Cari lettori nei giorni scorsi ho raccontato sul Sole-24 Ore e su questo blog (si vedano i post del 14 e 15 ottobre oltre che del 14 e 15 maggio) che la Commissione parlamentare vuole vederci chiaro sull’omicidio di Francesco Fortugno.
Mentre si sono appena concluse a Locri le commemorazioni in memoria dell’ex vicepresidente del consiglio regionale ucciso il 16 ottobre 2005, si scopre che la Procura della Repubblica di Reggio Calabria – con una lettera di accompagnamento n. protocollo 1848 del 20 giugno, firmata da Giuseppe Pignatone e protocollata poi dalla Commissione antimafia con il n. 5462 il 1° luglio 2011 – ha dato una risposta interlocutoria alla stessa Commissione parlamentare antimafia, che l’aveva sollecitata. Proprio per l’interlocutorietà della lettera i membri della Commissione parlamentare antimafia Luigi De Sena e Luigi Li Gotti hanno fatto pressione sulla Procura della Repubblica di Reggio affinchè ci fosse una risposta definitiva e più precisa.
La lettera di accompagnamento presenta la mini-relazione svolta dal pm Marco Colamonici il 16 giugno, che comincia con una frase che alimenta, anziché dissipare, i dubbi sulla mancata presentazione dell’informativa della Squadra mobile di Reggio del 2 dicembre 2005 nel corso del processo-Fortugno.
Scrive infatti Colamonici: “…anche prima della pubblicazione sugli organi di stampa”, l’informativa “era stata già depositata agli atti del processo Testamento”.
Già, però perché solo in quel processo? E perché ci sono voluti questo umile e irriverente blog (che ha dato in esclusiva i contenuti della informativa, nelle mie mani per mano anonima), il Fatto Quotidiano e l’approfondimento del Corriere della Calabria per far riaccendere i riflettori su questa informativa che altrimenti sarebbe stata lettera morta in un altro processo? Forse perché era inizialmente coperta da segreto istruttorio? Ma dal 2007 non lo era più e dunque….
Colamonici scrive che:”…..l’immediata e più approfondita analisi del contenuto complessivo dell’intercettazione, non limitata alle sole parti inizialmente evidenziate estrapolandole dal contesto generale della conversazione, rilevava di fatto l’inutilizzabilità del dato investigativo, per l’estrema genericità delle espressioni, per la difficoltà di dare un senso compiuto alle stesse, per l’assoluta carenza di elementi dai quali desumere l’effettivo argomento in discussione tra i conversanti e la reale identità dei soggetti cui gli stessi facevano riferimento: il tutto dovuto anche alla assai scadente qualità dell’audio”.
Il seguito del ragionamento nella scaletta di Colaminici fa giungere a una conclusione: il pentimento di Bruno Piccolo (il 6 dicembre 2005) e quello successivo di Domenico Novella (23 marzo 2006) indirizzarono le indagini su in fronte che portò ad abbandonare la pista contenuta nell’informativa (l’attenzione delle cosche Libri e De Stefano).
L’8 marzo 2007, però, il perito Guzzo esamina alcune intercettazioni ambientali e telefoniche e , tra questie, proprio quella a cui fa riferimento l’informativa della Squadra mobile che ora torna d’attualità.
Il 28 maggio 2007 il perito deposita l’elaborato, dà atto della difficoltà di decifrazione dell’audio – definito testualmente “ai limiti delle possibilità umane per la loro comprensione” – e scrive che dopo l’attività di filtraggio e rielaborazione dell’audio, si giunge alla conclusione che quanto trascritto dalla polizia giudiziaria nel 2005 diverge in più punti da quanto sbobinato con le nuove tecniche nel 2007.
“La trascrizione in parola – scrive nella sua ricostruzione Colaminici – non veniva utilizzata ai fini della richiesta di rinvio a giudizio né nel successivo processo sia in quanto priva di idonea efficacia probatoria per quanto già evidenziato, comunque in conferente rispetto alla posizione dei soggetti tratti a giudizio e comunque coperta da segreto istruttorio sino al 27 luglio 2007, data di esecuzione del ordinanza di custodia cautelare cd. Testamento, da cui era stata originariamente acquisita. Peraltro va anche aggiunto che l’intercettazione ambientale presso l’abitazione di Domenico Libri continuava per lungo tempo durante e dopo la perpetrazione dell’omicidio Fortugno fornendo numerosi elementi investigativi poi utilizzati nel procedimento originario cd Testamento: al contrario, rispetto alla vicenda omicidi aria, nonostante la protrazione dell’attività d’intercettazione da parte dello stesso organo di polizia giudiziaria titolare delle indagini sull’omicidio, nessuna ulteriore conversazione ivi intercettata veniva segnalata, neppure come astrattamente rilevante per le indagini in corso”.
Ed ecco il gran finale – sottoscritto poi anche da Pignatone – che apre la porta a nuove indagini. “In ogni caso – si legge nella relazione di Colamonici – si è reputato opportuno trasmettere nuovamente il supporto audio alla polizia giudiziaria al fine di verificare la possibilità di una trascrizione della conversazione dal contenuto più intellegibile, anche mediante l’utilizzo di apparecchiature di filtraggio dell’audio più evolute rispetto a quelle in uso all’epoca dei fatti”.
Quello che non dice Colamonici lo dice Pignatone nella lettera di accompagnamento, ossia che “…è stato richiesto alla Squadra mobile di Reggio Calabria un’ulteriore attività investigativa su tutte le persone e i fatti che emergono o emergeranno dalla conversazione in esame”.
Dunque la partita non è chiusa e a breve – almeno secondo quanto ha detto poche ore fa il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso si saprà qualcosa di più. «Bisogna avere pazienza – ha riportato l’Ansa – e tra qualche giorno si saprà se quella intercettazione è legata al caso Fortugno».
Questo umile e irriverente blog è in grado di anticipare che le prime indicazioni che poche ore fa circolavano in Procura escludevano che il Fortugno del quale si potesse ipotizzare l’omicidio secondo la ricostruzione della Questura di Reggio nel 2005 fosse l’ex vice presidente del consiglio regionale ma un non meglio impiegato comunale di Reggio Calabria. Sarà così? Mah….
Chi vivrà vedrà….
r.galullo@ilsole24ore.com
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