floridissimi traffici di armi e droga?

La risposta ovviamente è no.

Rimando ai post pubblicati venerdì 18 e 1° dicembre per avere un quadro complessivo e arrivo al dunque: nessuno può passare in Calabria anche solo per respirare se vuole fare affari.

Il 10 agosto 2010 “canta” il collaboratore di giustizia Gianluca Costa, ex autista della società di trasporti “La Paganese”.

Leggete cosa dice. “…omissis… con riferimento alla situazione di Fondi posso dirle che sul finire degli anni ‘90 Pagano Costantino e Carlo Del Vecchio occuparono quel mercato riducendo di molto lo spazio che aveva la famiglia D’Alterio. Questi si rivolsero al loro “protettore Venanzio” che la signoria vostra mi dice di chiamarsi Tripodo. Il Tripodo è un boss calabrese trapianto a Fondi che controlla tutti i viaggi tra Fondi e la Calabria. Il Venanzio fece trovare un accordo fra Pagano e Peppe o marrocchin che si sarebbero divisi da Fondi i viaggi per la Calabria. Contestualmente i rapporti tra i D’Alterio e Pagano Costantino si rinsaldarono anche perché Costantino divenne l’amante di Melissa D’Alterio. Pagano consentì ai D’Alterio di mantenere il monopolio delle rotte verso il nord Italia. In pratica pagano Costantino fagocitò nella sua agenzia i D’Alterio nel senso che era lui ad avere l’ultima parola”.

La veridicità del racconto del pentito Costa sul ruolo di Gaetano Riina, fratello del capo dei capi di Cosa nostra Totò, nell’accordo Casalesi-Cosa Nostra trova conferma in un altro passaggi in cui ci sono ancora di mezzo i Tripodo. Il 10 gennaio 2008, attraverso l’ascolto dell’utenza telefonica 328.82xxxx in uso a Venanzio Tripodo Venanzio venivano intercettate alcune conversazioni dalle quali si apprendeva dell’imminente arrivo in Calabria di alcuni personaggi siciliani.

La polizia giudiziaria predispose un servizio di controllo nelle immediate vicinanze degli arrivi dei traghetti dalla Sicilia e individuata la vettura segnalata, identificarono gli occupanti: Antonio Sfraga, suo figlio Giovanbattista e Gaetano Riina, pregiudicato per associazione mafiosa ed altro.

La presenza di Gaetano Riina all’incontro con Antonino Venanzio Tripodo confermava l’esistenza del legame, storicamente consolidato, fra la famiglia Tripodo e la famiglia Riina.

Negli anni ’70 il padre di Venanzio, il noto “Don Mico” Tripodo, ai vertici della ‘ndrangheta, era stato testimone di nozze proprio di Totò Riina ma il dato di maggiori interesse stava proprio nell’incontro fra Tripodo e Sfraga.

Tripodo non era un mafioso qualsiasi. Non solo per le sue ascendenze ma perché fino al 2009, epoca del suo ultimo arresto era, per il profilo commerciale, il referente mafioso che controllava l’accesso sul mercato ortofrutticolo di Fondi .

Anzi, può affermarsi, scrivono i pm, che la mafiosità di Tripodo si esplicava proprio in relazione alla sua veste di “regolatore” del commercio presso il Mercato ortofrutticolo di Fondi (Latina). Laddove, sullo stesso mercato, nel settore del trasporto, analogo potere veniva esercitato da Pagano.

Tenuto conto del fatto che Sfraga esercitava la sua attività imprenditoriale proprio nel settore del commercio dell’ortofrutta, appare ovvio che l’incontro a tre – Sfraga-Tripodo-Riina – di cui i servizi di osservazione davano conto non poteva che avere ad oggetto questioni relative a quel commercio. Insomma Sfraga era lì non certo per ragioni di vecchia amicizia, ma perché Tripodo era uomo che operava n
el suo stesso settore. Insomma un incontro di affari.

In tale contesto la presenza di Gaetano Riina (formalmente estraneo al settore dell’ortofrutta ) non poteva che avere un’unica funzione: ancora una volta quella di garanzia.

In sostanza proprio questa circostanza – oggettiva e certa –  assolutamente omogenea – anche se riferibile a soggetti, in parte, diversi – rispetto a quella descritta dal pentito Costa, rende secondo la Procura distrettuale antimafia di Napoli assolutamente verosimile e attendibile il racconto del collaboratore di giustizia: quando Sfraga doveva stringere accordi o, comunque, incontrarsi con esponenti di rilievo di altre organizzazioni mafiose operanti  proprio nel comparto economico dell’ortofrutta, come i Tripodo, faceva partecipare agli incontri il suo garante mafioso: Gaetano Riina.

A presto con una nuova puntata

r.galullo@ilsole24ore.com

3- to be continued (le precedenti puntate sono state pubblicate venerdì 18 novembre e 1° dicembre)