In Calabria la politica è ricchissima ma i politici sono poverissimi, è corrotta ma i politici sono santi

Cari amici vi auguro una buona lettura della mia inchiesta che ieri è stata pubblicata sul Sole-24 Ore. Si trattava della settima puntata sui “Conti delle Regioni”. Ho provveduto ad arricchirla di materiale che era rimasto fuori dall’inchiesta (in Calabria il materiale è sempre sovrabbondante) e ad aggiornarla alla luce di quanto è successo ieri a Reggio Calabria il cui Comune è stato travolto dall’ennesima bufera. Buona lettura.

 

Combinazione tra scienza e magia, storia e leggenda, il fenomeno della fata Morgana sullo Stretto di Sicilia fa apparire reale quel che è miraggio. Sarà magari per questo che il modello del Comune di Reggio Calabria è apparso per anni quel modello virtuoso che forse non era.

A tentare di provarlo è la Procura della Repubblica che ha scoperto un buco di 170 milioni e ricchi incarichi come se piovesse. Dopo la morte del megadirigente al bilancio comunale Orsola Fallara, deceduta il 19 dicembre 2010 con uno strascico di dubbi sul suo suicidio, la Procura di Reggio ha messo tre pm a leggere i bilanci e ha poi iscritto nel registro degli indagati anche l’ex sindaco e attuale Governatore della Regione, Giuseppe Scopelliti. Smontare l’accusa di falso in atto pubblico – Scopelliti ha sempre separato la gestione amministrativa dall’indirizzo politico e si dichiara comunque del tutto estraneo alle vicende – sarà un gioco da ragazzi da gustare su un piatto d’argento.

Beata l’opposizione che si diverte: il capoluogo è tappezzato di manifesti targati Pd con un uomo in mutande. Sotto la scritta “Modello Scopelliti”. Il Pdl ha risposto con altri manifesti: “450 milioni di finanziamenti straordinari a Reggio in 18 mesi di governo regionale”. Una guerra di carta mentre la cupola massonico-politica combatte quella vera arraffando anche le briciole.

Il modello-Reggio – a dispetto dei circa 200 milioni non spesi del decreto Reggio che rappresentano un forziere da violare per le cosche De Stefano, Tegano-Condello e Libri – al governo regionale sembra una storia già vista. “La situazione dei conti è molto seria – spiega Demetrio Naccari Carlizzi, esponente di punta del Pd nazionale ed ex assessore regionale al bilancio – e nella relazione tecnica di accompagnamento ai bilanci annuale e pluriennale, lo stesso Dipartimento Bilancio e patrimonio ha evidenziato la necessità di contenere le spese per evitare il dissesto finanziario”. Scopelliti, contattato nove volte al suo ritorno dagli Usa per replicare a queste e altre critiche, non ha voluto rispondere.

Ogni Governatore aggiunge i propri tasselli. Scopelliti, politico dai tempi della scuola e di mestiere “editorialista” cosi come si legge sul suo curriculum ufficiale, eletto Governatore il 29 marzo 2010 e cassaforte di voti per il Pdl, ha piazzato nelle caselle chiave dell’amministrazione regionale molti dirigenti del modello-Reggio.

Franco Zoccali è il direttore generale della Presidenza, Saverio Putortì è quello all’Urbanistica, Umberto Nucara è a capo del personale, Carmelo Stracuzzi, ex capo dei revisori del Comune di Reggio è stato premiato con la direzione generale dell’Agenzia per lo sviluppo dell’agricoltura. Bruno Labate è l’ex dirigente alla delegazione romana della Regione: il 28 ottobre la Procura gli ha sequestrato preventivamente beni e conti correnti ed è indagato per truffa e peculato. Altri dirigenti Scopelliti li ha lasciati a Demetrio Arena, attuale sindaco di Reggio, mentre ha messo in posti chiave della politica gli amici di sempre (o ex ai quali non si può dire di no), a cominciare dal sottosegretario regionale alle Riforme Alberto Sarra. In Giunta i problemi non mancano: un assessore, Antonio Caridi alle Attività produttive, compare in una nota della Dda di Genova consegnata il mese scorso alla Commissione parlamentare antimafia.

Sul modello Reggio vale la pena di aprire una parentesi alla luce di quanto è successo ieri, giorno in cui la cosca Crucitti è stata colpita da un’indagine della Procura della Repubblica. La cosa straordinaria è che un fedelissimo di Scopelliti, l’attuale assessore-chiave ai Lavori pubblici Pasquale Morisani, viene citato all’interno dell’indagine per le sue frequentazioni diciamo così di dubbio gusto. L’assessore non è indagato. La riflessione che sorge spontanea – anche alla luce delle recenti sentenze su altri politici coinvolti in inchieste pesantissime dalle quali sono usciti puliti come ad esempio Marcello Dell’Utri che secondo la Corte d’appello di Milano mobilitò mafiosi ma mancano le prove e dunque il fatto non sussiste – è che la politica si macchia ma i politici sono vergini e santi. Un capolavoro. Anzi due.

 

UN’ INDUSTRIA RICCA

 

Qui la politica è l’unica industria che produce. Per gli apparati e per quelli che riescono a prendere anche una sola briciola. Senza guardare al colore politico che in Calabria è un’invenzione. A lanciarsi sul tavolo è un esercito di affamati.

Tutti vogliono diventare politici: alle ultime elezioni regionali si sono presentati in 650. La grande torta è certificata dai numeri.

Anche quest’anno il consiglio regionale costerà almeno 79 milioni ma il fabbisogno stimato è di 84. L’onere supera abbondantemente quello per l’intero personale regionale di ruolo (2.323 persone di cui 1.920 della Regione più 403 del consiglio, senza contare gli enti strumentali) che è di 70 milioni.

Per le indennità di carica – ha calcolato l’opposizione del Pd con dati aggiornati al 2009 ma pressoché stabili nel biennio successivo – se ne sono andati circa 18,6 milioni. Le Marche – regione paragonabile per numero di abitanti con la Calabria che ne ha di più ma moltissimi sono quelli che vivono fuori regione – ne ha spesi 10,7. Per rappresentanze, cerimoniali e promozioni sono stati spesi 900mila euro che per le Marche diventano 40mila. Il personale del consiglio è costato 34 milioni, nelle Marche tre. Solo per indennità contributi e missioni 10,6 milioni oltre ai 12,3 delle strutture speciali. Per pubblicità e convegni la Regione ha speso 3,1 milioni; le Marche 515mila euro.

Un consigliere regionale ogni mese guadagna 3 .940,25 euro netti con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei benefit: tra le regioni a statuto ordinario è il guadagno più alto dopo Puglia e Liguria.

Se al costo del consiglio si aggiunge quello della Giunta la torta diventa imperiosa. La Regione quest’anno costerà 32,2 milioni (ma il fabbisogno teorico è di 40). Le sole strutture dei dipartimenti e degli assessorati costeranno quest’anno 6,6 milioni ma il fabbisogno è di 7,8.

I conti del bilancio autonomo che sono di 9,4 miliardi, assorbiti per il 45,7% dalla Sanità (commissariata) e da spese incomprimibili, evidenziano un altro paradosso per il personale: la spesa per gli ex precari ormai stabilizzati (tra i quali migliaia di forestali) grava per 294 milioni mentre tutti
gli altri (di ruolo, consorzi agrari, Ato e via di questo passo) per 117,5, vale a dire meno della metà.

Se la politica è ricca i politici sembrano poveri.

Il consigliere Santi Zappalà, condannato il 16 giugno in primo grado a 4 anni di reclusione per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose (secondo l’accusa avrebbe chiesto voti alla cosca Pelle di San Luca) e supporter di Scopelliti, per lo stesso anno dichiarava – come tutti gli altri giurando sul proprio onore – 71.568 euro, 9 fabbricati, zero partecipazioni e neppure un automobile. Il 17 ottobre Gdf e Ros di Reggio gli hanno sequestrato contante, titoli e assicurazioni, per 7,5 milioni.

I miraggi in riva allo Stretto non finiscono mai. Prendete la spesa dei fondi strutturali 2007/2013. Il 22 agosto la Ue ha scritto una lettera con la quale ha comunicato al Governo nazionale e a quello regionale “gravi inefficienze nella spesa e nel controllo che inficiano l’affidabilità della procedure di certificazione dei pagamenti”. Morale: due mesi di tempo per rispondere ai rilievi altrimenti la Ue avrebbe avuto mano libera “nel sospendere i pagamenti intermedi”. I due mesi sono trascorsi, il 13 ottobre c’è stata una nuova relazione regionale sullo stato di attuazione del Por Calabria e quattro giorni dopo, il 17 ottobre, maggioranza e opposizione si sono scannate in Consiglio su chi e se avesse responsabilità.

La spesa della Regione è fatta così: la realtà sembra confondersi con il miraggio in ogni piega o atto scritto o da scrivere. Magari è vero ma forse non lo è. L’assessore al Bilancio Giacomo Mancini ha gridato vittoria di fronte ai rating finanziari del 5 ottobre. “E’ per noi motivo di soddisfazione che le agenzie Moody's e Fitch – ha dettato alla stampa – abbiano rappresentato in maniera positiva la situazione finanziaria della Regione Calabria in confronto a quella di altre Regioni”. Peccato, ribatte Naccari Carlizziche Moody’s abbia retrocesso la Regione Calabria da emittente di qualità medio-alta a media e Fitch si fosse espressa sei mesi prima con un outlook stabile ma con prospettive negative”.

La teoria della relatività da queste parti è legge: il 12 agosto, dopo la retrocessione delle agenzie di rating dei conti della Provincia di Treviso, l’assessore trevigiano al Bilancio Noemi Zanetti dichiarò: “Siamo come la Calabria” e Mancini non trovò di meglio che maledire “i luoghi comuni contro la Calabria che sono come quelli contro le donne che fanno politica: tutti falsi. Naturalmente, poi, come dimostra l’assessore Zanetti c’è sempre un’eccezione”.

Fine dei giochi con offesa finale.

 

SANITA’ E RIFIUTI

 

La vera partita infrastrutturale sono i nuovi ospedali di Vibo Valenza, Gioia Tauro, Sibari e Catanzaro. Una spesa tra 16 e 20 milioni. Altro che rilancio del Porto di Gioia Tauro, che raccoglie dal Governo solo briciole e che la Regione lascia ormai al proprio destino, nonostante le smentite.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha respinto al mittente la convenzione siglata tra le Regioni Calabria e Lombardia, che affida a "Infrastrutture Lombarde" il controllo sulle procedure di realizzazione. Il 6 settembre 2011 il presidente Antonio Catricalà ha osservato che “l’affidamento diretto nella forma in-house a “Il spa”, di servizi non qualificabili come strumentali (in quanto non rivolti alla Regione Lombardia) …costituisce condotta idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali che dovrebbero governare l’affidamento di servizi pubblici…».

La stessa autorità garante auspica «una revisione delle modalità di affidamento dei servizi di supporto, di project & construction management e di alta sorveglianza in relazione agli interventi di realizzazione dei presidi ospedalieri calabresi». La convenzione, ha denunciato Mimma Iannello della Cgil sanità, costerebbe alle casse disastrate della sanità calabrese il 2,7% sul costo complessivo dei lavori di realizzazione degli ospedali, compresi gli oneri per la sicurezza e i costi per attrezzature e arredi. La Procura di Catanzaro ha aperto un fascicolo mentre nessuno capisce per quale motivo la Stazione unica appaltante resti fuori dalla partita.

La sanità, che assorbe 4,3 miliardi del bilancio 2011, continua a rappresentare una grande tentazione. Intorno al desco i convitati di pietra – come testimoniano le inchieste ancora aperte – sono sempre le cosche. Ogni provincia ha un comitato della spesa dai contorni non sempre chiarissimi.

Ne sa qualcosa l’ex generale della Gdf Luciano Pezzi, che il ministero dell’Economia ha veicolato verso il compito di sub commissario per l’attuazione del piano di rientro, quotidianamente alle prese con mille pressioni e forse proprio per questo dimissionario.

Il problema non è solo il contenimento, ma soprattutto la qualità della spesa. Prendete l’ambiente. Dopo 13 anni dall’istituzione del Commissariato straordinario per l’emergenza rifiuti, non è stato realizzato nessuno degli obiettivi previsti dai piani regionali per i rifiuti. Lo ha certificato il 23 giugno di quest’anno la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, con una relazione di 200 pagine. Non sono dunque bastati 5 Governatori di ogni colore politico e 6 commissari delegati per superare la frammentazione delle gestioni e giungere ad un ciclo integrato. L’obiettivo non era impossibile da realizzare, alla luce del fatto che la regione produce annualmente poco più di 915 mila tonnellate di rifiuti, a fronte di una popolazione di due milioni di abitanti. Nel frattempo è stato bruciato un miliardo tra politica e cosche mentre un giorno sì e uno pure la Regione si interroga su come risolvere il problema.

r.galullo@ilsole24ore.com

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p.p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.08 circa. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.